Il Consiglio regionale dell’Umbria deve salvaguardare i progetti e garantire energia pulita a prezzi competitivi

Share

ITALIA SOLARE è stata audita dalla II Commissione consiliare permanente Attività economiche e governo del territorio del Consiglio Regionale dell’Umbria nell’ambito dell’esame del disegno di legge “Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”.

Il presidente Paolo Rocco Viscontini ha evidenziato la necessità di una legge regionale che acceleri la transizione energetica, senza introdurre oneri che rischiano di rallentare lo sviluppo del settore.

“Apprezziamo che il testo riconosca il ruolo del fotovoltaico per ridurre le bollette di famiglie e imprese, ma alcune disposizioni rischiano di produrre l’effetto opposto. L’obbligo di moduli colorati o di strutture sopraelevate per gli impianti agrivoltaici, ad esempio, comporta costi aggiuntivi ingenti che finiscono per riflettersi sul prezzo finale dell’energia”, ha detto Paolo Rocco Viscontini.

ITALIA SOLARE ha segnalato oltre venti punti del disegno di legge che dovrebbero essere emendati. Tra questi si richiamano:

Tutela dei progetti in corso. L’articolo 1, comma 3, prevede che la nuova legge si applichi anche alle richieste autorizzative già avviate. È una norma in contrasto con la recente sentenza del TAR Lazio sul decreto aree idonee, che impone la salvaguardia delle iniziative già avviate. L’associazione ha chiesto di introdurre una clausola analoga a quella prevista dal DL 63/2024 “Agricoltura”.

Opere di rete. Diverse disposizioni non garantiscono la possibilità di realizzare le opere di connessione anche in aree non idonee, condizione indispensabile per qualunque impianto, anche quando localizzato in aree idonee. Senza questa previsione si rischia di bloccare gran parte dei progetti nuovi e già programmati e autorizzabili.

CER e accumuli. L’articolo 3, comma 1, pone un limite alla potenza degli impianti destinati alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che rischia di comprometterne la diffusione, per di più in contrasto con la normativa europea, che prevede adesioni aperte e volontarie. In tema di accumuli, l’associazione ha proposto di definire i requisiti non solo in termini di potenza, ma anche di energia stoccata ed erogabile, ad esempio imponendo una capacità in grado di garantire almeno 1,5-2 ore di erogazione alla potenza nominale dell’impianto.

Costi aggiuntivi. Moduli fotovoltaici con colorazioni simili ai manti di copertura, agrivoltaico solo con pannelli sopraelevati e individuazione come idonee solamente di aree “complesse” determinano costi elevati, studi ambientali che vanno oltre quanto previsto dalle norme nazionali e applicati a tutti i progetti indipendentemente dalla taglia: sono aspetti incompatibili con l’obiettivo di fornire energia a prezzi accessibili a famiglie e imprese.

Compensazioni e oneri. La previsione di compensazioni ai Comuni oltre il 3% e di oneri istruttori fino al 5% del valore dell’investimento per impianti in aree non idonee (che, si ricorda, non sono aree vietate) è giudicata sproporzionata e non conforme alle norme nazionali.

Requisiti irrealistici. L’obbligo di dimostrare preliminarmente la disponibilità delle aree necessarie alle connessioni è in contrasto con le norme nazionali e impraticabile, poiché il percorso è definito dal gestore di rete e spesso coinvolge numerosi proprietari.

“L’Umbria – che oggi conta poco più di 39.000 impianti per 780 MW – può e deve accelerare. Ma per riuscirci servono regole coerenti con il quadro nazionale ed europeo. Solo così famiglie e imprese umbre potranno beneficiare di energia pulita a prezzi competitivi e prevedibili”, ha concluso Rocco Viscontini.