Secondo i dati raccolti e riportati da REF Ricerche, il nostro Paese ha vissuto due veri picchi nelle nuove installazioni: il primo tra 2009 e 2011, trainato dagli incentivi statali del Conto Energia, e il secondo tra il 2022 e il 2024 con la spinta del Superbonus 110 e del FER1. Basti pensare che la potenza degli impianti entrata in esercizio è cresciuta da 938 MW nel 2021 a 6.795 MW nel 2024, mentre il numero di impianti installati ogni anno è passato da 80.419 a 283.914 nello stesso triennio.
Questo dinamismo si riflette anche nella distribuzione degli incentivi: “La quota della potenza incentivata dal Conto Energia rispetto alla potenza totale fotovoltaica installata è scesa dal 95,7% del 2011 al 77,9% nel 2021”, confermando il sempre maggiore peso dei sistemi non incentivati nel parco nazionale.
Il modello trust
Il modello attualmente in vigore per la gestione dei pannelli fotovoltaici non incentivati prevede che venga accantonato un contributo economico, depositato in fondi di garanzia chiamati trust, che hanno lo scopo esclusivo di finanziare le operazioni di ritiro, trasporto, trattamento e smaltimento dei pannelli a fine vita. Tuttavia, secondo il dossier, questa modalità sta evidenziando criticità, in quanto le risorse accantonate potrebbero non essere sufficienti a coprire i reali costi di smaltimento.
Le simulazioni elaborate nello studio sono chiare: tra il 2025 e il 2050 si prevede la dismissione di circa 140 milioni di pannelli fotovoltaici non incentivati, con un costo totale di gestione stimato in oltre 762 milioni di euro, assumendo 250 euro per tonnellata come costo di riferimento per il trattamento. Questo scenario porta con sé una spinta verso la ricerca di nuove soluzioni che garantiscano sostenibilità e coperture finanziarie adeguate.
pv magazine Italia ne ha parlato con il Consorzio Erion WEEE che ha sottolineato come “il sistema di finanziamento della gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati, basato sull’accantonamento in un sistema di trust frammentario e di discutibile trasparenza di un contributo per ogni pannello immesso sul mercato, non potrà garantire il corretto trattamento di questi rifiuti. Il contributo unitario ‘segregato’ per ciascun pannello non è infatti sufficiente a coprire tutti i costi di gestione del pannello stesso”.
Il Consorzio Eroin WEEE evidenzia che lo Studio “La gestione nel rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento” realizzato dal Laboratorio Ref Ricerche impone una riflessione sulle modalità di finanziamento del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati, proprio ora che si può cogliere l’opportunità della Legge di Delegazione Europea 2024 che chiede al Governo di riordinare la disciplina nazionale relativa alla gestione dei pannelli fotovoltaici a fine vita e di adeguare il sistema finanziamento alla normativa europea.
“La gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è certamente l’aspetto più delicato del settore dei RAEE” – afferma Giorgio Arienti, Direttore Generale Erion WEEE. “Nei prossimi anni assisteremo a una crescita esponenziale delle quantità di pannelli che saranno dismessi: a ciascuno di questi pannelli è associato, in un trust di uno dei numerosi Consorzi RAEE, un contributo del tutto insufficiente ad assicurare una corretta gestione. Per evitare un disastro ambientale è indispensabile modificare al più presto la normativa”.
Il modello generazionale
Sulla base dello studio, il Consorzio Erion WEEE, per il tramite del suo Direttore Generale Giorgio Arienti, propone l’adozione del modello di finanziamento generazionale.
Il modello generazionale è già applicato con successo in altri comparti RAEE. Il principio è semplice quanto efficace: i produttori che immettono pannelli sul mercato in un determinato anno sostengono i costi dei rifiuti che si generano in quello stesso anno, creando così un equilibrio dinamico fra generazione di rifiuti e responsabilità economica. Questo modello, per la sua architettura, promette maggiore semplicità, trasparenza e copertura integrale dei costi di fine vita, oltre a una protezione ambientale più robusta.
Sono molteplici i benefici identificati nel passaggio al nuovo paradigma: una più equa ripartizione dei costi fra gli operatori, la copertura finanziaria proporzionata alle reali dinamiche di mercato, la possibilità di superare la segregazione preventiva di risorse e l’eliminazione dei rischi associati all’attuale sistema di trust, inclusa la dipendenza dai rendimenti finanziari degli stessi e la difficoltà di risalire sempre al produttore originario. Una riflessione che si apre non solo sulle esigenze italiane, ma sugli stimoli provenienti dalla revisione della Direttiva Europea RAEE, destinata a impattare significativamente sugli equilibri futuri del settore.
Le proiezioni della ricerca parlano chiaro: “Nel 2050 si stima che possano essere allacciati alla rete oltre 20 milioni di pannelli fotovoltaici” e “si assisterà a un incremento di quasi trenta volte nel numero di pannelli destinati alla dismissione ogni anno, passando da circa 427mila esemplari nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050”. Appare dunque evidente che il tema della sostenibilità nella gestione dei rifiuti fotovoltaici rappresenterà una priorità strategica per i prossimi decenni.
Infine, la recente Legge di Delegazione europea offre una finestra di opportunità per intervenire in modo strutturato sul finanziamento del settore, adeguando le policy italiane a una realtà sempre più articolata e dinamica.
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