Tra il 6 e il 12% dei Capex dei progetti fotovoltaici utility scale sono rappresentati dai costi di connessione alla rete, con una media del 9% a livello nazionale. Lo ha detto Andrea Raffaele, associato di MBS Consulting, durante l’evento RE-Source Italy di venerdì scorso a Milano.
“La grande variabilità è dovuta al fatto che le distanze di connessione sono diverse. Questo è dovuto a un sistema elettrico eterogeneo a livello nazionale e regionale, anche a livello urbanistico. Nella maggior parte dei casi la dimensione urbanistica è rilevante perché la connessione viene fatta via scavo”, spiega Raffaele a pv magazine Italia.
La variabilità dipende non solo dalla distanza dalla prima cabina, ma anche dalla seconda, dato che, spesso, non è possibile collegarsi alla prima.
“Sappiamo che il settore elettrico è molto congestionato. Quindi la probabilità di non potersi connettere alla prima cabina è significativa”, ha aggiunto Raffaele.
Considerando le congestioni della rete elettrica nazionale, le tempistiche del progetto fotovoltaico vengono spesso fortemente influenzate dalla realizzazione di eventuali cabine, nel caso le più vicine non siano disponibili.
Raffaele poi sottolinea le economie di scala, soprattutto nel caso di distanze superiori a 5 chilometri. La costruzione di cabine è normalmente sensata a livello economico tanto più i progetti sono grandi.
“Solo l’autorizzazione per una nuova sottostazione richiede tra uno e due anni, a cui si devono aggiungere tra i sei e gli otto mesi per la costruzione. Questo vuol dire che sono necessari tra 2 e 3 anni per il completamento di una sottostazione funzionale ad allacciare un nuovo impianto”, ha detto Raffaele.
Gli operatori possono interagire e lavorare insieme vis-a-vis le autorità pubbliche, per aumentare il loro potere negoziale e per aumentare il business case del progetto stesso.
La grande eterogeneità regionale si palesa su tre dimensioni principali: la distanza media dalla prima sottostazione, la variabilità interna alle regioni e la distanza aggiuntiva media per raggiungere, eventualmente, la seconda sottostazione.
“Mediamente passiamo dai 4 chilometri nelle regioni del Nord a 10 chilometri nelle isole, specialmente in Sardegna (la peggiore) e Calabria e Sicilia su livelli simili. Questo si riflette su costi di connessione dell’impianto. Nel caso di un impianto di medie dimensioni (30 MW), questa eterogeneità è evidente: da 100.000 €/MW a 210.000 €/MW a seconda della regione”, ha detto Raffaele, parlando delle “prime sottostazioni”.
L’aumento percentuale nel caso di connettersi alla seconda cabina varia dal 39% in Sardegna al 104% nelle zone del centro Nord, ovvero Marche e Toscana.
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