Fotovoltaico e incendi: cablaggi, hotspot e inverter i punti critici

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Secondo uno studio dell’Università di Edimburgo, nell’Unione Europea c’è una frequenza di 29 incendi per GW installati all’anno e, senza interventi di prevenzione, potrebbero verificarsi tra 9.000 e 17.500 incendi di impianti fotovoltaici rispettivamente entro il 2025 e il 2030. I ricercatori spiegano che la metà di questi incendi è causata da problemi interni all’impianto, come guasti elettrici, installazioni difettose o surriscaldamento di componenti, mentre altre cause sono esterne, come condizioni ambientali estreme o danni fisici ai pannelli.

Per approfondire quali siano i principali fattori di rischio e gli accorgimenti progettuali e manutentivi da adottare per prevenire gli incendi negli impianti fotovoltaici, pv magazine Italia ha intervistato Maurizio Antonelli, presidente di Pro Fire, un’associazione tecnico-scientifica italiana che si occupa di prevenzione incendi, sicurezza antincendio e formazione professionale nel settore dell’ingegneria antincendio.

Riferimenti tecnici

La prima indicazione di Antonelli è quella di fare riferimento a una guida tecnica ben precisa. “Un utile riferimento tecnico è la circolare Dcprev 1324 – Guida per l’installazione degli impianti fotovoltaici – Edizione anno 2012, dove vengono affrontate le varie problematiche emerse a seguito delle installazioni degli impianti fotovoltaici. In particolare la guida identifica quali sono i requisiti tecnici dell’impianto, la documentazione, le verifiche e la segnaletica di sicurezza a corredo dell’impianto”.

La circolare Dcprev 1324 rappresenta ancora oggi un punto fermo per chi progetta e installa sistemi fotovoltaici in sicurezza, nonostante l’evoluzione tecnologica del settore.

I punti critici dell’impianto

Secondo Antonelli, i cablaggi rappresentano il principale punto debole da cui può originarsi un incendio. “La prima causa di rischio di incendio è costituita dai cablaggi, le cui connessioni lente sono una delle cause di incendio più comuni. Le tensioni non indifferenti in gioco sono in grado di generare un arco elettrico, assimilabile ad una saldatrice in grado di perforare la lamiera sottostante ed innescare i materiali combustibili.”

Archi elettrici pericolosi possono manifestarsi anche all’interno delle scatole di giunzione o addirittura nei pannelli stessi, a causa di difetti di saldatura o ossidazione dovuta a perdita di ermeticità.

Un’altra insidia è rappresentata dal fenomeno dell’hot spot, ovvero al riscaldamento localizzato causato da celle fotovoltaiche che si comportano in modo diverso a causa di ombre, sporcizia (come foglie e polvere) o difetti produttivi. “Talvolta le celle fotovoltaiche non sono perfettamente identiche a causa di inevitabili lievi differenze in fase di fabbricazione. Questi fattori fanno sì che due stringhe di moduli collegate in parallelo non abbiano perfettamente la stessa tensione. Si potrebbe così verificare una corrente interna inversa che potrebbe provocare danni o surriscaldamenti localizzati: l’hot spot”.

Tra le possibili criticità ci sono anche le string box mal ventilate e gli inverter sottodimensionati per quanto riguarda il raffreddamento possono diventare pericolosi. “Una terza causa di incendio è legata agli inneschi nelle ‘string box’, soggetti a fenomeni di surriscaldamento se dotati di scarsa ventilazione o posizionati sul tetto in involucri metallici che possono raggiungere temperature critiche”, spiega Antonelli.

“Una quarta causa di rischio è costituita dall’inverter, soggetti a fenomeni di surriscaldamento se dotati di scarsa ventilazione o posizionati sul tetto in involucri metallici che possono raggiungere temperature critiche”.

Anche in questo caso, Antonelli segnala un riferimento autorevole: “Un utile documento è la Relazione tecnica sugli incendi coinvolgenti impianti fotovoltaici a cura del Nucleo Investigativo Antincendio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”.

Quando l’impianto diventa aggravio del rischio

Particolare attenzione deve essere posta agli impianti installati in attività soggette a controllo di prevenzione incendi, come scuole, ospedali, industrie.

“Gli impianti installati in attività soggette al controllo di prevenzione incendi possono costituire un aggravio del rischio di incendio in termini di interferenza con il sistema di evacuazione di prodotti della combustione, ostacolo alle operazioni estinzione dei tetti combustibili e rischio di propagazione delle fiamme all’esterno o verso l’interno del fabbricato”.

In questi contesti, seguire le indicazioni tecniche della circolare Dcprev è fondamentale per mitigare il rischio, anche in termini di sicurezza per le squadre di soccorso, esposte al pericolo di elettrocuzione.

Antonelli, infine, ha elencato le cause più comuni di incendio legate a errori evitabili: “Mancanza di manutenzione e controllo dei cablaggi, scarsa pulizia dei pannelli, string box ed inverter senza adeguata ventilazione ed utilizzo di materiali non certificati costituiscono le cause di incendio più comuni”.

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