Il recente blackout che ha colpito la Spagna ha acceso i riflettori su un tema cruciale per il futuro energetico europeo: l’equilibrio delle reti in presenza di un’alta penetrazione di fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Secondo le prime ipotesi, il blackout sarebbe stato causato da uno squilibrio tra energia prodotta e consumata, con ben il 78% dell’elettricità immessa in rete proveniente da fonti green. Lo ha spiegato a pv magazine Italia Roberto Romita, Industrial Key Account Manager di Sparq.
Le fonti rinnovabili come solare ed eolico, seppur fondamentali per la transizione ecologica, sono per natura discontinue e difficili da prevedere. “Quando in una rete di distribuzione, parallelamente alle centrali elettriche, vanno ad affiancarsi tanti piccoli impianti di generazione, le cose si complicano. E ancora di più se la generazione deriva da fonti come il solare e l’eolico, la cui previsione produttiva è strettamente legata dal mutamento delle condizioni meteorologiche. È infatti impossibile prevedere con precisione il calo o l’aumento della produzione energetica effettuata con tali energie, poiché le condizioni meteo cambiano continuamente; basti soltanto pensare a come può cambiare il rendimento degli impianti quando il cielo è pieno di nuvole e la variabile intensità dei venti. A questo punto a fronte di una ipotetica stabilità della rete, riferita alla produzione tramite centrali, si affianca una porzione instabile proveniente dagli impianti rinnovabili”, ha dichiarato Romita.
La produzione cambia quindi continuamente al variare delle condizioni meteo, rendendo complesso il bilanciamento istantaneo tra energia immessa e prelevata. Se la produzione supera improvvisamente i consumi, o viceversa, la rete va fuori equilibrio e il rischio blackout aumenta.
Sul caso spagnolo, il manager di Sparq ha aggiunto: “In Spagna nel 2024 gli impianti di generazione da fonti rinnovabili hanno coperto ben oltre il 50% della domanda totale. All’interno di questa percentuale (dove è presente anche l’idroelettrico, ma non è di importanza per la nostra analisi) vi è una ripartizione fra l’eolico e il solare che coprono rispettivamente il 21 e 19%.Con un 40% di generazione energetica, che non tiene conto dei piccoli impianti per l’autoconsumo (che comunque sono annessi alla rete), questa percentuale è des tinata a salire. A questo punto, quando il pacchetto generativo di energia è suddiviso in un 60-40% fra tipologie di produzione, può essere benissimo soggetto a sbilanciamenti anche significativi”.
La norma CEI EN 50160 stabilisce che la frequenza della rete deve rimanere tra i 49,5 e i 50,5 Hz. Superare questi limiti significa attivare sistemi di protezione che disconnettono o riconnettono porzioni della rete, ma spesso non è sufficiente. Un esempio è il blackout italiano del 2003, causato da una variazione di frequenza superiore a 1 Hz.
Romita sottolinea che “Qui entrano in gioco i BESS”, non sono solo utili per l’autoconsumo: rappresentano una vera e propria riserva energetica immediatamente disponibile. In caso di sovrapproduzione, possono immagazzinare l’energia in eccesso; in caso di carenza, possono rilasciarla in rete, contribuendo al bilanciamento istantaneo.
“A differenza delle centrali, gli impianti che sfruttano le rinnovabili non possono essere fermati, ossia un pannello fotovoltaico, ad esempio, continua a produrre energia a prescindere che sia collegato o meno. Se il pannello viene scollegato produrrà comunque un quantitativo di energia che andrà “sprecato”. Il punto della questione risiede proprio nel fatto che il surplus di energia dovrebbe essere stoccato il più possibile, non solo per l’autoconsumo, ma anche per contribuire in misura crescente al bilanciamento della rete”, ha affermato.
Il concetto di smart grid, infine, è strettamente legato a quello di BESS: una rete intelligente, capace di assorbire e restituire energia in modo flessibile. Perché questo funzioni, è necessario che ogni impianto rinnovabile sia dotato di un sistema di accumulo, trasformandosi così in una fonte di backup istantanea. Solo così si può valorizzare davvero l’energia prodotta e rendere le nostre reti elettriche più stabili, sicure e resilienti.
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