Il primo trimestre del 2025 segna un brusco rallentamento per il settore dei sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico in Italia. Secondo l’ultimo “Osservatorio Sistemi di Accumulo” di Anie Federazione, le installazioni di sistemi con capacità inferiore ai 20 kWh sono crollate del 44% rispetto allo stesso periodo del 2024, confermando una dinamica negativa già in atto dalla seconda metà dello scorso anno, dopo la fine del superbonus e la contrazione del segmento residenziale.
Crollo nel residenziale, crescita solo nei grandi impianti
Nel dettaglio, il segmento degli accumuli elettrochimici associati al fotovoltaico sotto i 20 kWh ha visto una riduzione del 44% nelle unità installate, del 48% nella capacità complessiva e del 43% nella potenza. Il segmento Commercial & Industrial (C&I) ha subito una flessione ancora più marcata: -66% in numerosità, -55% in capacità e -40% in potenza.
Unica eccezione positiva è rappresentata dal comparto Utility Scale di grande taglia (oltre 10 MWh), che registra un aumento del 200% nel numero di impianti, +15% in capacità e +61% in potenza. “La crescita di questo segmento è fortemente legata ai meccanismi d’asta promossi da Terna”, sottolinea Anie, che evidenzia come il Capacity Market sia stato finora il principale sostegno agli impianti di accumulo, mentre ora l’attenzione si sposta sul nuovo meccanismo MACSE, la cui prima asta è attesa per settembre 2025.
Alla fine del primo trimestre 2025 risultano installati in Italia 775.144 sistemi di accumulo, per una potenza complessiva di 5.914 MW e una capacità massima di 13.682 MWh. La tecnologia al litio domina il mercato (99,7% degli impianti), con una netta prevalenza del segmento residenziale: il 92% dei sistemi ha capacità inferiore ai 20 kWh e il 99% una potenza sotto i 20 kW.
A livello regionale, la Lombardia guida la classifica per numero di sistemi installati, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna. Tuttavia, tutte le regioni registrano un calo nelle nuove installazioni rispetto al primo trimestre 2024, con rare eccezioni come Abruzzo e Lazio, dove singoli grandi impianti hanno invertito la tendenza locale.
Il nodo MACSE: serve neutralità tecnologica
Il nuovo meccanismo d’asta MACSE, proposto da Terna, prevede una suddivisione tra sistemi di pompaggio idroelettrico e altri sistemi di storage, tra cui le batterie. Una scelta che, secondo Anie, rischia di penalizzare proprio le batterie, oggi la tecnologia più diffusa e competitiva.
“Tale scelta – afferma Raffaello Teani, Presidente del Gruppo Sistemi di Accumulo di Anie Federazione – introdurrebbe una disparità tra tecnologie in grado di soddisfare le esigenze di sistema definite da Terna e che dovrebbero, pertanto, competere sullo stesso piano. Il principio della neutralità tecnologica è essenziale, per promuovere l’innovazione, garantire l’accesso al mercato a tutte le soluzioni valide e assicurare un approvvigionamento di prestazioni a costi contenuti per il sistema elettrico”[1].
Per Anie, non esistono motivazioni sufficienti per separare i fabbisogni tra sistemi di pompaggio idroelettrici e accumuli elettrochimici. “Sebbene i Bess abbiano caratteristiche diverse rispetto agli accumuli inerziali come i pompaggi, che invece non sono in grado di fornire servizi di regolazione ultrarapida di frequenza, ai BESS vengono richiesti una serie di servizi di rete in grado di offrire un contributo assimilabile a quello dei pompaggi, come l’inerzia sintetica, la potenza di cortocircuito e il black start”, spiega Anie.
L’associazione ricorda che esistono già esperienze concrete all’estero in cui i Bess hanno dimostrato di poter fornire servizi di grid forming affidabili anche in condizioni critiche. “Separare i fabbisogni rischierebbe, quindi, di compromettere la competitività dell’asta dei pompaggi, generando maggiori costi di sistema, considerato che le batterie rappresentano oggi la soluzione economicamente più vantaggiosa”, avverte Anie. “Il forte sviluppo dei progetti BESS favorirà un’ulteriore riduzione dei costi nelle future procedure Macse, a differenza dei progetti di pompaggio, attualmente poco numerosi.
Infine, Anie ritiene opportuna una distinzione tra impianti esistenti e nuovi nella definizione dei premi, ma “tale distinzione non dovrà basarsi su differenze tecnologiche, ma unicamente sul diverso profilo economico degli investimenti”, precisa la Federazione. “Gli impianti già esistenti, infatti, con costi d’investimento più bassi, potrebbero accedere a un premio ridotto, in linea con una logica di contenimento della spesa pubblica e di efficienza allocativa delle risorse”.
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