Cinque professori di tre diversi atenei hanno sottolineato come i ritardi degli investimenti in transizione energetica rappresentino una complessità, se non direttamente un “danno erariale”.
“Accelerare questi investimenti è un imperativo. Gli ordini di grandezza sono estremamente significativi e devono essere presi in considerazione nel processo di definizione delle politiche”, ha detto Arturo Lorenzoni, professore associato Università degli Studi di Padova, durante l’evento organizzato da Italia Solare al Politecnico di Milano.
Simile il punto di vista di Giuliano Rancilio, ricercatore presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, che ha presentato un paper sui possibili scenari energetici della Regione Sardegna.
Secondo il paper, per raggiungere uno scenario con rinnovabili al 100% al 2030, la Sardegna dovrebbe installare 900 MW di fotovoltaico e 460 MW di eolico all’anno.
“Abbiamo in questo scenario un Capex leggermente più alto, a fronte di un Opex molto inferiore”, ha detto Rancilio, confrontando lo scenario FER 100% con altri scenari, che prevedono per esempio la conversione a gas dell’impianto di Fiume Santo.
Maurizio Delfanti, professore al Politecnico di Milano e amministratore delegato di Amministratore Delegato di Ricerca Sistema Energetico (RSE), ha sottolineato come, rispetto al caso spagnolo, l’Italia abbia investito di più in rete e soluzioni di accumulo.
Questo mette l’Italia nelle condizioni di trarre vantaggio da investimenti futuri. Delfanti sottolinea però i ritardi governativi, tra cui soprattutto quelli che dovrebbero risolvere la saturazione virtuale della rete.
Blackout spagnolo
In mattinata, gli esperti hanno parlato e ricostruito quanto successo in Spagna in occasione del blackout del 28 aprile 2025, ricordando anche le diverse interpretazioni fornite nelle ultime due settimane: da una parte quella del governo, dall’altra quella dell’operatore di rete spagnolo Red Eléctrica de España.
Parlando del blackout spagnolo, Giovanni Battista Zorzoli, storico esperto, ha sottolineato investimenti insufficienti in batterie e interconnessioni da parte della Spagna.
“Sono pienamente convinto che uno dei problemi sottostimati quando parliamo della penetrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico sono le interconnessioni e gli accumuli”, ha detto Zorzoli, aggiungendo poi che l’Italia ha maggiori interconnessioni della Spagna e sta considerando ulteriori investimenti in questa direzione.
Reti e accumuli
Anna Pinnarelli, professoressa associata in Sistemi Elettrici per l’Energia dell’Università della Calabria, ha sottolineato la necessità di modernizzare i sistemi, puntando sulle micrometri. La rete in questo caso deve sempre più essere una rete di reti.
“Dobbiamo implementare modelli attraverso algoritmi evoluti per fornire le simulazioni predittive in tempi rapidi”, ha poi detto Pinnarell, sottolineando in chiusura le diverse tecnologie per gli accumuli. “Anche l’idrogeno potrebbe essere utilizzato per fornire inerzia sintetica”.
Silvia Bodoardo, professoressa ordinaria al Politecnico di Torino, ha poi parlato delle batterie e degli avanzamenti tecnologici che porteranno, spiega la responsabile della task force sulle batterie dell’ateneo torinese, a un mix tecnologico in cui ogni tecnologia avrà un proprio ruolo, soprattutto nel mondo degli accumuli stazionari.
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