La settimana scorsa il tecnico della produzione di moduli fotovoltaici del produttore italiano FuturaSun, Nicola Baggio, ha sollevato sul propio profilo di Linkedin il dubbio che l’articolo 12, comma 1, lettera c), del decreto-legge 9 dicembre 2023, poi ripreso nella Legge di Bilancio 2026, possa favorire i pannelli prodotti da 3Sun, filiale del gruppo Enel con fabbrica a Catania.
Secondo Baggio, il provvedimento favorirebbe i moduli a eterogiunzione (HJT), quelli ciò prodotti da 3Sun, a discapito delle altre tecnologie modulari come il TOPCon o il back-contact, che sono invece sviluppati dalla maggior parte dei produttori mondiali ed europei.
L’articolo 12, comma 1, lettera c) del provvedimento, infatti, stabilisce che i moduli a eterogiunzione, piuttosto comuni e tecnologia su cui punta per esempio Huasun, e quelli tandem, ancora praticamente inesistenti sul mercato, saranno i soli a permettere l’accesso agli incentivi del cosiddetto Iperammortamento 2026 che dovrebbe favorire gli investimenti delle imprese in beni strumentali materiali e immateriali, inclusi gli impianti fotovoltaici per autoconsumo. L’Iperammortamento 2026 prevede l’applicazione di una maggiorazione del costo del bene ai fini delle imposte sui redditi pari al 180% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro.
Il testo della legge del 9 dicembre 2023 , in questo senso, è chiaro:
Al fine di predisporre una più completa mappatura dei prodotti europei di qualità in favore di imprese e utenti finali, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) procede alla formazione e alla tenuta di un registro in cui sono iscritti, in tre distinte sezioni, su istanza del produttore o del distributore interessato, i prodotti che rispondono ai seguenti requisiti di carattere territoriale e qualitativo:
a) moduli fotovoltaici prodotti negli Stati membri dell’Unione europea con un’efficienza a livello di modulo almeno pari al 21,5 per cento;
b) moduli fotovoltaici con celle, gli uni e le altre prodotti negli Stati membri dell’Unione europea, con un’efficienza a livello di cella almeno pari al 23,5 per cento;
c) moduli prodotti negli Stati membri dell’Unione europea composti da celle bifacciali ad eterogiunzione di silicio o tandem prodotte nell’Unione europea con un’efficienza di cella almeno pari al 24,0 per cento.
pv magazine Italia ha parlato con due esperti del settore per capire meglio l’intervento di Nicola Baggio e le reali ricadute del provvedimento sul mercato.
“Nicola Baggio ha perfettamente ragione quando afferma su LinkedIn che la lettera c) è il comma “3Sun”: Enel/3Sun con il supporto alle celle HJT in questo caso specifico ‘se la canta e se la suona’, e questo principalmente perché già avevano una produzione di celle HJT già esistente dal 2018 a Catania e l’hanno ampliata, ‘auto-proteggendosi’ con la normativa,” ha dichiarato Laura Sartore, vicepresidentessa dell’European Solar Manufacturing Council (Esmc).
“Vorrei anche sottolineare che nel comma 1 dell’articolo 12 c’è un’incongruenza evidente. Nella lettera a) si parla dell’efficienza del modulo finale e del luogo in cui viene prodotto il modulo. Nelle lettere b) e c) invece si fa riferimento all’ efficienza della cella (23.5–24%), e ai moduli prodotti con quelle celle. Quindi: nella prima parte si parla di moduli, nella seconda solo di celle”, ha aggiunto.
CTM loss
Sartore sottolinea come questa normativa abbia dato un supporto alla produzione locale, pur spiegando perché l’articolo nello specifico è incongruente e incoerente: un pannello con una cella più efficiente non è necessariamente più efficiente di un pannello con una cella meno efficiente.
