pv magazine Italia ha sentito Alessio Pinzone, AD di ResFarm, sulla richiesta avanzata in questi giorni da una serie di investitori di posticipare i termini ultimi per l’allaccio dei progetti agrivoltaici che rientrano nel bando Agrivoltaico. Secondo Pinzone, circa il 66% dei progetti seguiti da ResFarm è a rischio. Entro fine settimana dovrebbero arrivare novità, anche perché fine mese è il termine ultimo per uscire dal bando con fondi PNRR. Il dato è in linea con quanto detto a pv magazine Italia da Alessandro Migliorini a marzo.
Lei scrive che, per evitare l’arresto degli investimenti agrivoltaici, è cruciale aprire un tavolo di confronto tempestivo con il Ministero allo scopo di prorogare le scadenze: 31 ottobre 2026 per la fine lavori e 31 dicembre 2027 per la connessione. Cosa succederebbe poi se, a fine dicembre 2027, un progetto assegnatario del bando non dovesse ricevere la connessione? Di chi sarebbe la responsabilità?
La responsabilità, sebbene la connessione sia un processo in mano al distributore o all’ente di trasmissione, resterebbe in capo all’IPP/investitore che perderebbe il 40% a fondo perduto e la tariffa. Chiaramente fa parte di un rischio imprenditoriale che oggi gli investitori si prenderebbero se gli fosse concesso la proroga delle date come richiesto e come già concesso su altri bandi PNRR (eg le CER).
Quali sarebbero le opzioni per procedere con il bando ma allo stesso tempo assicurarsi che non ci siano frodi? Come sostenere progetti agrivoltaici di qualità, funzionali anche a promuovere la ricerca sull’agrivoltaico (avanzato)?
Attualmente le norme tecniche definiscono tutta una serie di controlli e di monitoraggi obbligatori. Vista la natura innovativa di queste installazioni il GSE inizierà i controlli dal 6° anno in poi, anche se ogni anno sarà obbligatorio per l’IPP redigere un report firmato da un agronomo che descrive le operazioni colturali e la produzione riscontrata. I dati di produzioni verranno poi inviati al RICA (indagine campionaria svolta in tutti gli Stati dell’Unione Europea) in modo che anche il GSE possa controllare.
Lei parla del fatto che molti progetti che sono per ora assegnatari del bando agrivoltaico non verrebbero portati avanti nel caso non avessero accesso a questi fondi. Ho sentito contemporaneamente che molti di questi progetti potrebbero procedere per altre vie (per esempio FerX). Potrebbe spiegare quanti di questi progetti salterebbero senza fondi?
Si tratta principalmente dei progetti più grandi che hanno delle possibili problematiche nel termine del secondary permitting e con connessioni in alta tensione spesso molto complesse (con sottostazioni da costruire e km di linea da realizzare).
E quanti dei progetti che state seguendo (che in totale lei riporta essere il 40% dei progetti che hanno richiesto accesso ai finanziamenti del PNRR per l’agrivoltaico), stanno considerando di uscire dal bando agrivoltaico? Si sentono percentuali che vanno dal 20 al 70%. Lei cosa dice?
Ad oggi come ResFarm stiamo seguendo circa 750 MW di progetti. Di questi potrebbero essere a rischio circa 500 MW
Madreterra, attraverso Pietro Branchi, spiega che la semina avviene in inverno e che il termine ultimo per l’allaccio (inizio estate 2026) rappresenterebbe un problema per la parte agricola. Cosa vuol dire? Che i progetti potrebbero rischiare di perdere i contributi?
Per le specifiche tecniche l’attività agricola deve essere iniziata anche se il GSE prevede che per i primi 5 anni ci sia un periodo intermedio di aggiustamento delle produzioni. Terminare un cantiere nell’estate 2026 e seminare nel periodo invernale significa tuttavia avere una produzione quasi nulla per il primo anno. Portare il termine dei lavori ad ottobre, invece che giugno 2026, sarebbe maggiormente allineato alle esigenze agricole
Alessandro Migliorini spiega poi che rimane la questione di gestione dei rapporti con l’UE. Cosa proponete? L’Italia dovrebbe utilizzare i fondi PNRR entro il 31 dicembre 2026. Cosa vuol dire? Le deroghe dovrebbero arrivare da Roma o da Bruxelles? Chi assicurerebbe l’ottemperanza delle regole europee?
Da come abbiamo inteso la rendicontazione dei fondi PNRR dovrebbe concludersi a fine 2026. Questo significa che una proroga a fine ottobre 2026 darebbe la possibilità al GSE di avere due mesi per un controllo ed invio della documentazione a nostro parere sufficiente. Le deroghe per il cambiamento da connessione a fine lavori dovrebbe arrivare dall’Europa mentre il posticipo della data ad ottobre non ci è chiaro: non sappiamo se sia una questione gestibile a livello nazionale.
Quali sono i problemi in termini finanziari? Le scadenze e le difficoltà in termini di tempistiche di cui sopra potrebbero diminuire la propensione degli istititui di credito di intervenire? Lo state già notando? Questo potrebbe voler dire che un progetto già rientrato nel bando potrebbe non ricevere i necessari finanziamenti?
Stiamo notando molta difficoltà nell’accesso al credito sia per i ritardi del GSE (ad oggi non è ancora arrivato l’atto d’obbligo) sia per la difficoltà degli istituti di credito a comprendere tale tecnologia e analizzare tutti i vari rischi soprattutto legati al mondo agricolo e alla controparte. Come ResFarm siamo stati coinvolti in molte operazioni dove la banca era bloccata per diverse domande sulle tematiche agricole poiché sono temi che ad oggi gli advisor standard non conoscono in quanto molto settoriali. Se a queste complessità si aggiunge anche il fatto che le scadenze sono molto strette chiaramente il rischio di non venir finanziati è molto alto.
Se non sbaglio i progetti che decidono di uscire dal bando agrivoltaico hanno fino a fine mese per comunicarlo. Giusto? Cosa percepite a riguardo? Ci dobbiamo aspettare qualcosa nei prossimi giorni?
Molti soggetti si stanno preparando a lasciare se non dovesse arrivare nulla questa settimana. Sarebbe una grandissima perdita considerando che parliamo dei progetti più grandi e quindi anche quelli che avrebbero fatto scuola per tutto il mondo agrivoltaico a livello nazionale.
Quando dovremmo/potremmo aspettarci maggiori informazioni su eventuali nuove scadenze?
Da quanto abbiamo letto il ministero ha inviato a metà maggio le richieste di modifica all’Europa con l’obiettivo di ricevere una risposta per fine giugno. Tuttavia tali tempistiche non si sposano con le necessità degli IPP. A fine maggio infatti scadono i 6 mesi dalla data di pubblicazione dei risultati che è anche la data ultima per decidere se rimanere o uscire dal PNRR. È quindi necessario un intervento immediato da parte del governo.
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