Redditività di sistemi FV+BESS, ricercatori: detrazioni al 70% migliore politica per prosumer

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pv magazine Italia ha sentito Idiano D’Adamo, professore di Management Engineering presso l’Università Sapienza di Roma per capire meglio il paper “A distributed and sustainable model for future cities: A profitability analysis of integrated photovoltaic systems with storage under different incentive policies“, pubblicato da lui e altri quattro esperti su Energy Policy.

I ricercatori spiegano che la loro analisi mostra che il fattore più influente non è il costo di investimento delle batterie (BESS) o gli incentivi fiscali ipotizzati, ma, piuttosto, il risparmio sulla bolletta elettrica derivante dall’aumento dell’autoconsumo.

“Ipotizzando un BESS di dimensioni 1,5 volte superiori all’impianto fotovoltaico, osserviamo un aumento dell’autoconsumo che va dal 9% al 15% nello scenario di alti prezzi sul mercato e dal 17% al 27% nello scenario di bassi prezzi sul mercato”, ha detto D’Adamo, aggiungendo che gli autori si aspettano un aumento sostanziale dei sistemi combinati fotovoltaico e batterie all’aumentare dell’elettrificazione.

D’Adamo, Alberto Biancardi, Federico Califano, Massimo Gastaldi e Ioannis Kostakis hanno interpellato 10 esperti italiani per valutare la migliore politica di sostegno alla diffusione del fotovoltaico e dei sistemi BESS. La metà degli intervistati ha risposto che la politica migliore è una detrazione del 70%, in un arco temporale di 10 anni.

“Le valutazioni degli esperti non sono legate a specifiche condizioni di contesto, ma evidenziano un fattore chiave: la forza della proposta sta nel suo equilibrio. Sostiene il settore residenziale e promuove l’emergere dei prosumer, il tutto senza compromettere la responsabilità fiscale”.

La seconda politica in termini di supporto (3 esperti su 10) prevede una detrazione fiscale del 50% in 10 anni, con un sussidio di 20 €/MWh per l’autoconsumo concesso solo se si raggiunge una soglia di autoconsumo del 50%.

“L’obiettivo è incoraggiare un approccio più ponderato e pianificato all’uso dell’energia. In questo contesto, ai prosumer è richiesto un maggiore impegno, ed è per questo che gli esperti suggeriscono di offrire loro un piccolo incentivo”, ha riferito D’Adamo.

L’analisi di D’Adamo, insieme a Alberto Biancardi, Federico Califano, Massimo Gastaldi e Ioannis Kostakis, quantifica un aumento della redditività di 330 €/kW nel caso venga implementata la politica con detrazione al 70% rispetto a quella con detrazione del 50%, ma questo beneficio si concretizza solo per i prosumer con sufficiente capacità fiscale. Ma le valutazioni potrebbero cambiare, anche in funzione dei costi delle soluzioni di stoccaggio.

“I sussidi per l’energia prodotta e/o autoconsumata influenzano diverse variabili economiche, mentre le detrazioni fiscali agiscono direttamente sui costi di investimento. In un contesto in cui i costi di investimento dei sistemi sono in diminuzione, l’impatto di detrazioni fiscali più elevate tende a diminuire, poiché l’importo detraibile si riduce proporzionalmente insieme alla spesa iniziale”, ha scritto D’Adamo nella sua risposta scritta a pv magazine Italia.

La questione della volatilità non è stata affrontata direttamente nello studio, ma i ricercatori riportano che, supponendo che i prezzi medi rimangano invariati, la volatilità non dovrebbe avere un impatto significativo sulla redditività dell’investimento.

Nel paper pubblicato su Energy Policy, con una detrazione fiscale di 50%, il valore attuale netto (VAN o Net Present Value, NPV) del fotovoltaico+accumulo varia da 1205 a 3290 €/kW per lo scenario con prezzi dell’energia pari a 0,25 €/kWh (scenario Lpc) e 2526-6373 €/kW per lo scenario con prezzi dell’energia pari a 0,40 €/kWh (scenario Hpc). Se le detrazioni sono pari a 70% il VAN sale a 1535-3620 €/kW per lo scenario Lpc e a 2856-6703 €/kW per lo scenario Hpc, ipotizzando un autoconsumo del 30-70%.

