La quarta edizione della Zero Carbon Policy Agenda, presentata di recente da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, fotografa un’Italia che rallenta sul fronte della decarbonizzazione. pv magazine Italia ha chiesto a Davide Chiaroni, vicedirettore Energy&Strategy School of Management Politecnico di Milano, il ruolo del fotovoltaico emerso dallo studio.
Nel 2024 sono stati investiti nelle rinnovabili circa 9,5 mld di euro, che hanno generato un aumento di oltre 6,6 GW rispetto all’anno precedente, di cui il 90% fotovoltaico. Sono dati estrapolati dagli investimenti globali per la decarbonizzazione, che includono 1,5 milairdi per le Comunità energetiche, 2 miliardi per le infrastruttura di rete, 75 miliardi per l’efficienza energetica , 1,5 miliardi per la mobilità sostenibile (1,5 miliardi), 10 milairdi per l’economia circolare e altri interventi, per un totale di circa 101 miliardi di euro.
“Nel 2024, il fotovoltaico ha avuto un impatto significativo sul calo delle emissioni di CO2 in Italia: con una produzione aggiuntiva di 5,85 miliardi di kWh rispetto al 2023, ha contribuito a una riduzione di 1,46 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, cioè il 16% della diminuzione totale di emissioni dello stesso anno (9 Mton Co2 equivalente)”, ha spiegato Chiaroni.
L’esperto spiega che, in termini assoluti, il fotovoltaico ha dunque evitato l’emissione di 9,02 milioni di tonnellate di CO2 equivalente sulle 372 totali, pari al 21% di quelle nel settore della “trasformazione”, che racchiude produzione di energia elettrica e termica, e al 2,4% del totale delle emissioni nel 2024.
“Questi risultati dimostrano l’importante ruolo del fotovoltaico nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e nella transizione verso un sistema energetico più pulito”, afferma Chiaroni.
Dando uno sguardo allo studio, emerge che, pur avendo registrato nel 2024 un calo delle emissioni pari a 11 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, in linea con gli ultimi anni, il ritmo resta troppo lento per centrare i target europei al 2030. L’evidenza più critica, secondo i ricercatori, riguarda l’aumento del costo della decarbonizzazione: i 101 miliardi di euro investiti nei vari pilastri sono risultati meno efficaci del 25% rispetto al 2023.
Dal 1990 al 2024 le emissioni italiane si sono ridotte del 28,7%, raggiungendo il -37,6% rispetto al 2005. Tuttavia, rileva il Report, questa traiettoria è dovuta più alla bassa crescita del PIL e alla crisi di alcuni comparti industriali energivori che a un reale incremento di produttività ed efficienza. In termini assoluti, la riduzione media annua è rimasta pressoché costante, nonostante l’impennata di risorse allocate.
A preoccupare è soprattutto l’indicatore di efficienza degli investimenti introdotto da E&S, che misura la CO2 ridotta per miliardo di euro speso. Nel 2023 il valore era 4,69 miliardi €/MtCO2eq, mentre nel 2024 è salito a 5,88 miliardi €/MtCO2eq, segnalando la crescente difficoltà nel tradurre la spesa in reali benefici ambientali.
Il PNRR aveva destinato 79,6 miliardi di euro su sette pilastri della decarbonizzazione (rinnovabili, efficienza, reti, mobilità, ecc.), ma al 2024 solo il 34% (27 miliardi) è stato realmente erogato, con un tasso medio di avanzamento fermo al 21%. Nonostante un buon livello di completamento delle riforme (87% dei target raggiunti), il problema resta nella lentezza di implementazione dei progetti.
Le proiezioni del Report stimano che, nella migliore delle ipotesi, proseguendo lungo le traiettorie attuali, l’Italia riuscirà a colmare poco più della metà del gap previsto. Un dato che solleva criticità non solo ambientali, ma anche geopolitiche ed economiche: rimanere indietro significherebbe sostenere costi diretti e rinunciare ai benefici di filiere industriali locali, nuova occupazione qualificata e maggiore indipendenza energetica.
La Zero Carbon Policy Agenda 2025 raccoglie una serie di misure elaborate con esperti e aziende partner per massimizzare l’efficacia degli investimenti. Le direttrici principali riguardano appunto le fonti rinnovabili con oltre venti proposte, tra cui studi di renewable readiness per il patrimonio edilizio, semplificazione autorizzativa, distribuzione territoriale più equilibrata della capacità installata.
Un altro asset sono le Comunità energetiche con incentivi specifici per aree periferiche e rurali, con il coinvolgimento diretto delle PMI come attori centrali nella generazione distribuita. Chiaroni dichiara che si contano attualmente 168 configurazioni di CER in Italia, “un numero che è aumentato dell’89% rispetto all’anno scorso”. Tra le altre misure elaborate ci sono un quadro normativo per la gestione del fine vita di impianti fotovoltaici e batterie per favorire l’economia circolare, e un rafforzamento del ruolo degli energy manager pubblici, oltre che il potenziamento reale delle infrastrutture per il trasporto pubblico a vantaggio della mobilità sostenibile.
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