Ieri, in audizione alla Camera, Legambiente ha avanzato le proprie richieste e osservazioni in merito allo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva europea RED III (direttiva UE 2023/2413) e sullo schema di decreto legislativo che introduce disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo n. 190/2024, ovvero il Testo unico FER.
Nella memoria depositata presso le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive), l’associazione relativamente al fotovoltaico ha chiesto di accelerare e rendere certe le autorizzazioni, ampliare le aree disponibili, chiarire le definizioni chiave e ancorare gli incentivi all’energia effettivamente prodotta e autoconsumata.
Sul primo provvedimento (AG 324, attuazione RED III) Legambiente chiede di mantenere un chiaro riferimento all’origine rinnovabile nelle certificazioni, evitando ambiguità generate dalla soppressione dell’aggettivo “verdi”, misura che incide sulla tracciabilità e sul valore di mercato dell’energia fotovoltaica contrattualizzata. Propone inoltre di alzare l’obiettivo nazionale da fonti rinnovabili dal 39,4% al 50% e di ripristinare l’obiettivo di riduzione delle emissioni, innalzandolo al 65% al 2030.
Per il comparto edilizio, l’associazione valuta positivamente l’introduzione di target specifici (quota FER edifici al 40,1% al 2030) e degli obblighi di integrazione delle rinnovabili anche per gli interventi di sola ristrutturazione dell’impianto termico con copertura minima del 20% dei consumi. Chiede però di eliminare il differimento di 180 giorni dell’entrata in vigore per evitare corse alla sostituzione delle caldaie pre-obbligo e suggerisce incentivi sulla quota eccedente il 20%, così da spingere ulteriormente l’elettrificazione e l’autoconsumo fotovoltaico.
Sul governo del territorio, Legambiente propone di trasformare le aree idonee dell’art. 20 del d.lgs. 199/2021 in aree di accelerazione, eliminando vincoli quali i limiti percentuali agli ampliamenti, per siti compromessi o ad alta pressione ambientale come cave dismesse, discariche, poli industriali, aree aeroportuali e fasce autostradali.
Sul secondo provvedimento (AG 332, correttivo al d.lgs. 190/2024) l’associazione individua alcuni interventi prioritari per la catena autorizzativa del solare. In primo luogo, chiarire in norma le definizioni di “fotovoltaico a terra” e “agrivoltaico” come sistemi distinti per applicazione, funzione e contesto, per evitare interpretazioni restrittive e conflitti regolatori a valle. In secondo luogo ribadire, in coerenza con gli obiettivi di riordino e semplificazione richiesti dal Pnrr, che Regioni e Comuni non possano imporre regimi più rigidi di quelli nazionali.
Legambiente chiede inoltre di considerare “aree di accelerazione” tutte le aree già definite idonee dall’art. 20, eliminando i limiti di potenza oggi previsti negli allegati del d.lgs. 190. La richiesta riguarda in particolare i tetti ai 5–15 MW per impianti in aree industriali, commerciali, discariche o cave esaurite, e il divieto di tecnologie diverse dal solare in tali siti. Per l’associazione, tutte le aree compromesse o ad alta pressione ambientale dovrebbero essere eleggibili senza soglie dimensionali arbitrarie.
Infine, sul piano procedurale, l’associazione chiede di preservare la natura di “procedimento unico” sia per la procedura abilitativa semplificata (PAS) sia per l’autorizzazine unica (AU), con acquisizione integrata di tutti i titoli, comprese le concessioni pubbliche e gli atti edilizi, e di definire in modo puntuale i casi in cui il titolo edilizio è effettivamente necessario, escludendo quelli in cui non lo è.
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