Le Comunità energetiche rinnovabili (CER) stanno diventando una realtà sempre più concreta anche nel mondo ecclesiale italiano. Numerose iniziative, infatti, coinvolgono realtà diocesane e parrocchiali che grazie a impianti fotovoltaici di piccola taglia danno vita a CER. pv magazine Italia ne ha parlato con un portavoce del Tavolo Tecnico CEI per le Comunità energetiche rinnovabili.
Secondo quanto riportato, attualmente sono circa settanta le iniziative mappate, tra costituite e in fase avanzata di costituzione, spesso in collaborazione con enti pubblici regionali o altri partner territoriali. Non esiste un obiettivo numerico rigido: “In una fase iniziale si immaginava di attivare almeno un’iniziativa per diocesi – o addirittura per parrocchia – ma con il tempo si è compreso che un approccio più integrato, attraverso le cosiddette iniziative ‘ombrello’, può risultare più efficace”, spiega il portavoce.
“Questi modelli permettono di aggregare più enti religiosi sotto un’unica struttura giuridica e gestionale, generando economie di scala, riducendo i costi iniziali e semplificando la gestione operativa e amministrativa”, ha aggiunto.
Abbiamo chiesto una panoramica degli impianti fotovoltaici ad oggi coinvolti nelle CER delle Diocesi, ma il portavoce ha dichiarato che “Non è semplice fornire una stima precisa della potenza complessiva, anche perché molte iniziative sono ancora in fase di avvio. Tuttavia,gli impianti realizzati all’interno di queste iniziative sono in genere di piccola taglia, con potenze comprese indicativamente tra i 15 e i 100 kW”. Proprio come il caso della CER Energia di Speranza di San Severo (Foggia).
Quattro modelli organizzativi
Dall’analisi del Tavolo Tecnico sono emersi diversi modelli organizzativi. “Il modello ecclesiale è il più diffuso nei casi promossi direttamente da parrocchie, enti diocesani o congregazioni religiose. Questo modello può assumere una forma top-down, con un ruolo guida da parte della diocesi, oppure bottom-up, a partire dall’iniziativa di singole parrocchie o comunità locali”.
Un secondo modello è quello pluralistico, che “prevede una promozione congiunta tra l’ente ecclesiale e altri attori del territorio, come ad esempio associazioni, famiglie e strutture socio-assistenziali. Si tratta di un modello partecipativo e inclusivo, in cui l’apporto dell’ente religioso è importante ma condiviso”.
C’è poi il modello pubblicistico, “in cui il promotore principale è un ente pubblico – tipicamente un comune – che coinvolge anche realtà ecclesiali all’interno di una progettualità più ampia”.
Infine, esiste il modello guidato dal player energetico: “alcune iniziative sono promosse da soggetti del settore energetico, quindi ESCo e utility, per esempio, che aggregano diversi attori, tra cui anche enti religiosi”.
Il vademecum CEI
Un ruolo chiave lo svolge il vademecum della CEI, che “si è rivelato un documento di riferimento essenziale per l’avvio e l’orientamento delle iniziative in ambito ecclesiale”, spiega il Tavolo Tecnico. Il testo “supporta diocesi e parrocchie nella comprensione delle opportunità e delle responsabilità legate alla transizione energetica, promuovendo una visione dell’energia coerente con la Dottrina Sociale della Chiesa e i principi dell’enciclica Laudato sì”.
Il vademecum fornisce anche esempi di modelli giuridici e gestionali e dedica “particolare attenzione all’inclusione di famiglie in difficoltà, strutture caritative e realtà sociali, affinché la redistribuzione dei benefici energetici sia anche strumento di giustizia e coesione sociale”. Il documento sottolinea inoltre “il valore educativo, pastorale e trasformativo di queste esperienze, che possono contribuire a sviluppare nuovi stili di vita comunitari, ispirati alla cura del creato e alla solidarietà”.
I presenti contenuti sono tutelati da diritti d’autore e non possono essere riutilizzati. Se desideri collaborare con noi e riutilizzare alcuni dei nostri contenuti, contatta: editors@nullpv-magazine.com.
Inviando questo modulo consenti a pv magazine di usare i tuoi dati allo scopo di pubblicare il tuo commento.
I tuoi dati personali saranno comunicati o altrimenti trasmessi a terzi al fine di filtrare gli spam o se ciò è necessario per la manutenzione tecnica del sito. Qualsiasi altro trasferimento a terzi non avrà luogo a meno che non sia giustificato sulla base delle norme di protezione dei dati vigenti o se pv magazine ha l’obbligo legale di effettuarlo.
Hai la possibilità di revocare questo consenso in qualsiasi momento con effetto futuro, nel qual caso i tuoi dati personali saranno cancellati immediatamente. Altrimenti, i tuoi dati saranno cancellati quando pv magazine ha elaborato la tua richiesta o se lo scopo della conservazione dei dati è stato raggiunto.
Ulteriori informazioni sulla privacy dei dati personali sono disponibili nella nostra Politica di protezione dei dati personali.