Club deal BESS da 265 MW nel Sud Italia: business che funziona anche senza Macse e rendimento del 9%

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Oliverio & Partners (O&P), Miaenergia e SBV Holding hanno strutturato un club deal di investitori industriali per sviluppare, autorizzare e detenere un portafoglio di sistemi di accumulo utility scale stand-alone, per una potenza complessiva di 265 MW, in aree selezionate del Sud Italia.

pv magazine Italia ne ha parlato con l’avvocato Vincenzo Oliverio, Partner di Global Head of M&A And Capital Market di O&P.

“Miaenergia ha originato gli assets, quindi contratti preliminari sui terreni debitamente notarizzati e preventivo di connessione STMG accettato. Ha poi individuato, insieme ai Partner O&P e SBV Holding un gruppo di investitori industriali captive al fine di costituire un club deal teso a finanziare lo sviluppo e la successiva vendita del progetto, ovvero la sua realizzazione”.

Oliverio aggiunge che l’obiettivo finale è trattenere in portafoglio i futuri asset BESS una volta costruiti, creando così un veicolo “perpetual compounder” capace di garantire un IRR interno anno su anno del 9% in modalità unlevered.

Il legale ci ha spiegato perchè Miaenergia crede nel business anche senza tener conto delle future aste Macse, individuando sei asset fondamentali:

Il primo punto sono i fondamentali di mercato, quali volatilità e spread orari. “La crescita delle rinnovabili non programmabili, in particolare il fotovoltaico, aumenta le ore a prezzo molto basso o negativo e, allo stesso tempo, le ore serali di picco a prezzo elevato. Un BESS stand-alone monetizza esattamente questa volatilità: si carica quando l’energia costa poco e si scarica quando il sistema paga di più. Se gli spread medi tra ore di valle e ore di picco rimangono in linea con quelli osservati negli ultimi anni – e la penetrazione delle rinnovabili continua a crescere – la sola attività di arbitraggio può sostenere rendimenti unlevered dell’ordine del 9%, anche in assenza di aste Macse”.

Poi c’è la diversificazione dei flussi di ricavo, senza Macse. “Un BESS stand-alone può combinare diversi flussi di ricavo, anche al di fuori degli schemi regolati come il Macse e parlo di arbitraggio energia sui mercati day-ahead e intraday; servizi ancillari e di bilanciamento, dove disponibili; bilanciamento e ottimizzazione di portafogli rinnovabili (riduzione sbilanciamenti e penali) e contratti bilaterali con trader e utility per la fornitura di flessibilità e capacità”. Oliverio precisa che la combinazione di questi flussi consente di diversificare il rischio e costruire un profilo di ricavi sufficientemente stabile da sostenere un ritorno obiettivo del 9% unlevered senza dipendere dalle aste Macse.

Il terzo punto riguarda la flessibilità contrattuale e pricing power. L’avvocato spiega che un asset vincolato a uno schema regolato come il Macse è soggetto a requisiti stringenti di disponibilità, penalità e vincoli operativi. Un BESS stand-alone, invece, può spostarsi in modo dinamico tra mercati diversi e rinegoziare periodicamente i contratti bilaterali, catturando di volta in volta il segmento di mercato più remunerativo. “Questo grado di libertà ha un valore economico concreto e contribuisce al rendimento complessivo del progetto”.

Un altro punto è la dinamica di lungo periodo, che pone il BESS come infrastruttura necessaria. “Gli obiettivi di decarbonizzazione e di penetrazione delle rinnovabili fissati a livello europeo non sono compatibili con un sistema elettrico privo di storage su larga scala. La domanda di flessibilità è quindi strutturalmente crescente: ogni nuovo GW di rinnovabili intermittenti aumenta il fabbisogno di capacità di accumulo”.  La riflessione è quella di un BESS stand-alone ben posizionato in grado di entrare oggi in un mercato ancora caratterizzato da una carenza di flessibilità, “proprio questo lo squilibrio domanda/offerta che giustifica rendimenti reali interessanti, come un 9% unlevered”.

C’è anche da sottolineare la disciplina di Capex e costi in discesa, per cui i costi delle batterie (€/kWh installato) mostrano una tendenza strutturalmente decrescente nel medio periodo e le soluzioni tecniche sono sempre più standardizzate. “Un progetto stand-alone, non vincolato ai requisiti tecnici specifici delle aste Macse, può essere ottimizzato in modo più efficiente in termini di durata, taglia, layout, connessione, contratti EPC e O&M. Questo consente di comprimere il capex per MW/MWh, negoziare contratti O&M più snelli e migliorare l’IRR unlevered anche senza incentivi aggiuntivi”.

Infine, l’ultima riflessione è inerente al ruolo del Macse come optionalità e non presupposto. Oliverio conclude: “Nel nostro approccio, il modello economico del BESS è costruito in modo prudenziale, assumendo ricavi Macse nulli. L’eventuale partecipazione futura alle aste viene considerata come un’opzione: può migliorare il profilo rischio/rendimento e stabilizzare i flussi di cassa, ma non è necessaria per raggiungere l’IRR target del 9%”.

 

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