Solesca è una piattaforma software di progettazione solare lanciata circa un anno fa, che non ha nessun cliente in Italia, ma che sta cercando opportunità nella regione. La società ha sviluppato un software che modella il degrado e l’indisponibilità nei sistemi solari.
“Il nostro obiettivo è portare in Italia uno strumento di progettazione semplificato per aiutare gli sviluppatori a realizzare un progetto più accurato al primo tentativo. Trascurare gli aspetti più sfumati della degradazione o dell’indisponibilità può portare a una sottostima dei ritorni del progetto e a difficoltà nell’ottenere finanziamenti”, ha detto Samuel Schierloh, AD di Solesca, a pv magazine Italia.
Secondo Schierloch, l’Italia si sta muovendo principalmente verso progetti utility scale su terreni agricoli. L’AD ricorda che il 50% dei progetti in Italia è maggiore di 1 MW e l’80% dei progetti è SAT (Single Axis Tracker).
“Segnaliamo la facilità d’uso del nostro software per le altezze dei moduli dei progetti SAT (Single Axis Tracker), e FT (Fixed Tilt), con la possibilità di modellare e visualizzare facilmente l’agrovoltaico. Vediamo infatti un crescente spostamento verso l’agrivoltaico in Italia”.
Solesca dice di proporre un modello energetico che integra sia una gestione rivista della degradazione, applicata sul lato DC, sia una stima dinamica dell’indisponibilità. “Questo approccio consente di migliorare le previsioni di produzione fino all’1% rispetto ai modelli standard. Una differenza che può sembrare piccola, ma che ha un impatto rilevante nel lungo periodo, sia in termini di rendimento economico che di accesso a condizioni di finanziamento più favorevoli”.
Il degrado
I moduli fotovoltaici perdono efficienza nel tempo a causa dei continui cicli di riscaldamento e raffreddamento che colpiscono la loro struttura interna. Ma ciò che spesso si dimentica è che i moduli sono praticamente l’unico componente del sistema soggetto a degradazione: cablaggi, strutture e persino inverter e trasformatori mantengono le loro prestazioni nel tempo, o comunque hanno rendimenti stabili fino a fine vita. Eppure, nell’approccio tradizionale, si applica la percentuale di degradazione sull’uscita AC del sistema, e non sul lato DC, dove effettivamente si verifica la perdita. Questo porta a un errore sistematico, soprattutto negli impianti con rapporti DC/AC elevati, dove entra in gioco il fenomeno del clipping, ovvero il taglio della potenza in eccesso in ingresso rispetto alla capacità dell’inverter.
Degradare direttamente il valore AC implica perdere anche parte dell’energia che in realtà sarebbe già stata “tagliata” dall’inverter, portando così a una sottostima della produzione reale. Applicando invece la degradazione sul lato DC e poi simulando il clipping, si ottiene una previsione energetica più accurata: secondo alcuni test, la differenza tra i due metodi può arrivare fino al 3,8% in più di energia prodotta.
L’indisponibilità del sistema
Tradizionalmente considerata come un valore fisso e costante anno dopo anno, l’indisponibilità del sistema è in realtà molto più dinamica, spiega la società.
“I nuovi dati forniti da DNV, società indipendente di assicurazione e gestione del rischio, sono basati su dieci anni e mostrano come nei primi anni – soprattutto durante il commissioning e l’avvio – l’indisponibilità sia maggiore. In seguito, il valore si stabilizza, ma torna ad aumentare intorno all’ottavo o nono anno, quando gli inverter iniziano a raggiungere la fine del loro ciclo di vita e richiedono interventi o sostituzioni. A questo si aggiunge il fatto che gli impianti superiori ai 10 MW e quelli montati su inseguitori solari presentano in media un 0,5% di indisponibilità in più, proprio per la complessità meccanica di questi sistemi”.
Un approccio alternativo modella l’indisponibilità tenendo conto di queste variabili: maggiore nei primi anni, in crescita con l’invecchiamento degli inverter, ma in calo dopo la loro sostituzione (che in molti modelli avviene indicativamente al 12° e al 25° anno).
“Naturalmente, nella fase avanzata della vita dell’impianto, si presume anche un progressivo aumento di guasti e malfunzionamenti minori, che si traducono in un ulteriore incremento dell’indisponibilità”.
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