Un articolo del 2021 pubblicato sulla rivista scientifica Sustainability (Toledo e Scognamiglio, 2021) evidenzia come i sistemi agrivoltaici richiedano un approccio di progettazione sistemica, basato sia sulla multi-disciplinarietà, intesa come integrazione di diverse competenze professionali, sia sulla trans-disciplinarietà, che prevede il coinvolgimento delle comunità locali.
Negli ultimi anni, la progettazione di sistemi agrivoltaici ha progressivamente favorito la collaborazione tra figure con competenze diverse, superando la tradizionale impostazione dell’industria elettrica affidata prevalentemente a figure di ingegneri elettrici, e si è evidenziata la necessità di un confronto aperto con le realtà locali, in particolare con l’imprenditoria agricola, favorendo un’integrazione equilibrata tra innovazione tecnologica e conoscenza locale.
Molte aziende e società di sviluppo di progetti in Italia si sono attivate per promuovere maggiore multi-disciplinarietà nel proprio organico, ma quante hanno compreso adeguatamente la necessità di una trans-disciplinarietà nei progetti agrivoltaici, ovvero di coinvolgere in modo efficace le comunità locali nella progettazione e in che modo?
Il coinvolgimento delle comunità locali sin dalle prime fasi è fondamentale poiché un sistema agrivoltaico deve integrarsi con gli agricoltori, con le pratiche e le conoscenze agricole del territorio e diventare parte delle filiere produttive. Dopo lo screening iniziale dell’idoneità dell’area e la verifica dell’assenza di vincoli, risulta quindi importante avviare un percorso di dialogo con il contesto socio-economico e culturale, per comprendere il funzionamento dell’agricoltura locale, le filiere esistenti, i sistemi agro-ambientali, la governance delle risorse naturali e del paesaggio, nonché per conoscere gli imprenditori agricoli, le loro esperienze e le loro prospettive future.
Questo processo può avvenire solo attraverso l’incontro e il confronto diretto con le persone, in un approccio garbato verso il territorio e con l’obiettivo di valorizzarne le specificità. In questo modo l’agrivoltaico non solo contribuisce alla decarbonizzazione, ma può generare benefici concreti e duraturi a livello locale.
Da più di tre anni mi occupo dell’integrazione dei sistemi agrivoltaici nel paesaggio nella consulenza professionale, e fin da subito si è reso evidente che non vi è integrazione senza un ascolto attento alla comunità locale e alle loro conoscenze. Quante volte purtroppo mi sono dovuto confrontare con sviluppatori di progetti che in fase di progetto definitivo mi dicevano di non avere ancora avuto contatto con chi il paesaggio lo vive e lo coltiva quotidianamente, ma per fortuna le cose stanno cambiando.
Parallelamente ho avuto l’opportunità di approfondire un approccio attento al territorio accompagnando sovente Enrico Forcucci di Starlight, azienda nota per il suo approccio etico a livello internazionale, in esplorazioni garbate attraverso le comunità rurali, nel corso di due anni di ricerca presso l’Università di Firenze, dipartimento di architettura. La ricerca è stata finanziata da Starlight stessa e con la supervisione di Enea era finalizzata a mettere a punto un percorso metodologico per integrare i sistemi agrivoltaici nel paesaggio.
Nella ricerca è stato sviluppato e sperimentato un modello di laboratorio di comunità per l’agrivoltaico, ispirato a metodi consolidati in letteratura scientifica a cavallo tra le scienze sociali e l’architettura del paesaggio. Il laboratorio si articolava in due momenti principali: una prima fase di passeggiata nel contesto locale, pensata per favorire la condivisione e la ricognizione dei valori del paesaggio da parte dei partecipanti, e una seconda fase dedicata alla mappatura di quest’ultimi e alla co-progettazione del sistema agrivoltaico: intesa come l’elaborazione condivisa di principi progettuali utili a integrare i sistemi agrivoltaici nelle pratiche agricole e nel paesaggio locale.
La sperimentazione condotta a novembre 2024 a Torviscosa (UD), su un caso concreto di progetto agrivoltaico, ha mostrato un interesse positivo verso questa tecnologia, a condizione che sia accompagnata da una comunicazione chiara alla popolazione sulle differenze rispetto al fotovoltaico tradizionale a terra.
I gruppi invitati a partecipare erano eterogenei e rappresentativi del territorio: imprenditori agricoli, associazioni di categoria, ONG nazionali e locali impegnate nella tutela e valorizzazione del paesaggio, studenti e docenti delle scuole superiori, narratori di comunità, esperti come storici, archeologi, agronomi e botanici, oltre a tecnici delle amministrazioni locali e regionali, rappresentanti del Ministero della Cultura e amministratori pubblici.
L’obiettivo era sviluppare linguaggi condivisi e comprensibili, in grado di favorire il coinvolgimento degli attori locali nel progetto agrivoltaico e di rafforzarne l’accettazione. L’esperienza ha confermato questo risultato.
