Bandi agriPV, GSC: mancanza di EPC e registrazione su Gaudì problematici, a rischio oltre il 50% dei progetti

Share

pv magazine Italia ha avuto il piacere di sentire Antonio Vecchiato, chief operating officer e direttore tecnico presso Green Sentinel Capital, per capire quali siano le complessità legate al Decreto Proroga Bando PNRR Agrivoltaico (DM 149/2025). Vecchiato spiega che, almeno al momento, gli impianti risultanti in posizione utile devono portare l’impianto allo stato di “Impianto di produzione realizzato” nel Portale Gaudì, che richiedono “passaggi propedeutici ed obbligatori che possono sembrare banali ma tali non sono”. Il direttore tecnico di Green Sentinel Capital parla poi della comunicazione di “Fine Iter Autorizzativo” ad e-distribuzione, della fideiussione a garanzia della dismissione delle opere, 

I progetti più a rischio, al momento, potrebbero essere quelli la cui soluzione di connessione interessa più proprietà private, quelli che non hanno ancora contrattualizzato un EPC oppure quelli che non abbiamo un progetto esecutivo dettagliato in mano,

Lei ha spiegato di recente che, secondo quanto stabilito dal Decreto di proroga del Bando PNRR, la fine lavori impianto è attestata dall’avvenuta registrazione dell’impianto nel sistema nazionale Gaudì. Cosa vuol dire? Vuol dire che entro il 30 giugno 2026 il progetto deve essere concluso e anche registrato?

Antonio Vecchiato

Immagine: Green Sentinel Capital Group

Il DM 149/2025 [Proroga Bando PNRR Agrivoltaico] stabilisce che gli impianti risultanti in posizione utile devono completare i lavori di installazione non oltre il 30 giugno 2026, pena la decadenza del diritto di accesso a tutti i benefici. Il DM specifica che solo la registrazione dell’impianto nel sistema nazionale Gaudì dà prova dell’avvenuta installazione dell’impianto stesso entro tale termine.

Entro il 30.06.2026 non è quindi sufficiente aver completato i lavori di installazione dell’impianto (opere di connessione escluse) ma è anche necessario portare l’impianto allo stato di “Impianto di produzione realizzato” nel Portale Gaudì.

Cosa richiede la registrazione e quali sono le tempistiche del permitting secondario?

Nel portale Gaudì per giungere al completamento dello stato “Impianto di produzione realizzato” e quindi attivare il relativo flag sono necessari alcuni passaggi propedeutici ed obbligatori che possono sembrare banali ma tali non sono.

Tra questi cito in particolare la comunicazione di “Fine Iter Autorizzativo” ad e-distribuzione che deve essere completa, per non essere rigettata, di tutti gli eventuali atti notarili di servitù di elettrodotto, passaggio, accesso, cabina (etc) relativi alla soluzione di connessione, sottoscritti tra i privati ed e-distribuzione: dipende ovviamente da caso per caso, in base ad esempio al numero di ditte private interessate o dalla complessità della soluzione di connessione, ma per mia esperienza anche in casi relativamente semplici la chiusura degli atti notarili può essere un passaggio che erode anche diversi mesi. Questa criticità è accentuata nel caso in cui siano necessarie procedure di esproprio.

Un altro aspetto riguarda la validazione del progetto definitivo opere di rete: dal punto di vista strettamente procedurale essa dovrebbe essere ottenuta prima di avviare l’iter autorizzativo. Tuttavia, negli ultimi anni, a causa del sovraccarico di lavoro di e-distribuzione, le procedure di validazione si sono rallentate a dismisura, a volte durando anche un anno, costringendo gli sviluppatori a presentare i progetti con soluzioni nel migliore dei casi condivise informalmente con i tecnici di e-distribuzione, ma non ancora formalmente validate. Questo aspetto non è banale in quanto l’eventuale lentezza della formale validazione del progetto definitivo rallenta a cascata gli altri passaggi necessari per giungere al flag “ Impianto di produzione realizzato “.

Ricorda da chi devono essere rilasciati questi documenti?

Se per “documenti” intendiamo il setup documentale necessario per giungere allo stato di “impianto di produzione realizzato” nel Portale Gaudi la criticità, a mio avviso, non è tanto nel “chi” deve produrre tale documentazione ma piuttosto nella natura stessa della documentazione da produrre. Faccio, tra i tanti, un esempio banale: anche una sola scrittura privata da chiudere con un atto notarile definitivo in una situazione ad esempio di procedura di eredità non ancora perfezionata, o che coinvolge molti familiari e magari con qualcuno che vive all’estero, può diventare una matassa lunga e complicata da sbrogliare.

Ci potrebbero essere impossibilità oggettive quindi da parte di soggetti che stanno portando avanti progetti in regioni/comuni che sono contrari alle rinnovabili?

Sicuramente lavorare in un territorio dove sia stata manifestata una contrarietà all’impianto non aiuta la velocità di costruzione. Sia prima che durante la fase di costruzione sono infatti necessari diversi adempimenti che lasciano il pallino ancora una volta in mano agli Enti.

A titolo di esempio posso citare la fideiussione a garanzia della dismissione delle opere da presentare obbligatoriamente prima dell’inizio dei lavori, piuttosto che la Denuncia Opera in C.a.: sono, tra gli altri, due adempimenti dove un Ente ostile potrebbe trovare occasione di cavillare e far perdere tempo prezioso rallentando l’inizio dei lavori.

