L’assessore all’ambiente e all’energia della Regione Umbria, Thomas De Luca, ha mandato una lettera ai comuni umbri sulle implicazioni derivanti dal Decreto Legge 21 novembre 2025 n. 175 “Misure urgenti in materia di Piano Transizione 5.0 e di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
“La Regione Umbria esprime preoccupazione per le novità introdotte dal Governo che rischiano di penalizzare imprese e famiglie umbre e sconvolgere le procedure autorizzative in materia di impianti da fonti rinnovabili”, ha scritto De Luca.
Come riportato dall’Agenzia umbra notizie, agenzia di informazione della giunta regionale dell’Umbria, la Regione ha chiesto ai Comuni di far pervenire eventuali proposte, “osservazioni puntuali e analisi di impatto” sul Decreto Legge in questione.
“Sollecitiamo inoltre le amministrazioni locali a coinvolgere le proprie rappresentanze nazionali affinché si portino queste problematiche all’attenzione del Governo e del Parlamento”, ha detto De Luca.
Secondo la giunta regionale dell’Umbria, il Decreto Legge del Governo introduce un “paradosso normativo”: chiede all’Umbria di quadruplicare la potenza installata, bloccando però molti progetti. Secondo De Luca, le conseguenze sarebbero più marcate per i piccoli impianti e per le famiglie, meno gravi per i grandi investitori.
“L’installazione di impianti agrivoltaici in posizione adeguatamente elevata da terra sarà “comunque sempre consentita”. Contemporaneamente, viene eliminata la possibilità per Regioni e Comuni di definire per legge aree non idonee, come invece previsto dal precedente DM 21 giugno 2024. Dall’altra il nuovo testo normativo del Governo blocca gran parte dei piccoli progetti destinati al tessuto economico regionale. Il decreto stabilisce che le Regioni non possono qualificare come idonee le aree ricomprese nei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, né quelle incluse in una fascia di rispetto di tre chilometri per gli impianti eolici e di cinquecento metri per gli impianti fotovoltaici”.
In base a una mappa allegata alla lettera inviata ai Comuni, De Luca sottolinea che solo il 4% dell’Umbria sarebbe individuabile come area idonea per l’installazione di impianti a fonti energetiche rinnovabili.
“La restrizione delle aree idonee rischia di avere un effetto diretto sulla pianificazione regionale e sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, nonché sul mercato immobiliare, facendo schizzare alle stelle il prezzo dei terreni, in primo luogo quelli industriali e produttivi, con danni devastanti per l’economia. Inoltre, vengono vanificate categorie di aree idonee definite dalla nostra Legge Regionale tra cui i depositi di materiali e rifiuti, i siti industriali dismessi non ricompresi nell’elenco del D.lgs 190/2024, i siti di bonifica in area agricola, gli edifici e i parcheggi se in zona agricola, le solar belt lungo la E45 e le linee ferroviarie. Viene persino soppressa la definizione di aree idonee per i progetti destinati alle Comunità Energetiche Rinnovabili a pochi giorni dalla scadenza di un bando PNRR destinato ai Comuni sotto i 50 mila abitanti. Al contempo sugli impianti in VIA nazionale, più critici e senza ricadute economiche dirette sulla comunità umbra, andranno avanti con iter ordinario. Alla prospettiva che la nostra terra, di cui abbiamo bisogno per realizzare i nostri impianti, sia messa esclusivamente a servizio degli altri non vogliamo e non possiamo arrenderci”.
La Regione Umbria sta portando la discussione in diversi consessi, compresa la Conferenza Stato-Regioni, per rappresentare le criticità emerse e verificare l’opportunità di presentare emendamenti migliorativi in sede di conversione in legge del Decreto.
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