Dall’Università una guida per le CER. “In Italia occorre ripensare i piani regolatori urbani”.

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La transizione energetica è un percorso che necessita di soluzioni tecnologiche e di visioni condivise, normative solide e modelli gestionali efficaci. È in quest’ottica che si inserisce la recente pubblicazione scientifica pubblicata su Building and Environment dal titolo “Ten questions concerning renewable energy communities”.

Si tratta di uno studio multidisciplinare frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi di Catania e l’Università degli Studi del Sannio, che ha l’ambizione di essere, come lo definiscono gli stessi autori intervistati da pv magazine Italia, “una guida consultabile da più punti di vista”, utile a professionisti, accademici e decisori politici.

Alla base dello studio c’è un legame personale e professionale di lunga data tra i gruppi di ricerca di Fisica Tecnica Industriale guidati dai professori Maurizio Sasso (Università degli Studi del Sannio) e Alberto Fichera (Università degli Studi di Catania); una sinergia sviluppata nel tempo, iniziata oltre vent’anni con una bella amicizia e consolidata attraverso una serie di ricerche parallele e complementari. “Abbiamo cominciato a confrontarci sul tema della condivisione dell’energia almeno dieci anni fa”, racconta Fichera, “noi ci siamo concentrati più sugli aspetti gestionali e di processo, loro su quelli tecnologici. Questo lavoro è stato il punto d’incontro”.

Il cuore dello studio si sviluppa attraverso un framework basato su dieci domande chiave, pensate per affrontare il tema delle comunità energetiche da ogni angolazione: normativa, tecnologica, gestionale e sociale. Un approccio volutamente didattico e strutturato, che offre ai lettori una bussola per orientarsi nella complessità di un fenomeno che sta prendendo forma, ma che ha ancora molti nodi da sciogliere.

Tra i principali aspetti affrontati ci sono la definizione giuridica e il quadro normativo europeo e nazionale; le tecnologie abilitanti, in primis gli impianti da fonti rinnovabili; la questione della flessibilità energetica e dell’ottimizzazione dei flussi; l’identificazione delle tipologie di utenti coinvolgibili; i futuri sviluppi, tra cui il sector coupling e i Positive Energy Districts e l’analisi dell’impatto in relazione agli SDG (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030.

“Abbiamo voluto mettere a sistema tutto il nostro background scientifico”, spiega Chiara Martone, “e supportato diversi iter costitutivi di comunità energetiche reali”, aggiunge Rosaria Volpe.

Per chi opera nel settore fotovoltaico, le comunità energetiche rappresentano un passaggio decisivo verso una maggiore penetrazione delle rinnovabili. Ma, come sottolineano gli autori, richiedono un livello di gestione e coordinamento ben più complesso rispetto agli incentivi del passato. “Oggi non basta più installare un pannello”, osserva Fichera. “Serve un’infrastruttura di comunicazione smart, un sistema di gestione condivisa e una regolamentazione capace di accompagnare il cambiamento”.

La fotografia attuale – come indicano i dati GSE – mostra che, nonostante l’entusiasmo, il numero delle comunità energetiche in Italia resta molto contenuto. Tra gli ostacoli principali ci sono i limiti normativi, difficoltà gestionali, specie nei piccoli comuni privi di competenze tecniche e risorse e scarsa chiarezza nella governance, che rende arduo l’autogoverno delle CER.

Per superare questi limiti, i ricercatori propongono una riflessione ambiziosa: “Perché non ripensare i piani regolatori urbani”, suggerisce Fichera, “in modo che prevedano già alla base la nascita e la gestione di comunità energetiche attraverso incentivi, procedure snelle e meno vincoli?”.

Il lavoro si conclude con uno sguardo verso il futuro, ponendo le CER come fattori abilitanti per le politiche energetiche più avanzate: dai distretti energetici positivi alle 100 Climate-Neutral Cities dell’Unione Europea, fino all’integrazione con il settore industriale e lo sviluppo della simbiosi energetica. Il messaggio finale è chiaro: le comunità energetiche sono uno strumento potente, ma serve ancora molto lavoro per renderle efficaci, scalabili e durature. “Il nostro contributo vuole essere una piattaforma su cui costruire», dicono in coro i tre studiosi, “un punto di partenza per chi vuole capire, progettare o semplicemente partecipare a un modello energetico più giusto e condiviso”.

***L’articolo è stato cambiato in data 15 luglio 2025 con il corretto link al Paper

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