Entro il 2026 in Italia 20.000 tonnellate di pannelli da riciclare

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Per adempiere ai propri obblighi, i produttori/importatori di moduli (ossia i primi soggetti che immettono i moduli nel mercato nazionale) devono iscriversi al registro AEE ed aderire ad un sistema collettivo/consorzio. I consorzi, secondo normativa debbono essere senza scopo di lucro, dotati di uno statuto approvato dal Ministero dell’Ambiente. I Consorzi debbono, inoltre, aderire al CDCRAEE, l’ente che regola la raccolta dei moduli del settore domestico nel circuito delle isole ecologiche e garantire l’accantonamento di parte del contributo versato dal produttore in un trust. Cobat RAEE è uno dei principali sistemi collettivi in Italia e fa parte della Piattaforma multiconsortile e multifiliera che si occupa, da oltre un trentennio, della gestione di prodotti giunti a fine vita. Oltre ai RAEE, infatti, Cobat gestisce batterie e accumulatori esausti, pneumatici fuori uso, materiali compositi e tessili giunti a fine vita.

pv magazine Italia: Sappiamo che in questo campo le leggi sono di centrale importanza. Quale il futuro scenario normativo? Cosa ci dobbiamo aspettare?

Da qualche tempo si ipotizza l’emanazione da parte del MASE del regolamento che normerà la preparazione per il riutilizzo dei pannelli fotovoltaici e che rappresenta un passaggio molto importante per rispettare la gerarchia europea dei rifiuti. Nel caso del pannello fotovoltaico, si tratterebbe di verificare se esso possa ancora essere utile, magari con un’efficienza minore, per altri impieghi.

pv magazine Italia: Quali i futuri tassi di crescita? Quanti pannelli verranno raccolti nei prossimi anni?

Considerando un’obsolescenza di circa 25 anni, da uno studio che come Cobat Raee abbiamo condotto, emerge che, tra il 2025 e il 2026 in Italia, si dovrebbe poter arrivare a raccogliere circa 20.000 tonnellate di pannelli giunti a fine vita. Si tratta di una stima che non tiene conto di variabili che potrebbero cambiare di molto lo scenario: per esempio, eventuali politiche statali di incentivazione per le rinnovabili potrebbero portare ad una prematura dismissione di alcuni impianti per favorirne versioni maggiormente performanti, provocando, di fatto, la necessità di gestire anzitempo il fine vita di una quantità potenzialmente importante di moduli.

pv magazine Italia: Quali sono le materie recuperate? Quali le parti più facili da recuperare?

Al termine del trattamento sviluppato da Cobat RAEE, si ottengono: vetro, polvere di silicio, metalli preziosi e plastica.

Per quanto riguarda il vetro, il materiale impiegato nei pannelli è di ottima qualità perché deve garantire la massima trasparenza per ottimizzare i raggi solari. Il vetro, che tramite il processo messo a punto da Cobat RAEE viene recuperato per oltre il novantacinque/novantasette per cento, è pulito, trasparente e può essere rivenduto in vetreria.

L’alluminio proveniente dalla cornice costituisce il quindici/diciotto per cento del peso totale del pannello e può essere rivenduto tale e quale.

Una volta terminato il processo, rimane una frazione minimale molto fine, una sorta di borotalco all’interno del quale si trovano silicio, metallo e residui vetrosi estremamente ridotti. Sono in corso degli studi per capire se e come è possibile valorizzare anche quest’ultima parte. In alcuni casi c’è la presenza di argento in quantità non trascurabili anche se trattasi di dati che variano a seconda della generazione, tipologia e marca del modulo.

pv magazine Italia: Quali sono i diversi tipi di trattamento?

Il trattamento di tipo meccanico è il più diffuso, ma esistono in fase sperimentale anche processi termici e chimici. Il processo di tipo meccanico messo a punto da Cobat RAEE e usato nei suoi tre impianti in Piemonte, Marche e Puglia – capaci dunque di coprire le esigenze sull’intero territorio nazionale – consente di recuperare una percentuale del pannello decisamente importante, ovvero il novanta/novantaquattro percento in peso.

