Un terzo della crescita del PIL europeo è dovuto alle energie rinnovabili

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Il mondo è sul punto di compiere un importante passo avanti nella transizione rapida e diffusa da sistemi energetici dominati dai combustibili fossili a sistemi dominati da energie rinnovabili a basso costo e di provenienza locale. Tuttavia, cogliere questa opportunità non è scontato, poiché permangono notevoli barriere e ostacoli politici ed economici. Ciò si riflette nel recente rapporto delle Nazioni Unite Seizing the moment of opportunity: Supercharging the new energy era of renewables, efficiency, and electrification: il calo dei costi del solare fotovoltaico e dell’eolico li ha resi le fonti di elettricità in più rapida crescita nella storia, e la loro diffusione ha ora superato quella dei combustibili fossili nel settore elettrico.

Tra il 2015 e il 2024, la capacità elettrica globale annuale delle rinnovabili è aumentata di circa 2600 GW (140%), mentre quella dei combustibili fossili è aumentata di circa 640 GW (16%). Di conseguenza, le quote dei combustibili fossili e delle fonti rinnovabili nella capacità elettrica installata a livello globale sono ora quasi 1:1.

Nel 2024, le rinnovabili rappresenteranno il 92,5% di tutta la nuova capacità elettrica aggiunta e il 74% della crescita della generazione elettrica.

In termini di produzione annuale di elettricità a livello mondiale, le energie rinnovabili sono aumentate di 4470 TWh (81%), mentre i combustibili fossili sono aumentati di 2150 TWh (13%).

Gli investimenti annuali globali in energia pulita hanno superato per la prima volta i 2.000 miliardi di dollari nel 2024, dopo aver superato per la prima volta quelli per i combustibili fossili nel 2016. I posti di lavoro nel settore dell’energia pulita ammontavano a 34,8 milioni nel 2023, di cui 16,2 milioni nelle energie rinnovabili.

Gli autori del rapporto ritengono che l’energia solare, eolica e i veicoli elettrici abbiano irreversibilmente superato un punto di svolta positivo e siano entrati in un circolo virtuoso di riduzione dei costi e di adozione diffusa.

Economia delle rinnovabili

Di conseguenza, sta emergendo una nuova economia dell’energia pulita che contribuisce alla crescita del prodotto interno lordo (PIL) e crea posti di lavoro, aiutando al contempo a disaccoppiare la crescita dalle emissioni.

Nel 2023, il settore delle rinnovabili ha contribuito all’economia globale con circa 320 miliardi di dollari, pari al 10% della crescita del PIL mondiale e a quasi un terzo di quella dell’Unione Europea.

Nel 2024, il settore delle energie pulite rappresenterà il 10% dell’economia cinese e guiderà un quarto della crescita del PIL del Paese.

Ma i vantaggi di un’accelerazione della diffusione delle rinnovabili non sono solo economici: accelerare la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili porta innumerevoli benefici sociali ed economici, che gli autori del rapporto elencano.

In particolare, le rinnovabili possono migliorare l’accesso all’energia, l’accessibilità economica e la sicurezza. Circa il 74% della popolazione mondiale vive in Paesi che sono importatori netti di combustibili fossili e la dipendenza da queste importazioni espone i Paesi alla volatilità dei prezzi, alle interruzioni delle forniture e all’instabilità geopolitica.

Sono anche più economici. Le Nazioni Unite stimano che, nel 2023, il 96% della capacità solare fotovoltaica ed eolica terrestre di nuova installazione avrà costi di produzione dell’energia più bassi rispetto ai nuovi impianti a carbone e a gas, e circa il 75% dei nuovi impianti eolici e solari fotovoltaici offrirà energia più economica rispetto agli impianti a combustibili fossili esistenti in tutto il mondo.

In particolare, il costo medio globale della produzione di energia solare fotovoltaica è stato del 41% inferiore a quello delle centrali a combustibili fossili, con un prezzo di 4,3 centesimi di dollaro per kWh nel 2024.

Inoltre, in media, i tempi di realizzazione dei progetti solari fotovoltaici ed eolici onshore vanno da uno a tre anni, mentre per le centrali elettriche a carbone e a gas possono essere necessari cinque anni o più e per le centrali nucleari tra i 10 e i 15 anni.

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