Un ulteriore obiettivo era fornire ai decisori criteri di valutazione riconosciuti e legittimati dalla comunità. Anche in questo caso il laboratorio ha dato esiti positivi: l’amministrazione comunale di Torviscosa ha riconosciuto il valore del processo, sottolineando come il coinvolgimento della comunità fin dalle prime fasi offra elementi fondamentali per valutare in modo più completo e consapevole un progetto.
Ad esempio una strategia discussa e condivisa tra tutti i partecipanti è che i sistemi agrivoltaici su seminativi a rotazione potrebbero sostenere gli imprenditori agricoli locali economicamente e facilitando la sostenibilità delle pratiche colturali come ad esempio il risparmio idrico e lo sviluppo di habitat naturale. Ciò aiuterebbe gli imprenditori nell’evitare la conversione massiccia dei seminativi tradizionali verso la coltura del pioppo più redditizia come sta già avvenendo con conseguente modifica del paesaggio in tanta parte della bassa pianura friulana. Questo in particolare è stato sostenuto dagli imprenditori agricoli e dai consorzi di produttori locali, coinvolti in filiere regionali, tutti interessati ad avere sistemi agrivoltaici nei loro terreni con sorpresa di alcuni degli attori politici presenti.
Anche la ricerca internazionale sta muovendo passi in questo senso, ad esempio il progetto Horizon Europe Symbiosyst, vede coinvolti in Italia l’Eurac, l’Enea, ETA-Florence, il centro di ricerca Laimburg e l’Associazione degli Agricoltori Sudtirolesi SBB nel testare metodologie e approcci per coinvolgere le comunità regionali e locali nella co-progettazione dei sistemi agrivoltaici. Nel caso specifico Symbiosyst ha costruito con il partner EF-Solare e Laimburg un sistema agrivoltaico dimostratore su coltivazione di mele ad Ora-Auer (BZ). Il laboratorio di comunità organizzato nel giugno di quest’anno ed in linea con quello sperimentato da Starlight con l’Università di Firenze e l’Enea ha beneficiato della possibilità per i cittadini non solo di vedere un impianto costruito nel loro territorio, ma grazie alla passeggiata di capire il contesto paesaggistico in cui si inserisce. Ad esempio Elizabeth Ladinser, presidentessa della Federazione Ambientalisti Alto Adige, così come Sabine di Silvio, Presidentessa di Italia Nostra Alto Adige, alle quali molto spesso viene chiesto di prendere posizioni in merito, si sono dette molto contente del laboratorio, perché hanno potuto conoscere da vicino l’agrivoltaico e ragionare sulla sua integrazione nel paesaggio della Bassa Atesina.
La domanda dello sviluppatore che legge questo articolo sarà senz’altro il tempo e i costi necessari a gestire un percorso di dialogo con la comunità. Lo stesso Enrico Forcucci di Starlight ci rassicura che l’investimento iniziale viene ampiamente ripagato: se nelle prime fasi richiede più impegno, un progetto sviluppato insieme alla comunità, agli amministratori e ai portatori di interesse locali e regionali, oltre a garantire maggiore condivisione, consente di ridurre i tempi complessivi dell’iter autorizzativo, compensando e spesso superando il tempo dedicato prima.
Il paesaggio rappresenta un elemento centrale nel rapporto con le comunità, poiché è attraverso di esso che si vive concretamente la transizione energetica. I cittadini sperimentano la presenza dei moduli fotovoltaici nel paesaggio in cui abitano, lavorano e trascorrono il tempo libero.
Il tema del paesaggio non può essere ridotto a una semplice verifica della visibilità o meno di un sistema agrivoltaico: esso è lo spazio in cui si riflettono le trasformazioni tecnologiche e diventa il luogo privilegiato di confronto. Per questo motivo va affrontato insieme alla comunità locale, valorizzando le sue aspirazioni e quelle degli imprenditori agricoli che quotidianamente lo curano e lo mantengono.
È auspicabile che in futuro il coinvolgimento delle comunità nei processi di progettazione possa avere un ruolo sempre più rilevante anche nell’iter di approvazione dei progetti, diventando uno strumento riconosciuto e vantaggioso per tutti gli attori coinvolti e, in questa prospettiva, ETA-Florence proseguirà il proprio impegno: insieme ai partner del progetto Symbiosyst organizzerà un nuovo laboratorio in Catalogna, Spagna, nel novembre 2025, inoltre lavorerà con Starlight nell’organizzazione di laboratori di comunità in Italia e all’estero, in paesi come il Regno Unito ed il Canda, dove invece questi sono richiesti per legge.
La partecipazione delle comunità e la qualità progettuale saranno inoltre al centro del dibattito in una Conferenza per l’Agrivoltaico, che ETA-Florence promuoverà a Firenze nel novembre 2025.
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