Il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio ha respinto il ricorso del Comune di San Felice sul Panaro (MO) contro un provvedimento del GSE che rideterminava la tariffa incentivante – nell’ambito del Quarto Conto Energia – con passaggio da quella richiesta per gli impianti di potenza inferiore a 1 MW (0,285 €/kWh) a quella spettante alla fascia compresa fra 1 MW e 5 MW (0,256 €/kWh).
La pronuncia del tribunale arriva con la sentenza 14284/2025 del 18 luglio. Il Collegio ha determinato che l’amministrazione ha volutamente attuato un “artato frazionamento” di tre lotti facenti capo allo stesso progetto, da 2,99 MW complessivi, realizzando un’artificiosa suddivisione al fine di ottenere un incentivo maggiore.
Il Comune di San Felice, in sede di ricorso, lamentava inoltre che il provvedimento impugnato si fonda su una “petizione di principio del GSE in ordine all’intento elusivo dell’iniziativa” errata in quanto il Gestore non avrebbe il potere di valutare la natura elusiva delle operazioni compiute.
Il Collegio ha reputato infondato il ricorso ritenendo, in primo luogo, che non è precluso al GSE esaminare modifiche catastali antecedenti alla data di entrata in esercizio. Inoltre, nel caso di specie, la sentenza evidenzia che “la modifica catastale non è comunque retta da una funzione autonoma ma è meramente funzionale a richiedere e ottenere una tariffa incentivante maggiore di quella che spetterebbe sommando correttamente la potenza dei tre impianti, in realtà senz’altro riferibili ad un’unica iniziativa imprenditoriale”.
Oltre dieci anni dopo dall’ottenimento della tariffa, dunque, il Comune dovrà restituire parte della tariffa incentivante ottenuta a meno di ribaltamento del giudizio in sede del Consiglio di Stato. Il sindaco di San Felice sul Panaro, Michele Goldoni, ha già annunciato la volontà dell’amministrazione di presentare un nuovo ricorso.
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