Nel caso degli impianti agrivoltaici, la bancabilità dipende in modo determinante dalla solidità e dalla continuità della componente agricola. Lo ha spiegato a pv magazine Italia il dott. Andrea Rossi del team di sviluppo progetto Oxy Capital – EOS.
“La normativa richiede che l’attività agricola sia mantenuta per tutta la durata dell’impianto, la sua effettiva redditività diventa un elemento chiave per preservare l’autorizzazione e, di conseguenza, per la stabilità del flusso di cassa che una banca prenderà in considerazione”.
Dello stesso team di Oxy Capital – EOS fa parte anche l’Ing. Alessandro Visalli, che aggiunge: “Il DL 175/2025 contiene tra le altre cose una norma molto importante. Finalmente è chiaro che sul suolo agricolo si possono realizzare, a meno di essere a 350 metri da uno stabilimento soggetto ad AIA, solo impianti agrivoltaici. E c’è una definizione semplice e pragmatica di questi: devono garantire la continuità agricola con moduli adeguatamente elevati da terra e possono includere la rotazione dei moduli e strumenti di agricoltura di precisione”.
“Quindi, l’attenzione torna a essere centrata sull’agricoltura e non sulla carpenteria”, commenta Rossi, che aggiunge: “La prima domanda che un finanziatore si pone è: la coltivazione scelta è economicamente sostenibile senza sussidi aggiuntivi?”.
“La prima, e determinante, valutazione che l’investitore in un impianto agrivoltaico dovrà fare è se, e quanto, la parte agricola sia economicamente sostenibile in autonomia. Se, ad esempio, si sceglie una coltura a basso valore aggiunto, come zootecnia, apicoltura o piante officinali/medicinali senza trasformazione, si dovrà prevedere un onere a carico dell’operatore elettrico per coinvolgere il partner agricolo”. Rossi spiega invece che la scelta di una coltura ad alto valore aggiunto e a bassa frequenza di lavorazioni, come l’olivicoltura, consente di costruire un’agricoltura che non rappresenti un costo annuale per l’operatore elettrico.
La riflessione porta a chiedersi quanto incida questo aspetto sul Tasso Interno di Rendimento (IRR): se l’istituto finanziario considera più sicuro uno scenario con agricoltura redditizia e non dipendente da sussidi, sono possibili condizioni finanziarie migliorative, con aumento dell’IRR. Ne consegue che un impianto agrivoltaico è tanto più finanziabile quanto più la coltura scelta è redditizia e sostenibile, il partner agricolo è indipendente e la componente agricola non grava come costo strutturale sul business elettrico.
Criteri e indicatori tecnici
Interrogato su come l’evoluzione normativa e le future Linee Guida sul monitoraggio dell’attività agricola potranno modificare la bancabilità e la struttura delle partnership, Rossi ricorda che il settore agrivoltaico italiano è cresciuto rapidamente dal 2021. Distinzione chiave tra impianti fotovoltaici e agrivoltaici è la conservazione dell’attività agricola, con particolare attenzione agli aspetti morfologici. In aggiunta ai criteri di funzione e prestazione, la rappresentazione è diventata fondamentale, favorendo soluzioni a maggiore elevazione e sistemi verticali, come negli impianti agrivoltaici interfilari. È la soluzione adottata da Oxy EOS per gli impianti ad assetto olivicolo; in entrambi i casi, occorre rispettare almeno due criteri: almeno il 70% del suolo va destinato a coltivazione, meno del 40% alla superficie radiante fotovoltaica; la continuità agricola va garantita per tutta la durata dell’impianto e l’efficienza valutata per ettaro rispetto a un caso base elettrico.
Rossi evidenzia come l’agricoltura perfettamente complementare al fotovoltaico sia quella ad alto reddito e investimento, moderna e meccanizzata. Si sottolinea che il vincolo regolatorio non impedisce al progetto di farsi carico di investimenti nel miglioramento fondiario, purché i redditi agricoli siano imputati correttamente secondo le medie di settore. Le metriche chiave per la sostenibilità tecnica ed economica sono: investimento elettrico per MWh prodotto (€capex/MWh anno), investimento agricolo per PLV (€capex/PLV anno), costi operativi per MWh e per PLV, resa economica (PLV per ettaro), parametri di interferenza (ad esempio giornate di lavoro o addetti per ettaro) e i consumi idrici per ettaro.
Fondamentale, infine, sarà concentrarsi non solo sulla produzione, ma soprattutto sull’imputazione dei redditi effettivi della componente agricola. Attenzione particolare va riservata alle possibili interferenze tra attività agricole e produzione elettrica per garantire che tutti i valori di capex e opex rientrino nei parametri di sostenibilità e bancabilità di lungo periodo.
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