I ricercatori spiegano insomma che investire in un impianto fotovoltaico e una batteria può generare profitti, che aumentano con un tasso di autoconsumo più elevato, maggiori costi elettrici evitati e detrazioni fiscali più generose. I vantaggi dipendono poi dalle dimensioni del sistema e dalla potenziale integrazione con i veicoli elettrici.

“È la combinazione di progresso tecnologico e accettazione sociale che porta a un modello pragmatico di sostenibilità, in grado di bilanciare redditività economica, impatto ambientale e impegno attivo dei cittadini”, ha detto D’Adamo, chiedendo poi alla popolazione di investire in fotovoltaico per uso residenziale.

*** Intervista scritta completa ***

Voi scrivete che l’integrazione di sistemi BESS e FV ha senso solo in caso di aumento dell’autoconsumo. Significa che, con l’aumento dell’elettrificazione, aumentano gli investimenti in soluzioni FV+BESS?

La redditività economica di un sistema BESS non è determinata solo dalla sua installazione, ma dipende in larga misura dall’effettivo aumento dell’autoconsumo. Ciò è dovuto al sistema normativo attualmente in uso, che lo rende conveniente. In altre parole, per un consumatore che non è in grado di allineare la propria domanda di energia con l’offerta di un impianto fotovoltaico, un BESS può offrire significativi vantaggi economici, in quanto aumenta l’autoconsumo stesso.
La nostra analisi mostra che il fattore più influente non è il costo di investimento del BESS o gli incentivi fiscali ipotizzati, ma piuttosto il risparmio sulla bolletta elettrica derivante dall’aumento dell’autoconsumo. Ipotizzando un BESS di dimensioni 1,5 volte superiori all’impianto fotovoltaico, osserviamo un aumento dell’autoconsumo che va dal 9% al 15% nello scenario di alti prezzi sul mercato e dal 17% al 27% nello scenario di bassi prezzi sul mercato. In un contesto di crescente elettrificazione, si prevede quindi un aumento degli investimenti in sistemi combinati FV e BESS.

Avete interpellato 10 esperti italiani per valutare la migliore politica di sostegno alla diffusione del fotovoltaico e dei sistemi BESS. La metà degli intervistati ha risposto che la politica migliore è una detrazione del 70%, in un arco temporale di 10 anni. Quanto può essere specifica del contesto e della geografia questa conclusione? Quali sono i fattori che potrebbero rendere una politica più efficace dell’altra?

La valutazione media dei dieci esperti indica chiaramente un forte sostegno a questa proposta politica. Ciò che emerge con maggiore evidenza è l’urgenza di un cambiamento e la necessità di inviare un messaggio chiaro ai cittadini: una nuova offerta politica è sul tavolo. Tuttavia, questo cambiamento non deve portare a un aumento del debito pubblico. La proposta è vantaggiosa per i contribuenti con sufficiente capacità fiscale e dovrebbe quindi essere mirata a specifiche fasce di reddito. Per coloro che non hanno tale capacità, devono essere individuate misure alternative per garantire equità ed efficacia. La sostenibilità della politica deve essere costruita attraverso un coinvolgimento attivo dei cittadini, facendoli sentire parte della transizione ed evitando distorsioni nelle finanze pubbliche. Le valutazioni degli esperti non sono legate a specifiche condizioni di contesto, ma evidenziano un fattore chiave: la forza della proposta sta nel suo equilibrio. Sostiene il settore residenziale e promuove l’emergere dei prosumer, il tutto senza compromettere la responsabilità fiscale.

La seconda politica in termini di supporto (3 esperti su 10) prevede una detrazione fiscale del 50% in 10 anni, con un sussidio di 20 €/MWh per l’autoconsumo concesso solo se si raggiunge una soglia di autoconsumo del 50%. Perché pensa che una politica del genere abbia senso? È perché le comunità energetiche e in generale questi investimenti residenziali richiedono una domanda simultanea?

