Un impianto fotovoltaico composta da circa 5.000 pannelli è andato a fuoco a Viddalba, in provincia di Sassari, nella notte tra l’8 e il 9 settembre. Secondo le ricostruzioni della associazioni locali Sardi per le rinnovabili (Saper) e Federazione italiana mediatori sociali energie rinnovabili (Fimser), l’incendio sarebbe doloso.
Il progetto è riconducibile alla società Avru srl di Valledonia, operante nel mondo del fotovoltaico, ma da parte della stessa non è ad oggi pervenuta alcuna conferma. Le videocamere di sorveglianza hanno ripreso due persone scendere da un auto e appiccare l’incendio dove erano accatastati i pannelli. Sull’accaduto stanno indagando i carabinieri della compagnia di Valledonia.
Il comando dei vigili del fuoco di Sassari ha confermato a pv magazine Italia l’accaduto e l’avvenuto intervento del proprio personale che, a seguito dei divampare delle fiamme iniziato circa alle 4, è stato impegnato per alcune ore per spegnere l’incendio.
Saper e Fimser hanno definito a pv magazine Italia l’accaduto come “l’ennesimo atto di violenza contro le energie rinnovabili in Sardegna”.
Secondo le associazioni, “le campagne d’odio contro le rinnovabili alimentate da notizie false e tendenziose continuano a fare leva sulle paure della popolazione: quella di un’invasione e di uno sfruttamento che in realtà non esistono se non nei titoli di giornale. Dietro questa narrazione si celano forti interessi economici legati al gas, con l’obiettivo di mantenere immutato lo status quo e lasciare la Sardegna sempre più indietro rispetto al resto d’Italia e d’Europa”.
Profonda preoccupazione non solo per i danni materiali, ma anche “per il clima di odio che rischia di alimentare episodi di emulazione. Basti leggere i commenti sotto gli articoli che riportano l’incendio: in troppi hanno espresso compiacimento per il gesto, come se fosse qualcosa da applaudire”.
Saper e Fimser chiedono ai governi, regionale e nazionale, “di intervenire con decisione per fermare questa spirale di violenza, prima che siano messe a rischio le vite delle persone che ogni giorno lavorano in questo settore”.
La Regione Sardegna, tramite l’assessore dell’Industria, Emanuele Cani, ha espresso “forte preoccupazione” sulla presunta origine dolosa.
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