L’importanza di elettrificare i processi industriali

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Nel contesto attuale di instabilità dei mercati energetici, l’efficienza nei consumi e l’elettrificazione dei processi industriali stanno emergendo come priorità assolute per il comparto manifatturiero italiano. A fotografare la situazione è una recente analisi fatta da MCE Mostra Convegno Expocomfort, coinvolgendo Enea e AiCARR, l’Associazione Italia Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione.

Lo studio evidenzia che nel 2024 il prezzo dell’elettricità in Italia ha toccato una media di 108 €/MWh, ben al di sopra di Germania (78 €/MWh), Spagna (63 €/MWh) e Francia (58 €/MWh). Un divario che pesa in modo diretto sulla competitività dell’industria, primo consumatore nazionale con il 45% della domanda elettrica complessiva.

In risposta ai rincari e alla crescente attenzione alla sostenibilità, l’industria italiana ha avviato un processo di razionalizzazione che ha portato nel 2022 a una riduzione del 9,2% dei consumi e a un miglioramento dell’intensità energetica: da 101 a 79,9 tep per milione di euro di valore aggiunto in dieci anni. Un segnale chiaro che qualcosa si muove, nonostante il prezzo dell’elettricità sia ancora fortemente influenzato dal gas naturale, la cui volatilità mantiene alti i costi di sistema.

Il fotovoltaico c’è, ma il prezzo lo fa ancora il gas

Le rinnovabili nel 2024 hanno coperto oltre il 40% del fabbisogno elettrico nazionale, con record di produzione fotovoltaica (36,1 TWh) e un ritorno dell’idroelettrico (+30,4%, 52 TWh). Tuttavia, come ricorda Livio De Chicchis di ENEA, nel mercato elettrico italiano il prezzo è ancora determinato dal cosiddetto “sistema del prezzo marginale”, dove a fissare il valore sono gli impianti più costosi attivati, quasi sempre a gas. Questo spiega perché, nonostante l’aumento della capacità installata da fonti rinnovabili, i benefici sui prezzi finali tardano a manifestarsi in modo strutturale.

Nel quadro della transizione energetica e dell’aumento dei costi, le pompe di calore ad alta temperatura si rivelano oggi una soluzione tecnologica strategica. “Sono tra le tecnologie più promettenti per l’efficientamento energetico dei processi industriali”, spiega Fabio Minchio, presidente eletto di AiCARR. In combinazione con il recupero termico, le pompe di calore consentono di valorizzare cascami termici (come calore residuo da compressori o gruppi frigo) e trasformarli in energia utile per il riscaldamento di processo, anche a temperature comprese tra 100 e 200 °C.

L’utilizzo di sorgenti a bassa temperatura (es. 30-35 °C) per produrre acqua calda con COP elevati permette risparmi economici tangibili, soprattutto in quei settori industriali dove il fabbisogno termico è costante e significativo.

Per implementare con successo queste soluzioni, è necessario uno studio dettagliato delle fonti di calore disponibili e una mappatura delle necessità termiche dei processi produttivi. Strumenti come la pinch analysis aiutano a ottimizzare le risorse e orientare gli investimenti. Incentivi come i Certificati Bianchi rappresentano inoltre un supporto concreto per integrare la tecnologia nelle strategie aziendali.

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