“Esiste il valore che si chiama CTM (Cell To Module), che può essere ‘loss’ or ‘gain’, che rappresenta la perdita, o in rari casi il guadagno, nel passaggio da cella a pannello. Si tratta quindi, in generale, della perdita di trasformazione della materia prima in prodotto finito, ovvero la perdita da cella a pannello. Il CTM dipende dal bill of material (BOM), quindi tutto: dai macchinari e dal processo usato per produrre il modulo. Esempio semplice: posso usare una cella con il 24% di efficienza, ma se metto un vetro ‘da finestra’ e non un vetro solare, o metto un vetro scuro, o un incapsulante non adatto, o faccio una saldatura non buona, posso perdere tranquillamente il 15–20% e ottenere un modulo al 19.2% di efficienza. Nonostante io abbia una delle celle più efficienti nel mercato avrò una CTM Loss elevata. Quindi anche con celle super efficienti, il modulo finale può non esserlo”, ha detto Sartore, ricordando che il CTM è un parametro valido non solo per l’HJT ma anche per TOPCon e altre tecnologie.
La perdita è dovuta al fatto che il modulo ha una serie di superfici che non convertono luce in energia: per esempio gli spazi tra le celle, le cornici, i busbar. Sul portale dell’Enea ordinando appunto per efficienza di modulo si vede come i moduli meno efficienti siano in lettera c).
Andrea Rovera, country manager di Gruppo Green Design, aggiunge altri aspetti che rendono la norma migliorabile, almeno nei suoi effetti sulla catena produttiva italiana, soprattutto quando si parla di moduli prodotti in Europa con celle di produzione europea, anche non particolarmente performanti, anche se poi il prodotto finito porta a un pannello performante.
“Sicuramente non aiuta il fatto che nel registro Enea, purtroppo ed inspiegabilmente, non compaiano i valori di efficienza delle celle di 3Sun, un dato che dovrebbe invece essere obbligatorio segnalare. Non aiuta neppure il fatto che, ad oggi, non siano registrati moduli alla lettera b), quindi in assenza dell’anello mancante la comparazione tra a) e c) diventa immediata anche se non corretta. Non posso comparare l’abilità alla guida di due diciassettenni medi uno statunitense e uno europeo perché la patente si prende in due momenti diversi nelle diverse nazioni”, ha detto Rovera a pv magazine Italia.
Iperammortamento 2026
Lo scopo presentato dal governo con la mappatura richiesto dalle legge del 2023 è, come già evidenziato in precedenza, quello di promuovere prodotti europei. Ma l’attenzione ora è sulla nuova Legge di Bilancio.
Baggio ha scritto di recente su LinkedIn che è falso quanto contenuto nell’art. 94 comma 6 lettera c) della Legge di Bilancio di recente bollinata. L’articolo 94, al Titolo VI, Capo I, introduce la maggiorazione dell’ammortamento per gli investimenti in beni strumentali (Iperammortamento 2026); il comma 6 definisce i casi in cui si considera la riduzione dei consumi energetici di cui al comma 5; la lettera c) spiega quali siano i moduli per gli investimenti in impianti fotovoltaici.
La riduzione dei consumi energetici di cui al comma 5 si considera in ogni caso conseguita nei casi di:
a) investimenti in beni di cui all’allegato A annesso alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, effettuati in sostituzione di beni materiali aventi caratteristiche tecnologiche analoghe e interamente ammortizzati da almeno 24 mesi alla data di presentazione della comunicazione di accesso al beneficio di cui al comma 7;
b) progetti di innovazione realizzati per il tramite di una ESCo in presenza di un contratto di EPC (Energy Performance Contract) nel quale sia espressamente previsto l’impegno a conseguire il raggiungimento di una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale non inferiore al 3 per cento o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5 per cento;
c) investimenti in impianti con moduli fotovoltaici di cui all’articolo 12, comma 1, lettera c), del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 febbraio 2024, n. 11.
Baggio sostiene che gli investimenti alla lettera c) non costituiscono riduzione dei consumi energetici, ma semplice aumento della capacità rinnovabile. Di fatto, comunque sia, i moduli in questione (quelli all’articolo 12, comma 1, lettera c), del decreto-legge 9 dicembre 2023) sono gli unici moduli che rientrano nell’Iperammortamento 2026.