Il valore di questo sussidio è relativamente basso rispetto ai prezzi di mercato, ma serve come riconoscimento simbolico del ruolo attivo del consumatore. Come già sottolineato, gli investimenti sostenibili non devono andare a scapito delle finanze pubbliche. È altrettanto importante che i consumatori adottino comportamenti responsabili: non basta lasciare una luce accesa solo perché l’energia proviene da un impianto fotovoltaico. L’obiettivo è incoraggiare un approccio più ponderato e pianificato all’uso dell’energia. In questo contesto, ai prosumer è richiesto un maggiore impegno, ed è per questo che gli esperti suggeriscono di offrire loro un piccolo incentivo. Nei casi in cui la domanda di energia non è allineata alla produzione, il ruolo del BESS diventa più significativo nel catturare i benefici economici. Tuttavia, questo potrebbe portare a un compromesso ambientale, in quanto potrebbe richiedere un sovradimensionamento del BESS oltre lo stretto necessario.

Nella vostra analisi economica, la politica del 70% è stata confrontata con l’attuale politica di detrazione del 50%, scoprendo che il VAN (Valore attuale netto o NPV) è migliorato in tutti gli scenari. Perché? È solo per l’aumento delle sovvenzioni o ci sono altre ragioni?

La nostra analisi quantifica un aumento della redditività di 330 €/kW, ma questo beneficio si concretizza solo per i prosumer con sufficiente capacità fiscale. I sussidi per l’energia prodotta e/o autoconsumata influenzano diverse variabili economiche, mentre le detrazioni fiscali agiscono direttamente sui costi di investimento. In un contesto in cui i costi di investimento dei sistemi sono in diminuzione, l’impatto di detrazioni fiscali più elevate tende a diminuire, poiché l’importo detraibile si riduce proporzionalmente insieme alla spesa iniziale.

Spiegate anche che la valutazione delle politiche dipende dal livello dei prezzi. Considerando un possibile aumento della volatilità dei prezzi dell’energia, quali sarebbero le vostre previsioni? Il FV+BESS sta diventando un investimento più ragionevole e finanziariamente valido?

L’analisi evidenzia che il prezzo dell’energia, insieme al tasso di autoconsumo, gioca un ruolo cruciale nella valutazione del valore economico di un sistema FV+BESS. Se un consumatore installa un impianto di questo tipo in un contesto di aumento dei prezzi dell’energia, il risparmio economico risultante sarà significativamente più elevato. Ma dove sorge il problema? Quando un cittadino non adotta questa soluzione non per mancanza di consapevolezza o di lungimiranza economica, ma semplicemente a causa di mezzi finanziari limitati. In questo caso, c’è il rischio concreto di aggravare la povertà energetica, un risultato che va contro i principi fondamentali della sostenibilità. In uno scenario futuro in cui i prezzi dell’energia rimarranno elevati, questo non rappresenterà un rischio per i consumatori che hanno già investito in un sistema FV+BESS. Tuttavia, è altrettanto importante garantire un’equa compensazione per l’energia immessa nella rete – energia che, è bene sottolinearlo, è pulita e rinnovabile. La questione della volatilità non è stata affrontata direttamente in questo studio; tuttavia, supponendo che i prezzi medi rimangano invariati, la volatilità non dovrebbe avere un impatto significativo sulla redditività dell’investimento.

Con una politica del 50%, il VAN del fotovoltaico+accumulo varia da 1205 a 3290 €/kW per lo scenario Lpc (0,25 €/kWh) e 2526-6373 €/kW per lo scenario Hpc (0,40 €/kWh), mentre con una politica del 70% sale a 1535-3620 €/kW per lo scenario Lpc e a 2856-6703 €/kW per lo scenario Hpc, ipotizzando un autoconsumo del 30-70%. È corretto? Quali sono i presupposti?

Si tratta di una delle classiche domande che richiedono tempo, in quanto comportano un’analisi dettagliata dei dati. I risultati che presentiamo sono validi in base agli specifici dati di input utilizzati nel nostro studio. Si tratta di valori certi? No, ed è proprio per questo che includiamo una serie di analisi complementari: analisi di sensibilità, analisi di scenario, valutazione del rischio e analisi del punto di pareggio. Le numerose cifre rischiano di diluire il messaggio chiave? A nostro avviso, no. Al contrario, rafforzano la solidità delle conclusioni. Investire in un impianto fotovoltaico può generare profitti, che aumentano con un tasso di autoconsumo più elevato, maggiori costi elettrici evitati e detrazioni fiscali più generose.
La sostenibilità non può essere separata dalla sua dimensione economica, che è giustamente uno dei suoi tre pilastri fondamentali.

