I sei maggiori produttori cinesi di polisilicio hanno in programma di raccogliere circa 50 miliardi di yuan (7 miliardi di dollari) per acquistare e mettere inattiva circa un terzo della capacità produttiva di polisilicio del Paese, secondo quanto riportato da Reuters, citando una dichiarazione di GCL Technology Holdings.
Se attuata, questa mossa comporterebbe la chiusura di circa 1 milione di tonnellate metriche (MT) di capacità produttiva di polisilicio di qualità inferiore. Fonti del settore affermano che ciò sarebbe sufficiente per ripristinare un ambiente di prezzi sostenibile lungo tutta la catena di approvvigionamento fotovoltaico.
“Questa iniziativa si distingue attualmente come la più importante regolamentazione e intervento governativo nel mercato cinese del polisilicio”, ha dichiarato a pv magazine Jun Won Lee, analista solare di OPIS. “Sebbene le nostre fonti stiano monitorando da vicino i suoi progressi, le opinioni rimangono divise riguardo alla sua fattibilità e alla sua efficacia complessiva”.
Citando fonti anonime del settore, Lee ha affermato che almeno il 30% del finanziamento proposto di 50 miliardi di CNY deve provenire dai principali produttori cinesi di polisilicio, che hanno subito perdite per oltre 18 mesi. La fonte del restante 70% rimane poco chiara.
“Il prezzo di acquisto al chilogrammo deve bilanciare gli interessi sia degli acquirenti che dei venditori”, ha proseguito. “Fonti del settore sottolineano che la maggior parte dei progetti relativi al polisilicio sono dichiarati con una spesa in conto capitale compresa tra 70 e 80 CNY/kg, anche se la spesa media effettiva sostenuta durante la costruzione e il funzionamento è probabilmente inferiore a 60 CNY/kg. Il prezzo di acquisto indicato da Reuters sarebbe di circa 50 CNY/kg. Non è ancora chiaro se i venditori accetteranno questo livello”.
Secondo Lee, un altro problema irrisolto è il trattamento degli impianti acquisiti. “Gli operatori del settore si chiedono se questi asset saranno chiusi definitivamente o riutilizzati”, ha affermato. “Essi osservano che, senza una dismissione definitiva, la capacità in eccesso rimarrebbe sostanzialmente intatta. Questa preoccupazione spiega in parte perché il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology stia riesaminando la situazione del risparmio energetico degli impianti di polisilicio, con l’obiettivo di ridefinire la ‘capacità produttiva effettiva’ e ridurre in modo significativo la capacità totale dichiarata dal mercato”.
Johannes Bernreuter, direttore della Bernreuter Research con sede in Germania, rimane scettico sul piano in generale.
“Non riesco a immaginare che il veicolo sarà completamente finanziato dal debito e sospetto che parte del capitale proprio proverrà da enti statali”, ha commentato. “Il problema più grande, a mio avviso, è l’enorme volume delle scorte esistenti. La maggior parte delle capacità in questione per la chiusura non sono comunque attualmente in produzione. Pertanto, l’impatto immediato sarà probabilmente limitato”.
Bernreuter ha affermato che i sei produttori coinvolti nell’operazione – Tongwei, GCL, Daqo, Xinte, East Hope e Asia Silicon – hanno una capacità complessiva di quasi 2,5 milioni di tonnellate, mentre i restanti produttori rappresentano solo 700.000 tonnellate.
“Oltre a queste 700.000 tonnellate, ulteriori capacità di acquisizione potrebbero provenire da progetti attualmente in fase di realizzazione”, ha affermato. “Continuo a dubitare che giganti del settore come Hoshine, Qiya, Baofeng o Hongshi venderanno volontariamente i loro asset di polisilicio”.
Yana Hryshko, consulente gestionale APAC e responsabile della ricerca sulla catena di fornitura solare globale presso Wood Mackenzie, si è detta più ottimista riguardo al piano.
“Il piano non è così complesso come potrebbe sembrare, soprattutto in un ambiente produttivo altamente consolidato come il settore fotovoltaico cinese”, ha dichiarato a pv magazine. “Lo stretto allineamento tra l’industria manifatturiera e il governo in Cina rende molto più fattibile il coordinamento di azioni su così larga scala. La capacità tecnica c’è, e la politica e l’industria sembrano essere allineate”.
Hryshko ha affermato che raccogliere i fondi non è il vero problema. “Una volta che i vertici avranno deciso di attuare il piano, i finanziamenti seguiranno. Nel contesto cinese, quando viene stabilita una priorità strategica, soprattutto con il livello di integrazione tra governo e industria che vediamo nel settore fotovoltaico, si trova il modo per realizzarla”. E aggiunge: “Abbiamo saputo che i fondi non saranno raccolti direttamente dai fornitori, ma dal governo. È possibile che si verifichi un’ulteriore riduzione del rimborso IVA per i moduli e le celle fotovoltaici”.
Hryshko ha osservato che la resistenza dei piccoli produttori di polisilicio potrebbe non concretizzarsi. “Risen, ad esempio, ha abbandonato completamente il settore del polisilicio”, ha dichirato. “E questo approccio non si limita al polisilicio. Stiamo assistendo a tendenze simili nei wafer, nelle celle e nei moduli. Secondo i nostri dati, i produttori hanno già iniziato a ridurre la produzione e i livelli delle scorte in Cina sono diminuiti in modo significativo. C’è un crescente consenso nel settore sul fatto che sia economicamente più razionale chiudere la capacità in eccesso piuttosto che continuare a produrre in perdita”.
Hryshko ha affermato che gli effetti di queste prime manovre sono già visibili. “I prezzi di tutti i componenti dei moduli fotovoltaici hanno iniziato a salire e si prevede che questa tendenza continuerà nel breve termine. Continuiamo a confermare la nostra previsione precedente: i prezzi dei moduli dovrebbero stabilizzarsi intorno a 0,12-0,14 dollari/W”.
Questo è, per molti versi, il “piano di salvataggio” informale del settore: ridurre temporaneamente la produzione, gestire l’eccesso di offerta e ridistribuire la capacità solo quando la domanda riprende. “Per gli impianti di celle e moduli solari, questo approccio è relativamente flessibile poiché tali linee possono essere riutilizzate. Il polisilicio, tuttavia, è più complesso a causa dell’intensità di capitale e della rigidità delle infrastrutture. Si prevede che la produzione sarà controllata dai principali operatori”, ha concluso Hryschko.
L’analista di OPIS Lee rimane cauto sul potenziale successo del piano. “È improbabile che da solo riesca a invertire l’attuale tendenza al ribasso”, ha affermato, sottolineando che, sebbene i prezzi del polisilicio cinese abbiano registrato un rimbalzo dall’inizio di luglio grazie a varie misure governative, sono rimasti stabili nelle ultime due settimane. I livelli di scorte persistentemente elevati, la ripresa della produzione mensile negli ultimi due mesi e la debole domanda da parte degli utenti finali continuano a esercitare una pressione fondamentale sul mercato.
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