Meno burocrazia, più rinnovabili, reti resilienti: i temi dagli Stati generali dell’Energia di FI

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Per una maggiore diffusione delle rinnovabili che sia sicura, stabile ed economicamente sostenibile servono investimenti sulle reti, maggiore ricorso ai PPA e un quadro autorizzativo più chiaro con sussidi a supporto del sistema. Sono i principali bisogni emersi dagli interventi dei relatori agli “Stati generali dell’Energia” organizzati da Forza Italia ieri, a Roma, presso la Camera dei Deputati.

Prima sessione 

Paolo Arrigoni, presidente del GSE, ha rilevato che a fine giugno gli impianti rinnovabili hanno raggiunto i due milioni. “La tecnologia trainante è il fotovoltaico che rappresenta oltre il 99% degli impianti e, con una capacità installata di 40 GW che costituisce oltre il 50% della capacità rinnovabile installata, dice che è in atto un’accelerazione del paradigma che vede sempre di più un sistema di generazione elettrica distribuita e la comparsa di prosumer che sono oltre un milione”, ha evidenziato.

Nessun dubbio per il presidente del GSE sul fatto che “il target al 2030 di 131 GW sarà raggiunto”, il problema è come. La capacità delle rinnovabili, ad oggi, “è intorno ai 78-79 GW” e supera quella del termoelettrico. “Bisogna però distinguere capacità ed energia che quella potenza è in grado di produrre. Il fotovoltaico funziona 1.100/1.400 ore l’anno con un capacity factor del 12-16%, una turbogas in teoria abbiamo un capacità del 68% ma oggi è meno del 60-50%”, ha detto Arrigoni.

Federico Boschi, capo dipartimento Energia del Mase, in merito alla sfida di equilibrare decarbonizzazione e competitività, ha ricordato l’importanza di coniugare molteplici esigenze che richiede di sacrificare qualcosa. “È inconcepibile avere uno schema di supporto prodotto oggi e vederlo realizzato dopo due anni e mezzo. Ci sono dei ritardi che in una situazione così urgente non sono più ammissibili e non sono solo – anzi soprattutto – a livello italiano”.

Francesca Mariotti, presidente Enea, ha sostenuto che per rispondere all’incremento mondiale della domanda di energia “la risposta continua a essere per il 60% da fonti fossili per barriere tecnologiche, come nell’industria hard to abate”.

Per superare la predominanza delle fossili, “la parola d’ordine è integrazione delle diverse tecnologie, puntando ance sul nucleare perché è la tecnologia che consente la produzione maggiore di energia senza emissioni di CO2″.

Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’Energia, ha evidenziato che “fissando tempi troppo stringenti per la decarbonizzazione rischiamo di deindustrializzare il continente”. “Il Clean Industrial Deal e il Piano di azione per l’energia a prezzi accessibili appaiono inadeguati ad affrontare queste sfide”, ha affermato Regina.

Per affrontare la sfida della competitività e della decarbonizzazione, Confindustria ha realizzato un pacchetto sia per l’energia elettrica che per il gas naturale. Il piano prevede “innanzitutto lo sviluppo di PPA sulla base di contratti per l’energia elettrica da Fer che il GSE stipulerà per raggiungere i target al 2030 e puntiamo di raggiungere 50 TWh tramite questo strumento, un numero significato tenendo conto che l’industria italiana consuma circa 120 TWh l’anno”.

Inoltre, chiede di “abilitare l’autorizzazione di impianti Fer per l’autoconsumo industriale rimuovendo i vincoli del DL Agricoltura e sviluppando un DM Aree idonee che promuova le installazioni”.

Sessione Infrastrutture

Giuseppina Di Foggia, amministratrice delegata di Terna, si è soffermata sul blackout iberico in apertura del suo intervento, spiegando che “nel report del governo spagnolo si attribuisce al mancato controllo della tensione la causa di quanto accaduto. C’è stata una serie di disconnessioni a seguire che ha portato al tracollo. È stato anche evidenziato ufficialmente che una forte penetrazione delle rinnovabili e una limitata presenza delle centrali tradizionali che avevano una funzione di stabilizzazione della tensione ha contribuito al disastro”

Come precauzioni affinché ciò non accada, Terna sta lavorando a progetti già avviati e altri in fase di avvio: “abbiamo predisposto dei dispositivi di compensazione per svolgere la funzione di compensazione che non fanno le centrali tradizionali”, “abbiamo anche digitalizzato la nostra infrastruttura coprendola di 75.000 km che ci permettono di fare data-retriving per manutenzione preventiva e predittiva” e “abbiamo incrementato la spesa sulla cybersecurity”, ha detto Di Foggia.

Rispetto agli altri Paesi, “in Italia godiamo di una regolamentazione molto più rigida ma anche cautelante sia dal punto di vista tecnico che di mercato”. “Le rinnovabili devono sottostare a delle norme molto stringenti, soprattutto in termini di frequenza, e questo limita il problema che si è creato in Spagna”, ha spiegato l’amministratrice delegata.

