Sei punti di vista sul Testo Unico FER: rapporti con altri interventi normativi

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pv magazine Italia ha sentito sei esperti, tra cui cinque avvocati, per capire le principali novità derivanti dal Testo Unico FER. L’articolo verrà pubblicato in puntate. Dopo aver parlato delle principali novità, degli impianti ibridi, della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), degli impianti su tetto, delle opere connesse, degli interventi di repowering, di BESS e idrogeno, di PAS e AU, di contributi compensativi, di risoluzione extragiudiziale delle controversie, di fotovoltaico flottante e delle questioni ancora aperte.

Giovanni Battista De Luca, partner di Advant Ntcm, dice che “vista l’assenza di norme rivoluzionarie, non ci aspettiamo che la sua entrata in vigore comporterà notevoli sconvolgimenti al settore”. Secondo Felice Lucia, country manager di Jinko Power Technology, gli effetti concreti dipenderanno dall’attuazione regionale, dai decreti ministeriali attuativi e dalle future decisioni dei tribunali su proporzionalità, salvaguardie e bilanciamento tra tutela ambientale e diffusione delle rinnovabili. “La vera sfida sarà evitare che i prossimi interventi — inevitabili — aggiungano ulteriori stratificazioni anziché portare ordine. È da qui che si capirà se la semplificazione sta diventando realtà o resta un obiettivo retorico”, ha commentato Pina Lombardi, partner presso Chiomenti. Secondo Cristina Martorana, partner di Legance, si tratta di “un passo in avanti, ma il sistema resta in cerca di una coerenza strutturale che ancora non c’è”. Marcello Astolfi, managing partner presso Studio Legale Project-Lex, aggiunge che si tratta ora di valutare all’atto pratico se la messa a sistema voluta dal legislatore produrrà effettivamente i risultati sperati. “i innesta, peraltro, in un pacchetto di interventi paralleli – richiamati dallo stesso decreto, come il DL 175/2025 – che spingono nella stessa direzione su aree idonee, zone di accelerazione e transizione industriale. In sostanza, il correttivo serve a chiudere le incertezze residue e a rendere molto più auto-applicativo il Testo Unico, così che le altre riforme non restino frenate da attriti procedurali”, conclude Feliciano Palladino, fondatore e managing director di NexAmm.

In generale, come dobbiamo contestualizzare questo correttivo nel contesto più ampio, ovvero una serie di cambiamenti normativi piuttosto consistenti? Che rapporti avrà con altri interventi?

De Luca: Il Correttivo è entrato in vigore in data 11 dicembre 2025 e, in assenza di disposizioni transitorie, troverà immediata applicazione. Ad ogni buon conto, vista l’assenza di norme rivoluzionarie, non ci aspettiamo che la sua entrata in vigore comporterà notevoli sconvolgimenti al settore. Ed infatti, il suo impatto – se rapportato al d.l. n. 175/2025 – sarà certamente minore.

Lucia: Il DLgs 178/2025 va letto come parte di un riordino complessivo: si innesta sul TU FER 190/2024, si coordina con le aree idonee. Razionalizza il permitting FER, definisce meglio il ruolo di BESS, idrogeno, repowering e impianti ibridi.
Lo scenario resta dinamico: gli effetti concreti dipenderanno dall’attuazione regionale, dai decreti ministeriali attuativi e dalle future decisioni dei tribunali su proporzionalità, salvaguardie e bilanciamento tra tutela ambientale e diffusione delle rinnovabili.

Lombardi: Come detto, il correttivo si innesta in un quadro normativo già in profonda trasformazione, ma non riesce ancora a dare una direzione unitaria all’intero sistema. L’impressione è che si stia costruendo mentre si corre: aree idonee in definizione, riforme sulle connessioni in arrivo, strumenti di rete in continua revisione. Il 178/2025 segna un passo utile, ma non decisivo. La vera sfida sarà evitare che i prossimi interventi — inevitabili — aggiungano ulteriori stratificazioni anziché portare ordine. È da qui che si capirà se la semplificazione sta diventando realtà o resta un obiettivo retorico.

Martorana: Come anticipato, il correttivo si inserisce in un quadro che negli ultimi anni ha prodotto livelli sovrapposti di norme (nazionali, regionali, attuative e troppe volte emergenziali) senza una regia unitaria. Il 178/2025 introduce correttivi utili, ma non arresta la frammentazione regolatoria né riduce, come detto, gli ampi margini di discrezionalità amministrativa che continuano a condizionare l’esito dei procedimenti. Senza una cornice stabile che coordini livelli di governo e prassi applicative, ogni nuovo intervento rischia di alterare gli equilibri più che consolidarli. È un passo in avanti, ma il sistema resta in cerca di una coerenza strutturale che ancora non c’è.

Astolfi: È evidente il tentativo di armonizzare in un’unica disposizione, fattispecie tutte attinenti l’ambito autorizzativo degli impianti FER che nel corso del tempo sono rimaste frammentate in diverse leggi. L’accorpamento della disciplina sulle “aree idonee” nell’ambito del nuovo TU FER, in una  regolamentazione che risulti coerente con l’individuazione  delle “zone di accelerazione” da parte delle Regioni, ne è la prova più evidente. Parimenti si percepisce la volontà di semplificare il lavoro delle autorità competenti alla valutazione ed autorizzazione dei progetti, sollevandole dell’onere di verificare di volta in volta le condizioni di “procedibilità” delle istanze tramite il ricorso a piattaforme e procedure informatizzate. Si tratta ora di valutare all’atto pratico se la messa a sistema voluta dal legislatore produrrà effettivamente i risultati sperati.

Palladino: Il D.Lgs. 190/2024 nasceva già come tassello di recepimento del pacchetto europeo RED III e collegato agli obiettivi PNRR: un testo unico pensato per semplificare, uniformare e velocizzare l’iter delle rinnovabili.  Il fatto che il correttivo arrivi a distanza di meno di un anno si spiega con il fatto che l’applicazione sul campo ha messo in luce punti deboli, soprattutto definizioni rimaste ambigue, sequenze procedurali non sempre lineari e una digitalizzazione ancora troppo poco vincolante. In questo quadro, il D.Lgs. 178/2025 non cambia rotta, ma consolida i traguardi già raggiunti e migliora in maniera significativa alcuni aspetti del Testo Unico che si sono dimostrati piuttosto critici in questi mesi. Si innesta, peraltro, in un pacchetto di interventi paralleli – richiamati dallo stesso decreto, come il DL 175/2025 – che spingono nella stessa direzione su aree idonee, zone di accelerazione e transizione industriale. In sostanza, il correttivo serve a chiudere le incertezze residue e a rendere molto più auto-applicativo il Testo Unico, così che le altre riforme non restino frenate da attriti procedurali.

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