La startup che con il suo pannello “foglia” triplica l’energia solare e produce idrogeno a 1 €/kg

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La startup pugliese Green Independence si basa sulla New Artificial Leaf (NAL), un pannello solare multifunzionale che, secondo quanto riportato, sfrutta tre volte l’energia solare rispetto a un pannello fotovoltaico convenzionale, risparmia venti volte l’energia necessaria per la desalinizzazione convenzionale dell’acqua e riduce il costo della produzione di idrogeno verde a 1€/kg.

pv magazine Italia ha intervistato Alessandro Monticelli, CEO e Founder di Green Independence.

Come è nata l’idea dietro alle quinte della startup?
Tutto ha avuto inizio durante il mio percorso accademico negli Stati Uniti, dove ho conosciuto i primi studi sulla “foglia artificiale, un dispositivo capace di imitare la fotosintesi per generare idrogeno dall’energia solare. Quel principio, affascinante nella sua semplicità, è diventato la scintilla che ha alimentato l’ambizioso progetto di Green Independence: liberare il mondo dalla dipendenza del carbon fossile e aprire una nuova era in cui tramite sole e acqua possiamo fornire energia a tutti, in maniera accessibile e sostenibile.

Come è poi nata concretamente l’azienda?
Tornato in Italia, ho voluto trasformare quella visione in una tecnologia concreta, capace di rispondere alla sfida globale di trasformare il concetto di Artificial Leaf in una tecnologia in grado di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, offrendo soluzioni energetiche locali, modulari e rigenerative. Così è nata Green Independence: non come una semplice startup, ma come un’azienda che può riconvertire infrastrutture e realtà energeticamente improduttive o inquinanti in piattaforme verdi in grado di essere centrali nella riqualifica di quei territori che oggi sono più fragili e marginalizzati. Abbiamo scelto di partire da Brindisi, nel cuore del Sud Italia, proprio per dimostrare che la transizione energetica può e deve generare valore nei territori più periferici, non solo nei grandi hub industriali. Oggi quella visione si concretizza nella nostra NAL una tecnologia protetta da brevetti internazionali che integra produzione solare, trattamento dell’acqua e idrogeno verde, tutto in maniera decentralizzata.

Qual è la visione a lungo termine di Green Independence ?
Vogliamo accelerare la nascita di un modello distribuito di indipendenza funzionale,
dove ogni comunità, azienda o infrastruttura possa auto-produrre energia, acqua e idrogeno direttamente in loco, senza dipendere da reti centralizzate o da supply chain complesse e condividere il surplus della sua produzione con un ritorno adeguato.

Come funziona, nel dettaglio, la tecnologia NAL?
Si tratta di una tecnologia brevettata che nasce dall’integrazione di due moduli distinti e complementari: Soleidon e ECM (Electrochemical Module). Insieme, questi due elementi formano un sistema off-grid capace di produrre energia elettrica,
acqua purificata e idrogeno verde — tutto in un unico sistema modulare e off-grid. Soleidon è un prodotto a sé stante: un pannello fotovoltaico multifunzionale che integra un processo brevettato di desalinizzazione termica a membrana (TMD). Utilizzando il calore che normalmente verrebbe dissipato dal modulo solare, Soleidon riesce a purificare acqua marina o reflua senza consumare energia elettrica esterna. Il risultato è duplice: produzione di energia solare e rigenerazione idrica in un unico dispositivo, con un rendimento che può arrivare fino a 100 kWh di energia per ogni metro cubo di acqua trattata; un’efficienza sistemica circa 20 volte superiore rispetto all’osmosi inversa. È una soluzione autonoma, deployabile in contesti agricoli, industriali, portuali o rurali.
ECM (Electrochemical Module) è invece un elettrolizzatore avanzato a membrana anionica, progettato per funzionare direttamente con l’energia e l’acqua fornite da Soleidon. Con bassi requisiti di pressione e temperatura, e senza l’uso di metalli rari,
il modulo ECM produce idrogeno verde a un costo competitivo (<1 €/kg) e in totale indipendenza dalla rete elettrica o idrica.
Il sistema funziona in modo completamente off-grid, è scalabile, adattabile e adatto a contesti diversi: industriali, agricoli, infrastrutturali, urbani o rurali. È una tecnologia pensata per abilitare la produzione locale di risorse essenziali con impatto immediato sul piano energetico, ambientale e sociale.

Quali sono i principali vantaggi?
A differenza dei sistemi convenzionali che trattano separatamente energia, acqua e idrogeno, noi massimizziamo l’uso del sole in
un ciclo completo: recuperiamo fino all’80% del calore normalmente sprecato, riduciamo le perdite e moltiplichiamo la produttività per unità di superficie. Rispetto all’osmosi inversa, che consuma circa 5 kWh per ogni m³ d’acqua producendo salamoie inquinanti, Soleidon genera lo stesso volume d’acqua senza consumi, anzi: nello stesso tempo il pannello continua a produrre circa 100 kWh netti di elettricità. Sul fronte idrogeno, gli elettrolizzatori centralizzati sprecano fino al 70% dell’energia nei picchi solari e attingono alla rete di notte, con OPEX che incidono fino al 50% del costo finale. Con il nostro accoppiamento diretto 1:1 al fotovoltaico, invece, utilizziamo tutta l’energia solare di giorno e ci spegniamo di notte senza costi aggiuntivi, dimezzando gli OPEX. In più, la NAL riduce drasticamente i CAPEX grazie a un design modulare a basse pressioni e temperature, che utilizza materiali comuni come acciaio e nichel al posto di metalli nobili. È una tecnologia decentralizzata, flessibile e off-grid, adatta a contesti industriali, agricoli e
urbani. Il risultato è un LCOH (Levelized Cost of Hydrogen) vicino a 1 €/kg, contro i 7–12 €/kg dei sistemi tradizionali, senza sprechi né emissioni legate al trasporto dell’idrogeno. In sintesi, mentre le tecnologie convenzionali consumano energia per produrre acqua o idrogeno, noi li produciamo simultaneamente in un unico pannello, trasformando due sfide globali – scarsità idrica e intermittenza delle rinnovabili – in un’unica soluzione scalabile e sostenibile.

