Aumentare il contributo ambientale per il riciclo pannelli, chiede consorzio italiano

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Nel febbraio 2020 i carabinieri sequestrarono un impianto di trattamento dei rifiuti vicino a Catania. I pannelli venivano re-etichettati illegalmente e venduti in Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania, Turchia e Siria. Abbiamo chiesto al direttore del Consorzio Eco-PV come evitare questi sviluppi e cosa ci possiamo aspettare dal riciclo dei pannelli nei prossimi anni.

“Gli sviluppi più importanti ora dipendono solo dall’intervento del legislatore, che recepisca e renda fruibili ed efficaci a livello nazionale le linee guida europee sull’Economia Circolare, ma anche dai costruttori di moduli fotovoltaici, che sono chiamati ad utilizzare in modo sempre più massiccio materiali di costruzione il più possibile riciclabili, secondo l’ormai noto concetto di ecodesign”, Luigi Zen, direttore tecnico del Consorzio Eco-PV, ha detto a pv magazine Italia.

Il legislatore ha recentemente introdotto delle modifiche al D.Lgs. n. 49/2014 (Decreto RAEE), volte a limitare le filiere illegali di gestione dei rifiuti di moduli fotovoltaici. Secondo Zen, le filiere illegali sono dovute principalmente al fatto che il “contributo ambientale dei produttori immobilizzato nei trust dei sistemi collettivi è sempre stato totalmente insufficiente a coprire i costi effettivi di ritiro, trasporto e trattamento dei rifiuti dei moduli fotovoltaici garantiti”.

Zen aggiunge che i soggetti responsabili degli impianti fotovoltaici incentivati, che contano almeno 84.000.000 di moduli installati sul suolo italiano, non hanno spesso a disposizione le competenze e la conoscenza per poter appoggiarsi a operatori qualificati e autorizzati quali, per esempio, i sistemi collettivi.

Il legislatore ha inoltre emanato ulteriori provvedimenti, offrendo ai soggetti responsabili degli impianti fotovoltaici incentivati in Conto Energia la possibilità di poter delegare la gestione dei rifiuti ai sistemi collettivi riconosciuti dal MASE.

“Per limitare o meglio, eliminare le filiere illegali il legislatore può imporre, tramite il GSE e gli altri organi preposti, un importo del contributo ambientale dei produttori congruo e sufficiente a coprire gli effettivi costi di trattamento dei moduli fotovoltaici, e allineato per tutti gli addetti del settore, affinché prevalga la tutela dell’ambiente e della salute pubblica piuttosto che le logiche commerciali di concorrenza basata sull’importo del contributo ambientale del produttore”, ha detto Zen.

Secondo Zen è necessario “informare gli oltre 500.000 proprietari di impianti fotovoltaici” che esiste l’opportunità di affidare la gestione del fine vita dei propri moduli ai sistemi collettivi.

Recupero e costi

Con le attuali tecnologie di recupero, i costi di raffinazione del silicio contaminato dalle sostanze utilizzate per la realizzazione della cella dal wafer di polisilicio e la qualità della materia recuperata non sono vantaggiosi rispetto alla produzione delle celle in silicio ottenute da materia prima grezza, dice Zen.

Il silicio delle celle del modulo viene pertanto recuperato, ma utilizzato per lo più nell’industria siderurgica per la produzione di leghe al silicio. 

Il vetro invece può rientrare più facilmente nei cicli produttivi.

“Sebbene la tecnologia stia facendo dei passi da gigante, attualmente il vetro anteriore del modulo viene recuperato anche interamente, per poi essere riciclato fino al 95% per la produzione di altro vetro per svariati usi, mentre circa il 5%, generalmente contaminato da tracce di EVA, viene utilizzato dall’industria siderurgica o per altri scopi, senza però finire in discarica,” ha detto Zen.

Il processo di trattamento più collaudato e attualmente efficiente è quello di tipo meccanico, spiega Zen.

“Sono stati fatti in passato studi su altri metodi di trattamento, ma lo scarso rapporto costo/efficienza e l’alto impatto ambientale di tali tecniche ha portato l’industria e la ricerca, almeno per ora, a concentrarsi su come migliorare l’efficienza di trattamento dei moduli con metodi meccanici”.

Eco-PV sta portando avanti con ENEA le attività di ricerca e sviluppo per un impianto di trattamento in grado di recuperare almeno il 95% dei materiali costitutivi dei moduli fotovoltaici, con una purezza di circa al 99% in peso.

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