Rovera aggiunge che, quando è stato pensato l’elenco del dicembre 2023, lo stato dell’arte dell’industria fotovoltaica europea vedeva tanti potenziali iscritti alla lettera a), operatori che assemblano moduli con celle di provenienza per lo più cinese; quasi nessun produttore europeo che usasse celle europee, e per questo al fine di stimolare la filiera si è creata una categoria ad hoc, in particolare due produttori uno all’epoca operativo e ora in estrema difficoltà, Meyer Burger, e un altro in ramp up, cioè all’epoca 3Sun.
“Queste due società utilizzavano anche celle europee nei loro stabilimenti, in entrambi i casi erano HJT che sicuramente era, e forse è ancora, un livello superiore rispetto al TOPCon, sicuramente rispetto al PERC monocristallino”, ha detto Rovera. “Dal punto di vista teorico, senza considerare il fatto di chi sia la proprietà dei produttori, la scelta ha seguito i criteri dello stato dell’arte dell’industria manifatturiera europea del 2023 e, ancora ad oggi, nel 2025, resta così. Poi se il produttore svizzero con stabilimenti in Germania ha deciso di chiudere la produzione per quelli che sono i motivi strategici e geopolitici che ha ritenuto considerare, questo è un altro tema, a mio parere”, ha detto Rovera.
Parlando di transizione 2026, il modus operandi della scelta è discutibile, dato il contesto, ha detto il country manager del Gruppo Green Design. Il punto è che i pannelli alla lettera b) sono automaticamente svantaggiati.
“Nella versione 5.0 le tre lettere a), b) e c) avevano aliquote differenziate crescenti partendo dalle stesse condizioni base di accessibilità alla misura. Nella versione 2026 non essendoci più le aliquote differenziate crescenti relative alle diverse lettere a), b) e c) si è deciso di premiare la lettera c) con un accesso diretto senza la clausola del comma 5. Il fatto che questo fast track alla lettera c) del comma 6 dell’articolo 94 sia comparso all’improvviso nella versione bollinata della Legge di Bilancio senza che ci fosse nelle bozze precedenti ha suscitato molte perplessità tra gli altri operatori. Certamente chi è davvero penalizzato potrebbe essere un operatore che avesse deciso di applicare per la lettera b) ma che in questo momento si trova equiparato alla lettera a) quindi non avrebbe economicamente senso per un cliente finale scegliere una lettera b) (al di fuori del tema autarchico) data la mancanza di un bonus proporzionato”, ha detto Rovera, aggiungendo che la norma è probabilmente inopportuna, ma non “fuori dal mondo”. Rovera conclude che “in Italia ogni campionato ha le sue regole”, ma che ogni campionato in realtà ha le proprie regole e spesso le regole cambiano per favorire un soggetto piuttosto che l’altro.
Sartore aggiunge che questo “favore” solo per le celle HJT e Tandem in Perovskite a livello di normativa non è del tutto chiaro, in quanto vi sono celle anche con tecnologie TOPCon e back-contact ad efficienze molto alte.
Eterogiunzione
Sartore spiega che, a livello tecnico, nonostante le celle HJT abbiano sicuramente un’elevata efficienza, sia la cella che il modulo HJT presentano limiti in alcuni contesti ambientali. Per esempio: soffrono in presenza di alta umidità e in ambienti molto caldi con alta intensità UV come deserti, zone umide, o dove il vento può causare torsioni.
“Va ricordato anche che il pannello HJT è tipicamente un vetro-vetro bifacciale, quindi più pesante e non installabile su tutte le superfici, soprattutto su tetti con portata limitata come quelli agricoli o altri. Sicuramente l’HJT ha grandissimo potenziale e tanti vantaggi ma non è ancora una tecnologia universale nel mercato dei moduli fotovoltaici e non è necessariamente la migliore economicamente o tecnicamente in assoluto in ogni contesto ambientale di installazione”, ha detto Sartore.
A livello economico, Sartore spiega che la scelta di 3Sun di puntare sull’eterogiunzione è una scelta di continuità per sfruttare gli investimenti già fatti.
