Player esteri rimodulano investimenti in Italia viste complessità normative – European Energy

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La strategia di European Energy in Italia sta cambiando. Data la mancata chiarezza, sia a livello legislativo che a livello di applicazione delle regole da parte degli enti locali, lo sviluppatore danese ha deciso di rimodulare la propria strategia e puntare anche su impianti di minore dimensione, spostando il proprio focus geografico dall’Italia meridionale all’Italia centro settentrionale.

“È un momento di riflessione per gli investitori, con una decelerazione negli investimenti dei grandi investitori, utility a parte”, Alessandro Migliorini, country manager Italy di European Energy, ha detto a pv magazine Italia.

Le utility hanno d’altra parte un incentivo a investire al momento, spiega Migliorini, perché hanno una struttura di gestione del rischio diversa, potendo evitare per esempio di vendere l’energia. “Questo il tema più impattante per un developer di grandi dimensione nel medio-lungo periodo”.

Nella maggior parte dei mercati europei, European Energy mantiene gran parte dei parchi sviluppati e sottoscrive PPA con soggetti locali. In Italia, invece, il modello è diverso.

“Ci concentriamo su autorizzare i progetti, finanziarli, costruirli e poi venderli a investitori di medio-lungo termine”, spiega Migliorini.

A parte le difficoltà normative, un’altra fonte di insicurezza è la visibilità sui prezzi dell’energia. “In Italia abbiamo una visibilità a breve termine, ma non abbiamo idea di quelli che potrebbero essere i prezzi dell’energia a 10 anni. Questo cambia molto il piano finanziario”.

Le questioni normative e di prezzo rientrano in un quadro di incertezza che porterà gli investitori di grandi dimensioni a preferire Paesi con maggiore chiarezza normativa, nonostante inferiore irraggiamento e prezzi dell’energia all’ingrosso molto più bassi che in Italia.

“In Italia, per costruire un impianto ci mettiamo anche fino a 7 anni. In Danimarca, che ha un irraggiamento circa metà di quello della Sicilia, ci mettiamo al massimo 2 anni. Per questo abbiamo di recente costruito un impianto da 300 MW in Danimarca”, dice Migliorini.

Di conseguenza European Energy sta considerando investimenti più piccoli in Italia, per differenziare il rischio anche burocratico. Sta poi considerando la possibilità di impianti fotovoltaici flottanti, scontrandosi già con la ritrosia italiana nei confronti di tecnologie innovative.

“Stiamo guardando a laghi e invasi, sapendo però che i problemi potrebbero arrivare dalle soprintendenze. Stiamo guardando anche alle aree portuali per promuovere cold-ironing e la produzione di idrogeno, ma anche in questo caso non abbiamo riscontrato grande entusiasmo”, spiega Migliorini che osserva “in ogni caso rimane anche il fatto che i traguardi al 2030 l’Italia dovrà rispettarli e il tema decarbonizzazione è ormai ineludibile, quindi occorre che prima o poi si cambi marcia con le autorizzazioni.”

European Energy spiega di aver puntato da sempre sull’Italia. “Ci saremo per fare la nostra parte, anche perché in ogni caso vogliamo investire e il Paese nella nostra strategia globale rimane un key market. A mio avviso però ci sarebbero grandissime potenzialità che rischiano di non essere sfruttate pienamente”.

Impianto fotovoltaico costruito da European Energy in Puglia (Troia), venduto a Iren.

Immagine: European Energy

Progetto utility-scale nel catanese

Il progetto più grande in via di sviluppo in Italia è quello di Vizzini, nella provincia di Catania. La società danese ha ottenuto di recente, tramite la controllata Sun Project, il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR) per un nuovo parco fotovoltaico da 250 MW su 200 ettari.

“Abbiamo iniziato a lavorarci nel 2019. Ci aspettiamo che l’autorizzazione venga consolidata tra quattro mesi. Una volta che il PAUR verrà pubblicato sul bollettino regionale, inizieremo con la progettazione esecutiva. Saranno poi necessari tra i 18 e 24 mesi per la costruzione. Ci aspettiamo di allacciare l’impianto l’ultimo trimestre del 2025,” ha detto Migliorini.

Per il momento il progetto non prevede storage perché, secondo European Energy, questo renderebbe l’iter autorizzativo ancora più complicato e incerto. D’altra parte il potenziale delle batterie è enorme.

“Vediamo già nei mercati nordici che spesso l’energia all’ingrosso raggiunge prezzi orari negativi. Questo è il caso per lo più di Paesi a bassa densità demografica con un alto numero di impianti rinnovabili. In Italia succederà, ma non è questione di mesi. Lo storage sarà invece centrale nei prossimi anni. L’interesse degli investitori c’è e cresce.”

Il primo progetto di storage in Italia potrebbe essere uno legato a un impianto in costruzione in Puglia, a Cerano (Brindisi), dove European Energy dispone di un territorio e di un’autorizzazione. Una parte del terreno non verrà utilizzato.

“Stiamo considerando la possibilità di fare un progetto di storage nella parte non utilizzabile per installare i pannelli. La costruzione del parco avverrà nel 2024. A conclusione, considereremo l’investimento in storage.”

Il progetto di Vizzini quindi potrebbe seguire a distanza di un anno con un investimento in batterie. Per ora, per il progetto nel catanese, European Energy sta dando priorità a rispettare le prescrizioni ricevute per il consumo del suolo, alla definizione di una significativa area di mitigazione.

“Stiamo pensando di usare tracker e di procedere con una parte del progetto in agrivoltaico. Ma sarà un adattamento parziale, perché il progetto è partito ben prima, quando l’agrivoltaico non era ancora un tema. In ogni caso penso che sarebbe meglio per tutti approfondire e valutare le potenzialità di questa tecnologia che concilia agricoltura autoctona riducendo import di energia dall’estero e al tempo stesso di prodotti agricoli limitando le emissioni e dando, al tempo stesso, risorse alle aziende agricole che volessero investire in strutture di questo tipo”.

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