E’ in atto la petizione “Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!”, nata dal Coordinamento interregionale composto da sindaci di piccoli e grandi centri urbani italiani. I primi cittadini hanno sottoscritto un documento che dichiarano essere “un manifesto per la difesa del territorio che sarà portato a conoscenza di governo e parlamentari per ottenere concrete e profonde modifiche della disciplina attualmente vigente in materia”.
L’iniziativa al momento ha coinvolto 273 sindaci. pv magazine Italia ha parlato con uno dei portavoce della petizione, Angelo Radica, sindaco di Tollo, in provincia di Chieti.
Le principali contestazioni da cui partono i sindaci riguardano una “transizione energetica che sta impedendo alle comunità locali da noi rappresentate di incidere con cognizione di causa sull’ubicazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, malgrado la conoscenza e la vocazionalità dei territori da noi amministrati”.
Radica spieta che “un processo così importante e delicato deve essere incardinato dentro percorsi politici e democratici condivisi con la popolazione che non può subirne supinamente le conseguenze anche gravi e non può essere attuato in palese violazione del dettato costituzionale, che grazie al rinnovato articolo 9 della Carta fondamentale, tutela il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni”.
Alla luce di questa contestazione, è nato quindi il Coordinamento nazionale dei sindaci italiani che si propone di “partecipare attivamente proponendo emendamenti che modifichino l’attuale legislazione nazionale”. Il pensiero riportato da Radica è quello di Comuni e Regioni impotenti a contrastare aziende energetiche che installano impianti impattanti “senza rispettare il territorio”.
Il Comitato chiede di privilegiare oltre ai tetti, aree di parcheggio, piazzali e altre superfici pavimentate per almeno 650 km2 (65.000 ha), infrastrutture per almeno 6.000 km² (600.000 ha), siti contaminati e aree dismesse, sottolineando che in Italia ci sono 14.000 cave e miniere abbandonate, ma anche altre aree impermeabilizzate. “Il totale è molto prossimo a 10 000 km² (1 milione di ettari) dove poter installare dispositivi fotovoltaici virtuosi, capaci di una potenza di centinaia di GW e già pronti anche per le scadenze del 2050, senza aumentare il consumo di suolo ed evitando invasivo fotovoltaico ed eolico a terra e offshore in mare”.
Abbiamo chiesto al sindaco Tollo in che modo questa rete di amministratori locali possa incidere sulle decisioni a livello regionale e nazionale, e quali siano i prossimi passi previsti. “Chiediamo innanzitutto di essere coinvolti nell’individuazione delle aree destinate agli impianti di energia rinnovabile e di favorire, attraverso incentivi mirati, lo sviluppo del fotovoltaico virtuoso”, sottolinea.
A supporto di questa posizione, l’I.S.P.R.A., ente scientifico pubblico, nel suo Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici (Edizione 2023, n. 37/202) certifica come la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti – civili, commerciali e industriali – sia molto ampia: tra 757 e 989 km², equivalenti a 75.000-100.000 ettari. Una disponibilità che consentirebbe di installare dai 70 ai 92 GW sui soli fabbricati esistenti. “Considerando che a fine 2024 l’Italia ha già raggiunto 19 GW aggiuntivi di rinnovabili, senza ritardi rispetto al cronoprogramma, resterebbero circa 61 GW realizzabili facilmente attraverso il fotovoltaico su tetto, evitando impatti ambientali, conflitti sociali e spreco di risorse pubbliche”, conclude Radica.
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