Per Elettricità Futura la bozza di Testo unico FER è “in netto contrasto con la delega del Parlamento”

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In riferimento alla bozza di Testo unico FER oggi in Consiglio dei ministri, Elettricità Futura ha espresso preoccupazione e chiede di non bloccare le rinnovabili rispettando la legge delega del Parlamento.

Nell’appello inviato al governo e diffuso sui propri canali, l’associazione scrive quanto segue:

Con grande preoccupazione abbiamo appreso che la bozza del Decreto legislativo sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (da molti chiamato Testo Unico delle rinnovabili), in attuazione della delega prevista dall’art. 26, commi 4 e 5, lettera d, della Legge 118 del 2022 Legge sul mercato e la concorrenza, anziché semplificare e accelerare il rilascio delle autorizzazioni come imporrebbe la delega del Parlamento, introduce nuove barriere e rallentamenti allo sviluppo delle energie rinnovabili.

Oltre a essere in netto contrasto con la delega del Parlamento, la bozza di Decreto è in netto contrasto con le Direttive europee RED II e RED III perché peggiora il quadro normativo vigente e blocca anche l’ammodernamento e il potenziamento degli impianti esistenti a fonti rinnovabili.

Infatti, la normativa nazionale attualmente in vigore consente di ammodernare e potenziare gli impianti rinnovabili già installati senza ulteriori autorizzazioni anche in presenza di vincoli paesaggistici, proprio perché si tratta di impianti esistenti e che quindi avevano già ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni. Mentre la bozza di Decreto prevede che anche per questi progetti si debba chiedere una nuova autorizzazione, introducendo inutili costi e lungaggini burocratiche.

Elettricità Futura esorta il Governo a non introdurre l’obbligo del parere delle Soprintendenze per i progetti di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti, in coerenza con gli obiettivi di semplificazione, accelerazione e razionalizzazione dei procedimenti amministrativi che sono stati definiti nella Legge delega.

Con i numerosi vincoli presenti nel territorio italiano e l’atteggiamento noto delle Soprintendenze verso i progetti della transizione energetica, questa previsione rappresenterebbe un grave, nuovo e inutile aggravio dell’iter autorizzativo, aumentando i costi per le industrie e per il Paese.

Dopo il DL Agricoltura, che ha vietato i nuovi impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, e il DM Aree Idonee, che rischia di rendere quasi tutto il territorio non idoneo alle rinnovabili, ora sono minacciati anche i progetti di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti che non occupano nuovo suolo.

In assenza di modifiche, questo Decreto impedirebbe il raggiungimento degli obiettivi del DM Aree Idonee, del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

“Non c’è alcun dubbio che in Italia sia diventato impossibile realizzare gli impianti necessari per raggiungere gli obiettivi al 2030 ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni europee”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura. “Infatti, oltre al danno in termini di maggiori costi dell’energia per le imprese e le famiglie e maggiore dipendenza dalle importazioni, è doveroso ricordare come l’erogazione dei fondi del PNRR sia legata al mantenimento di precisi impegni da parte dell’Italia, tra cui: la semplificazione degli iter autorizzativi per le rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di incremento della produzione di energia rinnovabile e di riduzione delle emissioni di CO2.

Si apre un grave problema di credibilità per il nostro Paese – che prende impegni ma poi fa l’opposto – e anche di responsabilità nei confronti dei cittadini italiani, perché saranno loro a dover pagare i maggiori costi dell’energia e le sanzioni europee per il mancato raggiungimento degli obiettivi a causa di scelte politiche che precludono questa possibilità, esponendoci al rischio di procedure d’infrazione.

Persino gli atti di semplificazione come questo Decreto diventano occasioni per complicare ancora di più il quadro normativo. Lo abbiamo visto anche con il DM Aree Idonee, per il quale è oggi necessario un chiarimento del Governo affinché siano fatti salvi i progetti, in corso di autorizzazione, che sono stati localizzati in aree definite idonee ex lege ai sensi dell’articolo 20, comma 8, D.Lgs. n. 199/2021, di attuazione della Direttiva RED II. È incredibile che ad agosto 2024 si debba parlare di una coerente applicazione della RED II quando siamo già tenuti ad attuare la RED III, aree di accelerazione incluse”.

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