“Per quanto riguarda la riduzione tariffaria più alta nel 2025, la media è quasi raddoppiata (17% contro 8,9% nel 2024), segno di maggiore competitività. Come detto, poi, gli impianti sono meno numerosi ma più grandi: nel 2025 ci sono 94 progetti contro 269 del 2024, ma la potenza media è superiore (+38%)”, ha detto Pinzone a pv magazine Italia.
Per quanto riguarda il contributo, Pinzone sottolinea che ogni progetto del 2025 riceve in media oltre 3,4 milioni di euro, contro 2,36 milioni nel 2024. La potenza totale e il contributo PNRR sono inferiori nel 2025 in relazione al minor numero di impianti.
Pinzone spiega che gli impianti più grandi richiedono più tempo per autorizzazioni, connessioni alla rete e gestione dei vincoli ambientali, mentre le riduzioni elevate possono comprimere i margini economici, rendendo più complessa la sostenibilità finanziaria. Secondo Pinzone, infatti, le principali complessità per questi progetti sono la dimensione e la competitività tariffaria. Ma non sono gli unici.
“La localizzazione è un’altra complessità: molti progetti sono concentrati in aree agricole, con necessità di rispettare vincoli paesaggistici e compatibilità con colture. E poi infine l’accesso ai finanziamenti: contributi più alti implicano controlli più stringenti e maggiore complessità burocratica”, ha detto Pinzone.
“La riapertura sembra favorire operatori strutturati rispetto alle piccole aziende agricole”, nota poi Pinzone, sottolineando il trend verso progetti industriali.
Rimane poi il tema delle tempistiche richieste dai fondi PNRR, che secondo Pinzone è proprio una sfida.
“Dobbiamo garantire che i progetti vengano completati nei tempi previsti, evitando ritardi che potrebbero compromettere i fondi”, ha detto Pinzone concludendo poi sottolineando come impianti più grandi possano integrare tecnologie avanzate (storage, agricoltura di precisione) e che serve equilibrio tra produzione energetica e tutela agricola per evitare conflitti sociali.
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