Nella prima rubrica per pv magazine Italia, Ludovica Terenzi, energy lawyer presso GreenSquare STA, dice che la reintroduzione dell’iperammortamento nel Disegno di Legge di Bilancio 2026 segna un momento importante nella politica industriale italiana. “Pur chiara nei principi, la norma presenta alcune criticità operative”, ha poi spiegato Terenzi.
“L’operatività del regime assume un virtuosismo di filiera e una capacità di pianificazione che di per sé rappresentano un rischio operativo e anche una complessità contrattuale” evidenziano Valeria Viti ed Elena Martignoni, rispettivamente partner e senior associate dello studio legale PedersoliGattai, in un’intervista rilasciata a pv magazine Italia
Per quanto riguarda il contributo, Pinzone sottolinea a pv magazine Italia che ogni progetto del 2025 riceve in media oltre 3,4 milioni di euro, contro 2,36 milioni nel 2024. La potenza totale e il contributo PNRR sono inferiori nel 2025 in relazione al minor numero di impianti.
Nelle graduatorie aggiornate pubblicate dal ministero risultano 747 progetti, tra aste e registri, ammessi a finanziamento
“Tra i quesiti messi in consultazione risulta esserci la richiesta di implementazione di criteri di incentivazione in linea con il Net Zero Industry Act nonostante ad oggi non siano previsti nella bozza di decreto oggetto di consultazione”, spiega Carlo Fonzi Cruciani, consultant di Key to Energy, a pv magazine Italia, aggiungendo che il cambio di paradigma è legato al fatto che non viene incentivato l’asset ma il profilo, tramite la somma di diversi asset fisici e virtuali.
Il decreto recepisce e integra le modifiche per evitare speculazioni da parte dei partecipanti
“Riguardo il provvedimento, la mia opinione personale è che il legislatore abbia voluto compensare il maggior costo dei moduli europei classe C (si pensi a 3Sun) con un alleggerimento formale, così da non penalizzarli, alla luce dell’attuale ingresso massiccio sul mercato italiano di prodotti “Made in EU” a basso costo, perlopiù commercializzati da noti marchi italiani ma provenienti dall’Europa dell’Est. Non si tratta tuttavia di un favoritismo: i moduli “C” restano più costosi e un vantaggio burocratico non altera gli equilibri di mercato. È, piuttosto, un bilanciamento tecnico”, ha detto Paolo Zucchetto, area manager Nord-ovest di Peimar, a pv magazine Italia.
Sulla piattaforma in scadenza al 31 dicembre, da venerdì scorso a ieri nuove 742 richieste per un valore complessivo di 231.084.152 euro.
Per definire le colture degli impianti agriPV bisogna considerare la filiera, la logistica, la capacità di acquisire, valorizzare e distribuire il prodotto. Lo ha detto Marco Scarpelli, General Manager di Innovo Agri, a pv magazine Italia. “Gli esempi possono riguardare colture cui corrisponde grande volume di domanda, adatte agli altrettanto grandi estensioni dell’agrivoltaico. Penso ai cereali o l’olivicoltura, specie quella intensiva. Al contempo c’è grande interesse per acquirenti di prodotti che beneficiano più direttamente della sinergia col fotovoltaico, penso ai piccoli frutti, a colture che richiedono molto acqua e piante officinali. Tutte colture ad alto valore aggiunto, che però si abbinano a marcati più propriamente di nicchia”.
Per la realizzazione di impianti a supporto del servizio idrico integrato di Livorno
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