Le società elettriche affermano che le centrali nucleari non sono pronte per prevenire i blackout

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Il presidente esecutivo del gruppo Iberdrola, Ignacio Sánchez Galán, ha dichiarato martedì, durante la presentazione dei risultati dei primi nove mesi, che “il futuro della centrale nucleare di Almaraz, a Cáceres, dipende esclusivamente dal Governo centrale. Non esistono altre limitazioni”.

Le aziende proprietarie dell’impianto — Iberdrola (53%), Endesa (36%) e Naturgy (11%) — avrebbero comunicato all’Esecutivo la loro disponibilità a presentare ufficialmente la richiesta di proroga del funzionamento fino al 2030. Le date di chiusura attualmente previste fissano l’arresto del primo reattore nel 2027 e, un anno dopo, quello del secondo.

“Le centrali nucleari sono sicure e necessarie. Ritengo che oggi lo siano più che mai, anche per evitare possibili blackout o problemi che possano compromettere il servizio elettrico”, ha aggiunto Galán, richiamando la “responsabilità pubblica e la necessità di mantenere accese le luci del Paese”, in riferimento al blackout del 28 aprile provocato da sovratensioni che generarono una reazione a catena.

In effetti, Aelec — l’associazione che riunisce Iberdrola, Endesa ed EDP — ha chiesto ufficialmente la proroga della vita operativa della centrale nucleare di Almaraz fino al 2030, “nel contesto attuale di incertezza circa la stabilità della tensione” nel sistema elettrico spagnolo. La richiesta è stata formalizzata con una lettera firmata dalla presidente di Aelec, Marina Serrano, e indirizzata al segretario di Stato per l’Energia, Joan Groizard, secondo quanto pubblicato da El País.

Nella stessa lettera, Serrano sottolinea che le centrali nucleari spagnole non sono ancora preparate per effettuare un controllo dinamico della tensione, come richiesto da Red Eléctrica de España (REE) nell’ambito del rafforzamento del sistema elettrico dopo il blackout del 28 aprile. Il documento evidenzia che i requisiti imposti da REE “non sono fisicamente né operativamente realizzabili” per le centrali nucleari e che la loro applicazione potrebbe mettere a rischio la sicurezza delle apparecchiature.

Secondo la lettera, il problema principale è che gli impianti nucleari, progettati per operare in regime di carico stabile, non possono rispondere a segnali dinamici di tensione come fanno invece le centrali a gas o i sistemi dotati di regolazione rapida. Aelec segnala che i cicli combinati offrono una capacità di controllo della tensione “più efficace”, a differenza delle centrali nucleari, che non dispongono della tecnologia degli stabilizzatori di potenza (PSS) né di risposte rapide di frequenza, oggi richieste in scenari con elevata penetrazione di fonti rinnovabili.

Anche l’aspetto regolatorio mostra ulteriori elementi di tensione. REE ha infatti introdotto, a luglio 2025, una revisione del Procedimiento de Operación 7.4, che prevede penalizzazioni in caso di mancato rispetto del servizio di controllo della tensione. Tale modifica ha generato osservazioni e ricorsi da parte delle imprese elettriche presso la Comisión Nacional del Mercado y la Competencia (CNMC). Aelec ritiene che la norma sia applicata senza considerare le limitazioni strutturali del parco nucleare e propone “investimenti nelle reti e una partecipazione più ampia delle rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) al controllo dinamico e allo smorzamento delle oscillazioni”, tra le altre misure, al fine di prevenire futuri blackout.

 

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