Secondo lei, quindi, senza proroghe, quanti progetti sarebbero obbligati a ritirarsi? E quando potremmo capire che si ritirano?

Ritengo sia difficile un’analisi di questo aspetto senza conoscere nel dettaglio i singoli progetti: ogni progetto ha la propria storia. In prima battuta ed un po’ a sensazione potrei dire che i progetti la cui soluzione di connessione interessa più proprietà private sono quelli a maggiore rischio, ma non è il solo aspetto da considerare. Vedo molto a rischio anche i progetti che ad oggi non hanno ancora contrattualizzato un EPC oppure che non abbiamo un progetto esecutivo dettagliato in mano: ritengo che in questa fase i nodi di progettazioni superficiali verranno a galla in quanto non ci saranno i tempi tecnici per gestirle.

A mio avviso la cosa più sensata è che un operatore, se non già fatto, esegua una analisi dei rischi accurata mettendo in fila uno ad uno tutti gli adempimenti da concludere fino alla scadenza del 30.06.2026 tenendo un margine di sicurezza di almeno un 20% sui tempi, possibilmente facendosi aiutare da tecnici di reale esperienza: se con questo margine di sicurezza si riesce a stare dentro nei tempi andrei avanti, viceversa valuterei di lasciare perdere: troppo rischio.

Un altro aspetto, di cui sento poco parlare ma che a mio avviso è altrettanto critico, riguarda l’insufficienza di EPC strutturati nel mercato: sulla carta dobbiamo realizzare circa 2 GW di impianti in 7 mesi. Considerando che circa la metà di questi cadranno in periodo invernale e/o di pioggia parliamo di almeno 500MW di installato ogni mese.

Fatto salvo che vi sia la forza lavoro per installarli, aspetto sul quale nutro forti dubbi, temo che tale situazione si riverbererà in clausole contrattuali con penali bi-laterali (sui tempi per l’EPC, sui pagamenti per il committente ) molto forti e difficili anche per realtà strutturate. Per tale ragione diventa indispensabile, a mio avviso, un analisi del rischio redatta in collaborazione con l’EPC fin dalla fase iniziale.

In merito a quando si potrà capire chi intende ritirarsi mi risulta che la facoltà di rinunciare, senza penali, doveva essere espressa già entro giugno scorso: le graduatorie da un punto di vista formale sono pertanto definitive.

Non credo quindi ci sarà una fotografia del progress del bando dato che, per quanto ne sappiamo oggi, non è prevista una scalabilità dello stesso in stile DM 2016 e DM 2019 essendo fondi europei PNRR. Probabilmente lo sapremo solamente tramite le statistiche annuali del GSE.

Il mio timore è che di questi circa 2 GW entro il 31.06.2026 ne vedremo installati sensibilmente meno, forse anche meno della metà, impantanati in beghe legali tra investitori, sviluppatori ed EPC.

Quanto tempo aggiuntivo sarebbe necessario nel caso in cui valesse la registrazione su Gaudì?

Per salvare il salvabile a mio avviso non meno di 6 mesi: sufficienti per portare in porto i progetti a minore complessità con EPC già ad oggi contrattualizzati e progetti dettagliati in mano. Ma per salvare tutti i 2 GW o buona parte di essi la mia sensazione è che ne servirebbero non meno di 12.

Sono ipotizzitabili alternative? Quali? La fine lavori attestata da soggetti terzi per esempio?

Il tema fondamentale è che essendo un bando PNRR c’è di mezzo l’Europa, pertanto è una partita che non dipende solo dal Governo Italiano, magari anche animato da buone intenzioni. Stante il contesto internazionale, mi sentirei di escludere la possibilità di una proroga pesante del PNRR approvata dall’Unione Europea che richiede a tutti i paesi membri scadenze di rendicontazione ben precise e non oltre il 2026.

Non sono un legale pertanto non so se sia possibile farlo sul piano normativo, ma certamente rendere sufficiente l’attestazione di fine lavori di un soggetto terzo quale, ad esempio, un ente certificatore anziché la registrazione nel portale Gaudi potrebbe risolvere buona parte dei problemi di natura burocratica, anche se in un Paese come l’Italia potrebbe farne sorgere altri.

Resterebbe comunque il problema del collo di bottiglia rappresentato dalla forza lavoro EPC, ma qui serviranno soluzioni border-line che non so se siano possibili: ad esempio si potrebbe valutare se sia legalmente sostenibile attestare la fine lavori almeno con le strutture completate e certificazioni di acquisto del 100% di materiale con avviso merce pronta franco magazzino, integrata da una polizza fideiussoria assicurativa o bancaria a prima richiesta, di durata pari alla proroga concessa, rilasciata a favore del GSE e che copra l’intero importo del non installato (ma acquistato ) al 30.06.2026 o comunque valutare ipotesi di questo tenore cercando di fare entrare più impianti possibili e non perdere questa importante occasione.

I punti di vista e le opinioni espressi nel presente articolo sono quelli dell’autore e non riflettono necessariamente quelli di pv magazine.

I presenti contenuti sono tutelati da diritti d’autore e non possono essere riutilizzati. Se desideri collaborare con noi e riutilizzare alcuni dei nostri contenuti, contatta: editors@nullpv-magazine.com.

Popular content

DL Energia, l’assessore umbro: “il testo renderebbe inidonea l’intera Regione”
18 Novembre 2025 Thomas De Luca, assessore all'Energia dell'Umbria, lancia un'allarme sull'ultima bozza circolata del DL Energia poiché rischierebbe di bloccare la tra...