Vincenzo Ranieri, amministratore delegato e-distribuzione, ha sottolineato che “in Italia abbiamo due milioni di produttori attivi sulla rete, il più alto numero in Europa”.

Ranieri ha inoltre evidenziato che “i clienti che hanno adottato un impianto rinnovabile oggi risparmiano sulla propria bolletta più del 30%” e che come e-distribuzione “a oggi connettiamo quasi 1.200 produttori al giorno”.

Per superare il trilemma energetico (sicurezza, equità, sostenibilità) l’Italia ha bisogno di un investimento di circa “sei miliardi di investimenti all’anno sulle reti di distribuzione”. Un numero grande che ha “un impatto su PIL italiano ogni anno di 13 miliardi di euro” e “sul valore della produzione è di circa 27 miliardi di euro” secondo l’amministratore delegato.

Sessione rinnovabili

Paolo Rocco Viscontini, presidente Italia Solare, ha detto che “il mondo sta cambiando grazie allo sviluppo degli accumuli elettrochimici e che nel solo anno scorso sono stati installati 205 GWh su un totale di 370 GWh”.

Viscontini ha poi evidenziato la rapida crescita del solare nel nostro Paese: “siamo a circa il 12% di copertura della domanda da parte del fotovoltaico. Solo 3 anni fa eravamo all’8%”. “Ogni 2,5 GW di potenza installata guadagniamo 1 punto percentuale in più di fabbisogno elettrico a livello nazionale”, ha affermato.

Il presidente di Italia Solare ha avanzato alcune richieste sulle Aree idonee, il cui decreto è in fase di riscritture e dovrebbe arrivare nei prossimi mesi: “chiediamo come associazione una condivisione dei testi”. Inoltre, tra i temi puntualizzati da Viscontini, riportiamo: l’importanza dell’accettazione locale, la necessità di chiarezza normativa, la saturazione virtuale della rete e la necessità di sviluppare le reti.

“Un’ulteriore criticità riguarda l’organizzazione dei ministeri che chiediamo siano più rafforzarti in termini di carico”, ha detto il presidente, chiudendo il suo intervento ricordando che “il fotovoltaico è un’opportunità per creare posti di lavoro e la sinergia col mondo agricolo è concreta”.

Sessione operatori e utilities

Nicola Monti, amministratore delegato Edison, ha sostenuto che per svincolare il prezzo dell’energia elettrica da quello che si forma nella borsa italiana che è legato al gas naturale la società cerca di fare PPA con energia verde, ma ci sono alcune difficoltà perché un investitore che sceglie di farlo ha davanti un periodo di 15-20 anni per rientrare dell’investimento. “Non tutte le aziende hanno una capacità sul lungo periodo di rientrare in questo tipo di contratti” quindi si potrebbe trovare “qualche meccanismo di facilitazione e garanzia accessoria che potrebbe essere dato da qualche istituzione o ente che opera nel settore elettrico per facilitare questo rapporto bilaterale”, ha suggerito Monti.

Luca Dal Fabbro, presidente Iren, ha evidenziato che “in Italia abbiamo un potenziale di 60-70 GW solare al 2030” che va sfruttato.

“Nel nostro Paese oggi l’energia solare costa meno che bruciare metano, ma come l’eolico e il biogas richiede delle reti” pertanto “è venuto il momento di ragionare con una visione olistica” e pensare “a un grande Piano Marshall sull’energia dove non c’è solo la produzione di energia o calore ma anche un investimento sulle reti per aumentarne la resilienza”. Così si “renderebbe il Paese più sicuro ma anche più competitivo”.

“La Spagna ha un prezzo dell’energia più basso perché ha più eolico e più solare, per farlo servono investimenti sulle reti e sistemi di accumulo”, ha sostenuto Dal Fabbro.

“Solo col repowering potremmo fare altri 10 GW di fotovoltaico”, ha puntualizzato il presidente Iren, che ha poi riportaot il problema delle tempistiche: “in Francia si fa un impianto solare in un anno, in Italia passano dai tre ai cinque anni. Dobbiamo snellire e sburocratizzare questi processi”.

Un quadro regolatorio-normativo chiaro come disegno del mercato lineare che “consente lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili” è quanto  Michele De Censi, amministratore delegato Sorgenia, ritiene esserci in Italia.

La preoccupazione, invece, è sulla minore linearità sul tema autorizzativo e del permitting: “DL Energia, Aree Idonee, DL Agricoltura, Testo unico FER, registriamo ancora delle difficoltà importanti nello sviluppo dei nuovi impianti mentre lo sviluppo è un tema essenziale per mettere energia sul mercato e offrire opportunità diverse nel breve-medio termine”, ha detto De Censi.

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