Quali sono le conseguenze in termini di spesa pubblica? Immagino che la spesa pubblica aumenterà con una politica del 70%, giusto? Quando il sistema beneficerebbe maggiormente di questa politica? Nel caso in cui gli investimenti in impianti fotovoltaici senza BESS richiedessero investimenti più costosi nella rete, ad esempio?

Il valore della ricerca sta proprio in questo: presentare risultati concreti e ascoltare, soprattutto i giovani. Questo lavoro nasce da una tesi di laurea magistrale in Ingegneria gestionale e rappresenta un chiaro esempio di come la fiducia e la responsabilità possano essere affidate alle nuove generazioni. In questo senso, si allinea bene allo spirito della campagna “Cultura e consapevolezza” promossa dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase). Allo stesso tempo, riconosciamo apertamente i limiti del nostro studio. In particolare, non abbiamo quantificato l’impatto in termini di spesa pubblica. L’effetto di una singola iniziativa su un’utenza residenziale è già stato stimato; ora, basterebbe conoscere il budget disponibile per valutare quante famiglie potrebbero beneficiarne. La sicurezza energetica è strettamente legata all’indipendenza energetica e, soprattutto, all’impegno dei cittadini. Ecco perché riteniamo che i potenziali benefici di un’iniziativa di questo tipo possano essere davvero notevoli.

Voi scrivete che il vantaggio economico dei sistemi FV + BESS non può essere determinato a priori, poiché dipende da una complessa interazione di variabili, tra cui le dimensioni del sistema, la potenziale integrazione con i veicoli elettrici e l’influenza delle politiche di incentivazione relative ai prezzi dell’elettricità e ai tassi di autoconsumo. Credo che dipenda anche dai prezzi del BESS, che stanno scendendo. Questo significa che le vostre prove sarebbero ancora più forti se fossero scritte oggi?

Nel nostro lavoro, presentiamo diversi scenari analitici, comprese le variazioni basate sul costo di investimento del sistema di accumulo di energia a batteria (BESS). I risultati evidenziano chiaramente come questo sia un fattore critico nella valutazione complessiva. Pertanto, è la combinazione di progresso tecnologico e accettazione sociale che porta a un modello pragmatico di sostenibilità, in grado di bilanciare redditività economica, impatto ambientale e impegno attivo dei cittadini.

In generale, qual è il significato del vostro documento? Come definirà la conversazione e l’adozione di politiche future in Italia?

La ricerca in Italia può e deve essere un motore della crescita nazionale, promuovendo un approccio multidisciplinare e favorendo una maggiore collaborazione tra il mondo accademico, i giovani e il settore imprenditoriale. Questo lavoro si inserisce in questa visione e contribuisce direttamente al raggiungimento dell’SDG7 [Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, ndr]. Dimostra come una nuova politica di incentivi, basata sull’aumento della detrazione fiscale dal 50% al 70%, possa incoraggiare la partecipazione dei cittadini e sostenere lo sviluppo dei prosumer, accelerando così la transizione verso ambienti urbani più sostenibili e resistenti all’energia. Tuttavia, affinché questa transizione diventi realtà, abbiamo bisogno di voi, i lettori. È essenziale che ognuno di noi agisca, installando un impianto fotovoltaico se ne ha la possibilità e lavorando per sostenere coloro che desiderano farlo ma non hanno i mezzi finanziari. “Energia pulita e conveniente per tutti” non è solo uno slogan, ma il nostro faro: un obiettivo concreto alimentato da impianti fotovoltaici dotati di BESS, perché nella nostra vita quotidiana non sempre siamo in grado di modificare le nostre abitudini di consumo. Proprio per questo abbiamo bisogno di soluzioni che rendano la sostenibilità davvero accessibile a tutti.

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