Quali sono state le principali sfide tecniche affrontate durante lo sviluppo di NAL?
Lo sviluppo della nostra tecnologia non è stato lineare. All’inizio, NAL era concepito come un sistema che integrava fotovoltaico ed elettrolisi: producevamo energia solare e la utilizzavamo per generare idrogeno verde. Tuttavia, una critica molto puntuale da parte di
alcuni investitori e partner ci ha spinto a rimettere tutto in discussione: “Dite di voler produrre idrogeno in maniera decentralizzata, ma da dove prendete l’acqua, soprattutto in contesti isolati o aridi?”. Da lì è nata la vera svolta tecnologica: abbiamo capito che per essere coerenti con la nostra visione di autonomia energetica, dovevamo risolvere anche il problema dell’acqua. Così abbiamo sviluppato Soleidon, un modulo che recupera il calore residuo del pannello solare per desalinizzare acqua marina o depurare acque reflue, rendendo il processo addirittura positivo dal punto di vista energetico. La sfida principale rimane tuttavia mantenere i target cost bassi per garantire l’LCOH di 1€/kg: la scelta dei materiali, delle tecnologie di produzione e l’ottimizzazione del profilo
energetico sono cruciali, i risultati sono incoraggianti ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

Avete collaborato con istituzioni accademiche o altre aziende?
Sì, fin dall’inizio abbiamo adottato un approccio aperto alla collaborazione con attori strategici, sia accademici che industriali. A livello scientifico, abbiamo avviato le prime validazioni tecnologiche in partnership con il Politecnico di Torino, con cui abbiamo una
partnership pluriennale attiva e abbiamo portato avanti analisi funzionali e ottimizzazioni tecnologiche.
Sul fronte industriale, collaboriamo attivamente con Athena, CETMA e 3Motive, che ci supportano in fasi cruciali dello sviluppo tecnologico e della prototipazione avanzata. Queste collaborazioni ci permettono di integrare competenze complementari in ambiti come materiali innovativi, testing meccanico e design industriale, contribuendo a rendere la nostra soluzione sempre più robusta e scalabile. In parallelo, abbiamo raccolto 20 lettere di interesse (LOI) da parte di player di primo piano come Enel, ENI, Snam, Siram Veolia e Acquedotto Pugliese, che stanno seguendo da vicino l’evoluzione del nostro prodotto con l’obiettivo di esplorarne l’applicabilità nei rispettivi settori.

Avete in programma ulteriori round di investimento o partnership?
Sì, il nostro piano di sviluppo prevede un Seed Round da 7 a 12 milioni di euro in due tranche: una prima da 2 milioni entro la fine del 2025 e una seconda da 5-10 milioni nel 2026. Questo capitale ci permetterà di co-finanziare fino a 27 milioni di euro di grant
pubblici, sfruttando un modello di leverage 1:3 tra capitale privato e fondi pubblici già approvati o in fase di richiesta tramite bandi dedicati. In totale, quindi, il piano prevede fino a 39 milioni di euro di capacità di investimento complessivi. L’elemento distintivo del
nostro approccio è la garanzia di un rapporto diretto tra capitale raccolto e capacità effettiva di spesa: se la componente pubblica del piano di investimento non viene approvata, l’investitore non è obbligato a versare il capitale, riducendo significativamente
il rischio iniziale. In parallelo, stiamo rafforzando il nostro network di partner industriali e tecnologici per accelerare l’ingresso sul mercato europeo e costruire una supply chain solida. Le partnership strategiche sono una leva chiave non solo per scalare più rapidamente, ma anche per validare la tecnologia in applicazioni concrete, dai porti agli impianti industriali.

Qual è la stima del ritorno di investimento?
Secondo le proiezioni sviluppate con il supporto di EY Advisory, se il piano industriale e di fundraising viene rispettato, Green Independence prevede una crescita dei ricavi fino a oltre 100 milioni di euro in 5 anni, con un EBITDA positivo a partire dal terzo anno e margini superiori al 20% nelle fasi di maturità del piano. Nel nostro scenario base, si stima che gli investimenti iniziali possano essere recuperati entro il quinto anno, con un ritorno competitivo anche grazie alla nostra struttura di costi
ottimizzata, che combina efficienza operativa e forte leva finanziaria pubblica. Per gli investitori, questo si traduce in un’opportunità di partecipare a una startup deeptech con tecnologia brevettata, unit economics solidi, e un posizionamento strategico su
mercati in forte espansione come l’idrogeno verde e il trattamento dell’acqua.

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