Per mezzo della nostra tecnologia di trattamento, il pannello viene, per prima cosa, privato della cornice in alluminio, in seguito viene capovolto su di un nastro trasportatore. A questo punto il modulo, passando attraverso dei cilindri rotanti, viene abraso della parte di vetro che mantiene inalterate le proprie eccellenti qualità. Il resto del modulo fotovoltaico viene sottoposto a macinazione e le frazioni rame, alluminio e silicio vengono divise per granulometria e composizione.

Altri trattamenti meccanici provano a sfruttare modalità diverse. In Giappone e in alti Paesi europei, si sta sperimentando un sistema di separazione del vetro che scolli (prevalentemente tramite raggi infrarossi) la superficie trasparente dalla parte sottostante. Al momento non risulta una tecnologia particolarmente premiante, in quanto i parametri cambiano completamente in base allo spessore del modulo.

Oltre al trattamento meccanico, c’è quello chimico: una tecnologia, anch’essa ancora sperimentale, che ricorre a costosi e difficili bagni acidi.

Infine, esiste il trattamento termico: un apposito forno brucia le componenti plastiche all’interno del modulo, lasciando al trattamento le parti vetrosa e metallica, che – però – debbono essere separate. Un impianto a Mestre, sviluppato dal Gruppo Innovatec insieme a Veritas SpA, sta sperimentando proprio questa tecnologia. Questo trattamento consente di recuperare il vetro al cento per cento, che però deve essere successivamente pulito per ottenerne la massima purezza.

pv magazine Italia: Come funziona la raccolta al momento? 

I moduli giunti a fine vita vanno raccolti, trasportati, stoccati e conferiti all’impianto di riciclo autorizzato da raccoglitori in possesso delle autorizzazioni per il trasporto dei RAEE. In base al volere del legislatore, i moduli che derivano da impianti sotto i 10 kw sono considerati RAEE domestici e quindi la loro raccolta viene gestita tramite il circuito delle isole ecologiche comunali. Il privato cittadino o l’installatore che abbia l’iscrizione ad una specifica categoria dell’albo gestori ambientale, può trasportare i moduli derivanti da impianti sotto i 10 kw direttamente dall’impianto all’isola ecologica di riferimento. Viceversa, i moduli installati in impianti superiori ai 10 kw rientrano nei RAEE professionali e pertanto la raccolta di questi dispositivi a fine vita deve avvenire esclusivamente tramite aziende di raccolta autorizzate che al momento del ritiro rilascino un documento di trasporto rifiuti denominato “formulario”, garantendo la tracciabilità dalla raccolta dei moduli al conferimento nell’impianto di riciclo finale.

Per i moduli installati in impianti incentivati che sono giunti a fine vita e per i quali viene richiesto lo smaltimento al consorzio di adesione del produttore/importatore degli stessi, il GSE richiede inoltre un certificato di smaltimento che il consorzio deve rilasciare al proprietario dell’impianto per sua trasmissione al GSE stesso. In Cobat RAEE, per esempio, è il tool informatico ad uso dei proprietari che genera a valle delle operazioni di raccolta e riciclo gli attestati per il GSE, ottimizzando e velocizzando la prassi.

pv magazine Italia: Come si può aumentare l’efficienza della raccolta?

Allo scopo di facilitare e massimizzare la raccolta, Cobat RAEE ha adottato strumenti e misure sviluppati anche grazie al know-how acquisito nella lunga storia della Piattaforma Cobat. Nel caso specifico del fotovoltaico, lo studio della normativa e delle logiche del comparto ha portato Cobat RAEE a puntare dritto verso la digitalizzazione, creando un sistema informatico in cui è possibile registrare le matricole dei pannelli immessi nel mercato. Per un tracciamento ancora più efficace, grazie ad un tool integrato nel sistema, i pannelli possono essere geolocalizzati. Gli installatori/soggetti responsabili possono così elaborare agevolmente il certificato richiesto dalla Legge e – soprattutto – richiedere il ritiro dei moduli quando giunti a fine vita.

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