Secondo la Seprona, l’incendio boschivo che nel mese di giugno ha bruciato circa 800 ettari a Casas de Don Pedro, nella provincia meridionale spagnola di Badajoz, ha avuto origine all’interno di un impianto fotovoltaico.
Gli investigatori hanno stabilito, attraverso un’ispezione forense, che l’incendio è divampato in una scatola che ha surriscaldato il sistema di tracciamento dei pannelli solari. Si è propagato rapidamente a causa delle alte temperature e delle lacune nell’attuazione del Piano di prevenzione degli incendi boschivi dell’Estremadura (Preifex) da parte dell’impianto.
La Seprona sta indagando sull’incendio dallo scorso giugno nei pressi dell’impianto di Casas de Don Pedro, nelle zone di Las Trescientas e Navalallegua. Endesa, una filiale della multinazionale italiana Enel, ha costruito diversi impianti fotovoltaici da 127 MW in seguito alla terza asta per le energie rinnovabili in Spagna nel luglio 2017. Nel 2022, l’azienda ha integrato delle colture in alcuni di questi impianti.
La Guardia Civil ha avviato un’indagine su un residente locale responsabile della centrale elettrica.
Le condizioni meteorologiche hanno accelerato l’incendio e la vicinanza di case isolate e allevamenti ha spinto le autorità a dichiarare un livello di pericolo 1.
L’incendio ha colpito pascoli, coltivazioni, boschi di lecci e boscaglia, con danni segnalati da una dozzina di residenti agli uffici governativi.
I vigili del fuoco hanno dispiegato quattro elicotteri, due piccoli aerei, un idrovolante, 15 autopompe e squadre di soccorso, ambientalisti, tecnici, servizi medici, personale del consiglio locale e pattuglie della Guardia Civil. Le autorità hanno domato l’incendio dopo circa quattro ore.
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