Raffaello Giacchetti, presidente del Gruppo impianti solari (GIS), rispondendo ad alcune domande di pv magazine Italia, ha dettagliato quelle che l’associazione ritiene essere le “misure più radicali” necessarie a velocizzare lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese, con particolare riguardo al DL Energia.
Secondo GIS gli interventi del governo dovrebbero contrarsi soprattutto nel definire una semplificazione “sostanziale e non solo procedurale”, un modello unico nazionale per la definizione delle aree idonee, un’accelerazione concreta per reti e accumuli, maggiori garanzie normative.
1. Quali misure credete dovrebbero essere adottate all’interno del DL Energia per rendere maggiormente certe le regole?
Nel DL Energia serve una semplificazione vera, non solo formale. È fondamentale ridurre la frammentazione delle competenze e creare un sistema di governance unico e coordinato, capace di far dialogare tutti i livelli decisionali. Serve stabilire procedure chiare, uniformi e vincolanti a livello nazionale, con tempi certi e sanzioni per ritardi o inadempienze. Inoltre, occorre garantire il rispetto effettivo delle normative già esistenti, rafforzando i controlli e supportando gli enti locali con risorse adeguate. Solo così si potrà ridurre l’incertezza che oggi blocca investimenti e sviluppo.
2. Che pensate dell’articolo 6 sulle aree idonee introdotto nell’ultima bozza?
L’articolo 6 rappresenta un passo avanti, perché riconosce la necessità di definire aree specifiche per lo sviluppo delle rinnovabili, ma rischia di rimanere uno strumento troppo tecnico e parziale se non accompagnato da una visione complessiva. La vera sfida è che queste aree vengano individuate e gestite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, evitando il rischio di interpretazioni locali difformi e ritardi. Senza un quadro di governance forte e coordinato, l’articolo rischia di produrre poco più che una lista di luoghi, senza impattare realmente sull’accelerazione degli impianti.
3. Qual è, secondo voi, il “modello unico nazionale per la definizione delle aree idonee” ideale?
Il modello ideale è un sistema centralizzato e trasparente, che coinvolga una cabina di regia nazionale con competenze chiare e riconosciute, capace di definire le aree idonee sulla base di criteri oggettivi, tecnologici e ambientali, aggiornati regolarmente. Deve prevedere un dialogo strutturato con regioni e comuni, ma senza deleghe disomogenee che rallentino i processi. La governance deve prevedere un sistema di monitoraggio e aggiornamento continuo, che garantisca tempi certi e sicurezza giuridica agli investitori, assicurando allo stesso tempo la tutela ambientale.
4. In che modo credete possa o dovrebbe sbloccarsi il “tappo Viterbo”?
Il tappo Viterbo è emblematico di un problema più ampio di carenze organizzative e conflitti di competenza. Per sbloccarlo, serve un intervento integrato che preveda: potenziamento immediato delle risorse umane e tecnologiche negli uffici competenti, definizione chiara delle responsabilità e snellimento degli iter decisionali. Inoltre, è urgente applicare le semplificazioni già previste a livello nazionale, con rigore e senza ulteriori rallentamenti. Si potrebbe valutare anche la creazione di sportelli unici regionali con poteri decisionali chiari, coordinati da un’autorità nazionale. Ricordiamo che GIS attende da un anno una risposta della Provincia, nonostante le pressioni continue, e come noi molti altri hanno investimenti fermi e corrono grossi rischi in questa situazione.
5. Quali i suggerimenti per “un’accelerazione concreta per reti e accumuli”?
Reti e accumuli sono il cuore della transizione energetica e vanno integrati in un piano nazionale organico e stabile, non lasciati a interventi spot o procedure frammentate. È necessario semplificare le autorizzazioni per i progetti di rete e stoccaggio, garantendo tempi certi e meccanismi di coordinamento tra operatori e istituzioni. Serve incentivare investimenti privati e pubblici, anche tramite modelli di partenariato, e creare linee guida nazionali per garantire interoperabilità e sicurezza. Infine, è fondamentale che reti e accumuli siano considerati prioritari nelle strategie di sviluppo energetico, con risorse dedicate e monitoraggio costante.
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