Aree idonee, il governo dà il via libera alla legge del Friuli

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Per Fabio Scoccimarro, assessore alla Difesa dell’ambiente del Friuli-Venezia Giulia, la regione è “formalmente la prima ad aver legiferato in maniera equilibrata ed efficace” per regolare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti di produzione da fonti energetiche rinnovabili (FER).

La dichiarazione di Scoccimarro segue la scelta del governo di “non impugnare” la legge regionale del Friuli-Venezia Giulia n. 2/2025 “Norme per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili sul territorio regionale”. La delibera è arrivata in sede del Consiglio dei Ministri (CdM) tenutosi mercoledì 30 a Palazzo Chigi.

La legge, ha ribadito l’assessore, regola la diffusione degli impianti su terreni di pregio e agricoli “puntando invece su quelle aree degradate o già destinate a questo tipo di produzione industriale”.

La norma impone infatti che massimo il 3% della superficie agricola comunale possa essere usato per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra.

Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli, ha parlato di “una scelta che conferma la solidità del lavoro svolto e rappresenta un riconoscimento della capacità della Regione di affrontare le sfide della transizione energetica con equilibrio e concretezza, tutelando al tempo stesso il paesaggio, l’identità rurale e la produttività agricola dei nostri territori”.

Direzione opposta, quindi, per la legge sulle aree idonee friulana rispetto alla norma sarda impugnata dal governo. Infatti, nonostante la Regione governata da Alessandra Todde sia stata la prima a emanare una legge in merito e l’unica a farlo entro i termini previsti dal DM Aree idonee, il CdM ha formalmente bocciato il testo impugnandolo dinanzi alla Corte Costituzionale.

In conflitto tra governo e Sardegna sembra andare oltre il dibattito energetico. Infatti, nell’ultimo CdM, è stata impugnata anche la legge n. 8/2025 della regione insulare inerente “Disposizioni urgenti di adeguamento dell’assetto organizzativo ed istituzionale del sistema sanitario regionale”.

Un altro capitolo emblematico dell’aria che tira tra amministrazione regionale e governo nazionale che sembra porsi su un livello politico oltre che strettamente giurisprudenziale.

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