DL Transizione 5.0: le proposte di Alleanza per il Fotovoltaico

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L’Alleanza accoglie con favore l’impianto complessivo del decreto-legge, in particolare l’articolo 2 sulle aree idonee alla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili. La misura colma il vuoto normativo creatosi a seguito dell’annullamento del precedente decreto ministeriale ripristinando l’idea di certezza regolatoria e l’obiettivo di accelerazione dei processi autorizzativi.

Pur riconoscendo la portata positiva del provvedimento, permangono alcune criticità. La definizione di area agricola basata unicamente sulla presenza di attività produttive o aziende agricole risulta troppo restrittiva, così come il limite al nuovo fotovoltaico a terra in area agricola, oggi consentito solo per rifacimenti, progetti PNRR e comunità energetiche. L’Alleanza ritiene necessario garantire maggiore flessibilità per l’agrivoltaico che rappresenta una soluzione equilibrata tra produzione energetica e tutela delle attività agricole.

Riteniamo inoltre prioritario introdurre un periodo transitorio per i procedimenti autorizzativi avviati al 22 novembre 2025, così da evitare incertezza normativa e ripetizione di iter autorizzativi già consolidati. Si propone pertanto di applicare la normativa previgente alle pratiche depositate entro tale data, ripristinando le disposizioni che qualificavano automaticamente alcune aree come idonee e prevedevano procedure uniformi e semplificate.

Un esempio delle criticità del nuovo quadro normativo è il recente caso di un progetto che, dopo aver ottenuto parere positivo dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE) e negativo (non vincolante, in quanto ricadente in area idonea) dal ministero della Cultura (MIC), aveva ricevuto il decreto di valutazione ambientale positiva il 25 novembre. Con l’entrata in vigore del DL Transizione il 22 novembre, l’area non è più considerata idonea: il MASE ha quindi annullato il decreto e rinviato la decisione al Consiglio dei ministri, competente in caso di pareri contrastanti. Questo episodio evidenzia come l’assenza di un periodo transitorio possa generare incertezza e bloccare progetti già in fase avanzata con impatti significativi sugli investimenti.

Per quanto concerne l’individuazione delle aree interne agli stabilimenti industriali, altro passaggio rilevante del testo, l’Alleanza propone di semplificare e chiarire il quadro regolatorio eliminando richiami superflui all’autorizzazione integrata ambientale e allineando la normativa ai criteri generali sulle aree idonee così da delimitare più coerentemente le aree industriali utilizzabili per impianti fotovoltaici, mantenendo il principio della prossimità (entro 350 metri) ma evitando duplicazioni normative che potrebbero generare incertezze applicative.

Un altro elemento che l’Alleanza ritiene centrale riguarda la necessità di rivedere l’attuale formulazione del comma 2 dell’articolo 11-bis, in quanto la possibilità di installare impianti agrivoltaici su aree agricole deve essere valutata anche in funzione delle esigenze agronomiche della specifica coltura. La precisazione garantisce una maggiore coerenza con la finalità stessa dell’agrivoltaico che deve consentire la continuità delle attività agricole e permette di orientare meglio sia la progettazione sia le valutazioni delle amministrazioni, riducendo margini di incertezza applicativa.

Altre proposte avanzate dall’Alleanza riguardano l’inclusione tra le aree idonee delle cave e delle miniere già ripristinate o con piano di coltivazione concluso, per favorire il riutilizzo di zone degradate; la qualificazione come idonee anche delle aree agricole non coltivate, per ampliare la disponibilità di superfici; la differenziazione delle soglie minime di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico, nonché l’eliminazione del limite del 3% della SAU regionale, considerato troppo rigido. Infine, l’Alleanza richiede un chiarimento sul Codice dei beni culturali e la rimozione della clausola che impedisce valutazioni caso per caso, per garantire un equilibrio tra tutela paesaggistica e sviluppo degli impianti rinnovabili.

“Il fotovoltaico utility-scale è un pilastro strategico per la sicurezza energetica e per la competitività industriale del Paese. Il settore è in grado di generare fino a 150.000 nuovi posti di lavoro entro il 2028, un numero paragonabile a quello dell’intero comparto automotive”, afferma Filippo Fontana, Portavoce dell’Alleanza. “Abbiamo presentato alcune osservazioni al testo del decreto-legge che auspichiamo possano essere prese in considerazione dalla Commissione Ambiente. In particolare, l’introduzione di un regime transitorio garantirebbe una transizione ordinata verso il nuovo sistema normativo, tutelando gli investimenti già sostenuti e riducendo il rischio di contenziosi e ritardi negli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili. Ci auguriamo che l’avvio dell’iter parlamentare consolidi un dialogo costruttivo tra istituzioni e operatori per garantire regole chiare e condivise, capaci di sostenere lo sviluppo del fotovoltaico e la transizione energetica”.

L’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, che rappresenta un portafoglio di oltre 30 GW di progetti in corso di autorizzazione, conferma la piena disponibilità a collaborare con le istituzioni per la definizione di un quadro normativo stabile e realmente abilitante, in grado di accelerare la transizione energetica e consolidare il ruolo dell’Italia tra i leader europei delle rinnovabili.