La transizione energetica è donna

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Per condurre una gestione sensata della casa, della famiglia e del lavoro, molte donne devono imparare a tenere insieme cura e creatività, senso del limite ed ambizioni. Tutti questi fattori e difficoltà, tuttavia, rappresentano una grande scuola di formazione per il settore delle rinnovabili, secondo quanto afferma Cristina Brandozzi, che attualmente lavora come Business Origination Manager presso Engie Italia. “Per sopravvivere a figli che crescono ed hanno bisogno di relazioni, ho imparato l’importanza dell’interconnessione”, ha dichiarato a pv magazine Italia. “Essere un Transition Maker vuol dire essere Caregiver, io la vedo così. La transizione energetica consiste nel passaggio da una cultura del dominio e dello sfruttamento ad una cultura della cura, della conservazione e del riuso”.

Il parallelismo tra la cura del pianeta, cioè tra l’etica della sostenibilità economica, sociale ed ambientale, e la cura del nucleo famigliare, comunque sia composto, sembra una cosa naturale. L’etica della sostenibilità si accompagna bene con la coscienza del limite: non si può sfruttare tutto per sempre, non si può avere tutto e subito. La coscienza e l’educazione a questo limite, nella mia personale esperienza, è maturata con il progredire della carriera e con l’evolvere di scelte personali e affettive con quelle professionali.

Secondo Brandozzi, è importante raggiungere i propri obiettivi, uno dopo l’altro, quando possibile e con le risorse a disposizione, imparando ad azionare le leve del freno e dell’acceleratore secondo i propri bisogni e desiderata, senza doversi adattare ad un programma pensato da altri in altri contesti. Per far sì che queste condizioni si possano materializzare è necessario metter sempre più energia rosa nella transizione verde.

“Per prendersi cura di un progetto, di una comunità locale, di tutti gli attori coinvolti in un nuovo impianto solare od eolico ci vuole tempo, attenzione, sensibilità,” sostiene Brandozzi. “L’approccio femminile al mondo del lavoro è strettamente legato ad una coerenza profonda tra valori, etica e professione specifica, che nel mondo delle rinnovabili vuol dire portare la coscienza del limite e della circolarità in un settore produttivo ancora prevalentemente maschile a livello direttivo e dirigenziale”.

Secondo Brandozzi, nella transizione energetica c’è un enorme potenziale lavorativo per le donne e per tutti quei lavoratori che sentano il bisogno di contribuire in modo esplicito a prendersi cura del pianeta e della crescita dell’umanità nel suo crescente fabbisogno energetico. “Si può essere ingegneri e tecnici o manager d’azienda anche per e con rispetto degli altri, dei carichi e dello scopo ultimo del lavoro”, sostiene Brandozzi. “Ma questa spinta potenziale si innesta in un settore energetico, ancora oggi, radicato in un modo di pensare il lavoro e le scelte di investimento basate sui criteri di massimo sfruttamento e di massimizzazione del risultato”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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