“C’è da ricordare che investire in tecnologia di produzione celle HJT è più costoso di circa il 20-30% rispetto ad investire in una tecnologia standard PERC, TOPCon o back-contact“, ha aggiunto la vicepresidentessa dell’European Solar Manufacturing Council (ESMC).
“L’HJT si differenzia dal mainstream TOPCon e può dare a 3Sun un vantaggio competitivo come tecnologia diversa, perché non ce l’hanno in molti in Europa, in quanto avendo dei costi ‘entry level’ più elevati del 20/30% permette a 3Sun di avere un prodotto di nicchia, ma non significa necessariamente che sia l’ unica soluzione a livello di pannello fotovoltaico sempre più efficiente”.
Oggi il mercato fotovoltaico, come dimostrato dagli esperti durante l’evento organizzato da pv magazine durante il Net Zero di Milano 2025, non ha una singola tecnologia dominante: esiste una “poli-tecnologia” diffusa tra back-contact, TOPCon e back-contact ognuna con vantaggi e svantaggi.
La normativa per il Made-in-EU e come migliorarla
“La normativa è, a mio avviso, molto positiva ed è un importantissimo milestone nel contesto del Net Zero Industry Act (NZIA) europeo perché finalmente supporta in maniera chiara il prodotto Made-in-EU e la normativa ha fatto finalmente ripartire molte fabbriche europee di produzione moduli fotovoltaici che stanno finalmente lavorando a pieni turni 24 ore su 24 e 6 giorni su 7. Come Ecoprogetti essendo fornitori d’impianti produttivi per moduli fotovoltaici abbiamo visto come questa normativa ha dato un boost alla produzione locale, riattivando fabbriche e manifatture che arrancavano, non solo nel mercato italiano ma anche riattivando le fabbriche dei nostri clienti in Austria, Croazia, Germania e Slovenia, che sono ripartite, vendendo quasi esclusivamente nel mercato italiano i loro pannelli in quanto hanno la copertura della normativa Made-in-EU, principalmente grazie al comma 1 lettera a) e b) dell’articolo 12″, ha detto Sartore.
Sartore, che è infatti anche executive managing director presso Ecoprogetti, auspica poi che la polemica possa aiutare a sviluppare un approccio europeo, non solo per benefici strettamente personali e ad aziendam, ma per supportare veramente la catena di approvvigionamento.
“Fa piacere vedere che anche Baggio e FuturaSun abbiano finalmente capito l’importanza del prodotto Made-in-EU rispetto a importare quello cinese, e speriamo che molti come loro si attivino per investire in linee di produzione locali di moduli fotovoltaici, inverter, batterie e componenti fotovoltaici realmente prodotti in Europa e fatti con macchinari e automazione 100% europea”, ha detto Sartore.
Simile il discorso per 3Sun.
“È un peccato che una fabbrica così importante e centrale per la produzione Europea di fotovoltaico non abbia deciso di utilizzare tecnologia esclusivamente europea o di prioritizzarla, non dovrebbe essere possibile spendere fondi europei per acquistare materiali o macchinari che non siano europei “, ha detto Sartore. “Noi come ESMC spingiamo affinché anche la Commissione Europea riconosca il Made-in-EU per i produttori europei che utilizzano tecnologia e componentistica esclusivamente europea, e che i i fondi ricevuti da PNRR e altri supporti statali vengano spesi in prodotto solamente europeo”.
L’articolo 12, comma 1, lettera c), del decreto-legge 9 dicembre 2023 potrebbe quindi essere riscritto, considerando solo l’efficienza del modulo e “ragionando da europei”. L’idea è che, se i tedeschi domattina decidessero di approvare solo moduli back-contact, sarebbe un grave danno per 3Sun. Un approccio come quello applicato per il FerX transitorio con non price criteria (NZIA) sarebbe preferibile per gli esperti, perché non si indicano tecnologie specifiche e superano la logica dei prerequisiti di accesso.
Al momento delle pubblicazione di questo articolo, sia Enel che il Governo non avevano risposto alle richieste di commento mandate da pv magazine Italia.
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