Nota Masaf su incompatibilità fondi PAC in agrivoltaico interfilare, ResFarm: necessaria mobilitazione delle associazioni

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Il Ministero dell’Agricoltura (Masaf) si è espresso negativamente sull’erogazione dei fondi nel quadro della Politica Agricola Comune (PAC) nel caso di coltivazioni tra impianti agrivoltaici interfilari, quindi degli impianti del Tipo 2. Questo attraverso una nota.

Nota Masaf.

Immagine: Masaf

“Si ritiene che la presenza di un impianto agrivoltaico di Tipo 2 rappresenti una struttura permanente che interferisce con lo svolgimento dell’ordinario ciclo colturale e, pertanto, non possa garantire il pieno rispetto delle condizioni per l’accesso ai pagamenti diretti previsti dalla PAC”, ha concluso il Masaf nel documento diffuso a inizio estate.

Alessio Pinzone, AD di ResFarm, spiega a pv magazine Italia che la nota è una risposta ad un quesito posto da Confagricoltura ed AGEA.

Pinzone ricorda che il Masaf coordina l’attuazione della Politica Agricola Comune (PAC) in Italia, approvando il Piano Strategico Nazionale, anche se l’erogazione del contributo è gestito da AGEA e dagli organismi regionali.

“La nota ha quindi un forte valore, considerando che è stata emessa verso i principali organismi coinvolti nel riconoscimento della PAC”.

Secondo l’AD di ResFarm è fondamentale che le associazioni di categoria rispondano a tale chiarimento poiché rappresenta un punto di vista discutibile.

“Si sta affermando che sebbene ci sia coltivazione interfilare tale attività non è riconoscibile ai fine del riconoscimento della PAC portando sostanzialmente le aziende agricole a perdere interesse per la coltivazione di questi campi”.

Secondo Pinzone, se si volesse essere particolarmente conservativi si potrebbe escludere la superfici sotto i pannelli, per via dell’altezza che non permette il passaggio dei mezzi, anche se tale area potrebbe essere considerata come un’area lasciata a riposo e libera di rigenerarsi, pratica che riconosce la PAC, in linea con la Nature Restoration Law e la Nature Credits Roadmap.

“In ogni caso non sono assolutamente d’accordo sulla parte invece tra una fila di pannelli e l’altra, quindi libera, a condizione che la larghezza permetta il passaggio con mezzi agricoli e che il contratto preveda libertà di accesso all’agricoltore”, ha detto Pinzone.

Questa posizione, ricorda l’AD di ResFarm, si basa su principi normativi stabiliti dal decreto ministeriale 23 dicembre 2022, che definisce l’ammissibilità delle superfici per i pagamenti PAC.

“Secondo tale normativa, per essere ammissibili, le superfici devono rispettare condizioni specifiche quando sono utilizzate anche per attività non agricole, tra cui: l’attività non agricola non deve occupare la superficie per oltre 60 giorni; non devono essere utilizzate strutture permanenti che interferiscono con l’ordinario ciclo colturale; deve essere assicurato il mantenimento in buone condizioni agronomiche e ambientali”, ha detto Pinzone, ricordando quanto per altro scritto dallo stesso Masaf.

Gl impianti agrivoltaici del Tipo 2 sono quelli interfilari che consentono la coltivazione tra le file dei moduli, ma non sotto i pannelli, in quanto l’altezza dei moduli non è progettata per consentire le attività agricole sotto i moduli.

Il rischio però è che le argomentazioni usate dal Masaf possano essere estese anche ad altri contesti, dice Pinzone.

“La nota inserisce delle motivazioni molto vaghe, riprendendo quello che è scritto nelle linee guida per l’agrivoltaico del Mite [Ministero della transizione ecologica durante il governo Draghi, ndr]. Tali motivazioni sono discutibili per la coltivazione in ambiente agrivoltaico, dove comunque anche in condizioni disagiate viene svolta l’attività agricola, e potrebbero essere strumentalmente applicate a qualsiasi impianto agrivoltaico compreso quello avanzato”.

Alessio Pinzone

Immagine: Alessio Pinzone

ResFarm sostiene che le motivazioni sono scorrette per tre motivazioni: principio della superficie effettivamente coltivabile,  interpretazione del concetto di interferenza e precedenti giurisprudenziali sulla superficie a disposizione.

Secondo il primo principio, se tra le file dei moduli esistono spazi sufficienti per la coltivazione e il passaggio dei mezzi, questi potrebbero configurarsi come superfici genuinamente agricole. Secondo l’interpretazione del concetto di interferenza, se le strisce tra i moduli permettono normali operazioni agricole senza limitazioni, l’interferenza potrebbe essere considerata non sostanziale.

Come detto, Pinzone si rifà poi anche ai precedenti giurisprudenziali.

“La Corte di Giustizia UE ha stabilito che la superficie può essere considerata “a disposizione dell’agricoltore” quando questi può garantire l’effettivo utilizzo per attività agricole e assicurare il rispetto dei requisiti”.

A questo punto Pinzone spera che il Masaf non voglia interrompere la PAC, avendo svolto semplicemente “un’analisi troppo restrittiva senza conoscere profondamente tale settore e tutte le sue sfaccettature”. Chiede quindi l’intervento sia delle associazioni agricole che quelle che rappresentano gli interessi degli operatori del settore delle rinnovabili.

Questo sembra verosimile. Confagricoltura Toscana, per esempio, ha esplicitamento chiesto l’ammissibilità agli aiuti PAC anche per le aree agricole “in presenza di impianti agrivoltaici di Tipo 2”.

“La questione potrebbe evolversi positivamente attraverso chiarimenti normativi futuri, specialmente se supportata da evidenze tecniche concrete sulla compatibilità tra strutture agrivoltaiche e attività agricola nelle aree interfilari”, ha detto Pinzone.

L’AD di ResFarm poi conclude parlando dello zootecnico.  “Da capire se tale chiarimento in particolar modo riguarda anche la parte zootecnica o solo quella agricola”.

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