Quali sono oggi le batterie con l’impatto climatico più basso? A rispondere è Ollum, società italiana di consulenza ambientale e sostenibilità, che ha condotto un’analisi approfondita delle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) pubblicate sul portale EPDItaly nella categoria “sistemi di accumulo dell’energia”.
La premessa è questa: le batterie sono ormai una leva chiave della transizione energetica, essenziali per l’autoconsumo fotovoltaico, la stabilizzazione di rete e la mobilità elettrica. La loro produzione, tuttavia, comporta ancora un notevole utilizzo di materie prime e processi ad alta intensità energetica. In questo contesto, l’analisi condotta da Ollum consente di comprendere in quale misura le diverse tecnologie incidano sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita.
Lo studio mette a confronto le impronte di carbonio di diverse batterie, espresse in chilogrammi di CO₂ equivalente per ogni kWh immagazzinato, fornendo un benchmark aggiornato delle soluzioni disponibili sul mercato.
“Sono state confrontate le emissioni di CO₂ generate durante l’intero ciclo di vita delle diverse batterie, rapportandole all’unità funzionale di 1 kWh di energia accumulata, come previsto dalle regole di categoria (PCR), per capire quali risultano meno impattanti”, spiega Ollum, specificando che tutte le Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) analizzate fanno riferimento alla PCR EPDItaly007: Electronic and Electrical Products and Systems (Rev. 3.0), la cui sub-PCR EPDItaly021: Part B for Energy Storage definisce i criteri specifici di calcolo e confronto per i sistemi di accumulo di energia.
L’analisi, inoltre, ha considerato tutte le principali fasi del ciclo di vita dichiarate nelle EPD: produzione, distribuzione, installazione, uso e manutenzione e fine vita. “In questo modo è stato possibile valutare l’impatto complessivo delle batterie lungo l’intera filiera, dal processo produttivo fino al loro smaltimento o riutilizzo”, precisa Ollum.
Basate sull’analisi LCA (Life Cycle Assessment), le EPD rendono quindi confrontabili prodotti e tecnologie appartenenti alla stessa categoria, identificando con precisione le differenze di performance ambientale.
I tre modelli con la minore impronta di CO₂
Dall’analisi emergono tre aziende con performance ambientali ai vertici per efficienza climatica. La prima è l’italiana Zucchetti Centro Sistemi. La divisione “ZCS Azzurro” sviluppa sistemi di accumulo destinati principalmente al settore residenziale e terziario.
“I modelli Azzurro HV ZBT, modulari e basati su tecnologia al litio-ferro-fosfato (LFP), offrono capacità da 5 a oltre 20 kWh e sono progettati per ottimizzare l’autoconsumo di energia fotovoltaica. Secondo le dichiarazioni EPD analizzate, pubblicate tra maggio e luglio 2025, il loro impatto medio è di 139,4 kg CO₂ eq/kWh, paragonabili al tragitto Milano-Roma in auto andata e ritorno, uno dei valori più bassi tra quelli oggi disponibili sul mercato”, afferma Ollum.
Nell’elenco risulta anche la cinese Hefei Gotion High-tech Power Energy. Il sistema Air-cooled Cabin Energy Storage da 2,7 MWh mostra un valore di 145 kg CO₂ eq/kWh, risultato competitivo per impianti industriali a elevata potenza. Nel podio c’è un’altra azienda cinese: Sungrow Power Supply (Cina). Il suo modello ST5015UX per applicazioni commerciali e industriali utilizza celle LFP ad alta efficienza e registra un impatto medio di 213,5 kg CO₂ eq/kWh.
“Le differenze tra i modelli dimostrano quanto tecnologia, scala e gestione della filiera possano incidere sull’impronta climatica di un sistema di accumulo,” dichiara Saverio Lapini, CEO e Co-founder di Ollum. “L’adozione di standard comuni, come le EPD, consente oggi di confrontare in modo trasparente prodotti di diversa provenienza e individuare margini reali di miglioramento lungo il ciclo di vita.”
***modificato titolo
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