Nel 2024 i mercati internazionali sono stati esposti a una serie di eventi di carattere geopolitico che, in aggiunta agli stimoli più meramente economici, hanno contribuito a mantenere alti i prezzi dell’energia. Al contesto internazionale, che ha visto proseguire i conflitti in Ucraina e nell’area israelo-palestinese, si sono aggiunti, verso fine anno, gli annunci di dazi da parte della nuova amministrazione degli Stati Uniti.
Lo ha detto oggi il presidente di Arera Stefano Besseghini durante la sua presentazione al Parlamento e al Governo, aggiungendo che, nonostante il divario con altri Paesi europei sia diminuito, i prezzi dell’energia non torneranno ai livelli pre-crisi. Il suo discorso era stato molto probabilmente preparato prima delle tensioni tra Israele e Iran che avranno inevitabilmente conseguenze sui mercati oil&gas.
“I costi dell’energia, nel lungo periodo, saranno influenzati da nuovi equilibri geopolitici, dalla transizione climatica e dalla competizione per le materie prime critiche”, ha detto Besseghini, suggerendo che i prezzi dell’energia rimarranno su livelli superiori a quelli pre-2022.
Arera riporta che in 10 Paesi i prezzi sono aumentati nel 2024 (tra questi Francia +19% e Portogallo +15%), in 17 sono diminuiti (Italia -8%, Lussemburgo -33%), consentendo però la rimodulazione o la sospensione di interventi pubblici per il contenimento dei costi dell’energia. Il prezzo medio ponderato nell’Area euro è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2%) attestandosi a 31,04 c€/kWh.
In Italia, le misure straordinarie 2022- 2023 sono andate esaurendosi. Sono state ripristinate per esempio le aliquote IVA ordinarie sul gas.
“Esauritisi quasi tutti gli effetti degli interventi governativi a sostegno delle famiglie in difficoltà economiche per compensare i forti aumenti delle bollette registrati nel 2022, il confronto dei prezzi internazionali è tornato a mostrare il divario pre-crisi con principali Paesi europei”, si legge nel documento pubblicato poi da Arera.
In Italia i prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici sono scesi 38,64 a 35,7 c€/kWh.
“Si è, quindi, ridotto al 15% (era il 24,7% nel 2023) il differenziale rispetto alla media europea. Nel confronto con i principali Paesi di riferimento, i prezzi più alti si confermano quelli pagati dalle famiglie tedesche (41,13 c€/kWh), seguite da quelle italiane (35,70 c€/kWh), francesi (28,03 c€/kWh) e spagnole (26,26 c€/kWh). Stessa classifica per i prezzi netti, cioè senza oneri e imposte, che in Italia risultano del 14% superiori alla media dell’Area euro (25,92 c€/kWh vs 22,73 c€/kWh) nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia registrato (-21%) sia dai costi di rete”, si legge nel rapporto annuale di Arera.
Nel confronto internazionale, la componente fiscale italiana risulta essere la più elevata, superiore a quella della Francia (+51%), della Spagna (+36%), e della media dell’Area euro (+18%). I differenziali rispetto alla Francia, sebbene in riduzione rispetto al 2023, rimangono positivi in tutte le classi, con un massimo (+11,8%) nella categorie in cui rientrano i piccoli consumatori (fino a 1.000 kWh/a). Anche rispetto alla Spagna il differenziale è positivo e crescente per tutte le classi, passando da +17% per la classe fino a 1.000 kWh/a fino a +37% per la classe da 5.000 a 15.000 kWh/a.
Consumi, eventi estremi, generazione e incentivazione delle fonti rinnovabili
I consumi di energia elettrica sono aumentati in Italia del 2,3%, la ripresa ha interessato quasi tutti i settori eccetto l’industria (-0,5%). La domanda italiana è stata soddisfatta per l’83,7% dalla produzione nazionale netta (escludendo l’energia destinata ai pompaggi) e per il restante 16,3% dal saldo con l’estero.
La produzione nazionale lorda è cresciuta del 3,2% e si attesta a 273,3 TWh con le rinnovabili ancora in aumento (+14,9%), spinta principalmente dell’aumento nella produzione idroelettrica (+30,2%) che con 52,8 TWh è tornata ad avvicinarsi ai massimi degli ultimi dieci anni.
Per il terzo anno consecutivo sono stati registrati oltre 351 eventi meteo estremi che hanno causato danni (lo stesso livello del 2023) rispetto, ad esempio, ai 60 del 2015. Tra gli eventi catastrofici del 2024 spiccano le due nuove alluvioni in Emilia Romagna in settembre e ottobre.
Nel 2024 Enel si conferma il primo produttore con una quota del 13,4% (in calo rispetto al 16,9% del 2023) seguito da Eni al 9,1% (stabile rispetto al 2023), sempre al primo posto per generazione termoelettrica (18,5%) seguito da Edison con l’8,9%. Enel scende al quarto posto con il 7,8% (era il 15,2% nel 2023).
Quasi metà della generazione viene dal gas (45%), mentre aumentano i costi per incentivare le fonti rinnovabili.
“Complessivamente, per l’anno 2024, i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono risultati pari a circa 8,9 miliardi di euro (erano 7 mld € nel 2023 e 6,4 mld € nel 2022) a fronte di una quantità di energia elettrica incentivata pari a circa 35,5 TWh, il 36% della quale è stata prodotta da impianti fotovoltaici, il 25% da impianti eolici, il 22% dalle biomasse, il 14% da impianti idrici e, infine, il 2% dalla fonte geotermica”.
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