Seconda asta FerX, tre punti di vista: la misura è apprezzata, ma non da tutti

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Fimer sta avvertendo un forte interesse legato al FerX legato all’asta da 1.6 GW che prevede utilizzo di inverter non “China Origin”.

“Il forte interesse è legato al fatto che i nostri inverter sono Made in Italy e quindi rispondo alla condizione no China origin”, ha detto la società a pv magazine Italia, aggiungendo che sta ricevendo un “interesse del 30% maggiore rispetto a prima”.

Fimer, che vuole mantenere il core business nel solare con la gamma si di inverter di stringa (prodotti in Italia) e gli inverter centralizzati (prodotti nello stabilimento in India), riporta comunque un aumentato interesse anche in altri Paesi, sia europei che non, rilevando la maggiore crescita in Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna.

Fimer sta anche lavorando a nuove soluzioni di inverter, ibridi o battery-ready, visto il forte focus sull’integrazione con sistemi di accumulo, sia residenziali che commerciali. Riporta anche di puntare su piattaforme di controllo e diagnostica predittiva.

“Le prime novità arriveranno già entro i prossimi mesi, con un rilascio progressivo che ci consentirà di rispondere alle diverse esigenze dei segmenti residenziale, commerciale e utility scale”, ha detto Fimer, ricordando di avere già in portafoglio diversi prodotti dai 10 ai 33 kW che si adattano all’agrivoltaico. “Ciononostante stiamo attivamente lavorando per estendere anche quella che è la gamma di inverter ibridi”.

Coriglioni: prezzo di chiusura potrebbe della seconda asta potrebbe essere più alto

La seconda asta potrebbe essere meno competitiva, spiegano diversi analisti a pv magazine Italia.

Nella seconda asta il prezzo di chiusura potrebbe essere più alto della prima, per un paio di ragioni diverse. Anzitutto, il requisito di componentistica europea rischia di restringere fortemente il campo dei potenziali partecipanti; in secondo luogo, il livello di costo medio dei progetti in grado di rispettare questo requisito è necessariamente più elevato, portando ad offerte mediamente più alte in media rispetto alla prima asta”, ha detto Matteo Coriglioni, head of Italy presso Aurora Energy Research.

L’analista ricorda però che la prima FerX, già in corso, è senza dubbio una procedura molto competitiva, che vede la partecipazione di operatori di diverse taglie e nazionalità. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei progetti, il Sud Italia è preponderante, con una particolare concentrazione in Sicilia.

“Più del doppio della capacità messa a disposizione dall’asta ha manifestato interesse a partecipare: anche assumendo che la partecipazione finale si riduca in qualche misura, inevitabilmente gli operatori dovranno presentare delle offerte competitive per assicurarsi un contratto, portando quindi a prezzi di chiusura anche al di sotto del prezzo inferiore di esercizio”.

Per i progetti che perderanno la prima asta le opzioni sono essenzialmente tre, spiega Coriglioni: archiviazione del progetto, aspettare il 2026 per le nuove aste,  esplorare il mercato per strumenti privati di garanzia sui ricavi, che sostituiscano il contratto Fer X nel garantire la bancabilità del progetto, da affiancare a un grado di esposizione merchant. 

Terrawatt: sarà possibile finanziare progetti senza pannelli tier 1?

Non tutti gli investitori però sono entusiasti della misura.

“Al momento capiamo che il governo sta cercando di incentivare l’acquisto di componentistica non Cinese. Non è chiaro bene quale sia il ragionamento dietro a questo meccanismo specifico, dato che a) non sembra incentivare ne componenti italiani ne europei, quindi si può tranquillamente acquistare da compagnie americane o indiane, b) è una porzione molto piccola del Fer X e quindi è improbabile che questo abbia un effetto particolarmente grande sulla domanda per la componentistica non-cinese, e c) non è detto che il prezzo più alto di asta sia appetibile agli operatori, dato che i progetti realizzati con pannelli non tier 1 saranno molto più difficili da finanziare”, ha detto a pv magazine Patrizio Donati, AD di Terrawatt.

Donati sottolinea che, al momento, l’Unione europeanon ha le capacità di competere in maniera significativa con i pannelli cinesi, sia da un punto di vista di materie prime, che di lavorazione/assemblaggio e di volume di pannelli.

Terrawatt, che non ha progetti che partecipano all’asta Fer X in quanto procede con impianti “in accesso diretto sotto il MW”, sottolinea però che alcuni progetti potrebbero ritirarsi dalla prima asta Fer X per partecipare alla seconda asta Fer X, magari cambiando i pannelli.

“Dipende, se l’aggravio di costo non è troppo e il progetto resta finanziabile, potrebbe avere senso per un operatore fare il cambio. Il vero rischio resta sulla garanzia”.

Donati poi conclude ricordando che, normalmente, le banche finanziano i progetti che hanno pannelli tier 1.

“Raramente finanziano fuori tier 1 nella nostra esperienza”, ha detto l’AD di Terrawatt.

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