Intervista: ECO The Photovoltaic Group racconta il suo primo impianto galleggiante

Share

Il primo impianto fotovoltaico galleggiante realizzato da ECO The Photovoltaic Group è stato installato su un bacino artificiale, situato in Lombardia, utilizzato per l’irrigazione in ambito agricolo. pv magazine Italia ha intervistato Valerio Natalizia, amministratore delegato di ECO Group dal gennaio 2025.

Come si configura il primo impianto galleggiante realizzato da ECO Group e quali sono state le principali sfide ingegneristiche affrontate?
ECO Engineering, azienda del Gruppo specializzata nella progettazione tecnica degli impianti, ha sviluppato soluzioni
innovative su misura per questo tipo di infrastruttura. Tra queste, l’adozione di una pedana temporanea installata sull’argine, che ha permesso di assemblare i moduli fotovoltaici a terra e farli scivolare gradualmente in acqua, garantendo rapidità e sicurezza nella fase di messa in opera. Inoltre, per evitare danni ai teli impermeabilizzanti dei bacini, al posto delle ancore tradizionali sono stati utilizzati supporti in cemento armato posizionati lungo gli argini, a cui sono state agganciate le strutture galleggianti.

Come viene gestita la variazione del livello dell’acqua?
Si tratta di un altro aspetto progettuale fondamentale. Le variazioni del livello dell’acqua, legate all’evaporazione o all’uso irriguo, vengono gestite con strutture e sistemi di ancoraggio flessibili e adattabili. L’impianto utilizza moduli bifacciali e si tratta di un progetto scalabile, composto da oltre 10.000 componenti, capace di generare fino a 2–3 milioni di kWh all’anno, che dimostra concretamente come l’innovazione tecnologica possa integrarsi con la sostenibilità ambientale e la gestione efficiente delle risorse naturali.

Che vantaggi concreti offrono i moduli bifacciali nei contesti galleggianti rispetto agli impianti a terra?
Negli impianti galleggianti, l’impiego di moduli fotovoltaici bifacciali consente di ottenere una produzione energetica superiore rispetto agli impianti tradizionali a terra. Oltre a captare la luce solare diretta, questi moduli sfruttano anche la luce riflessa dalla superficie dell’acqua, incrementando l’efficienza complessiva del sistema. Questa tecnologia risulta particolarmente vantaggiosa in ambienti acquatici, sia artificiali sia naturali, a condizione che la superficie dell’acqua sia sufficientemente pulita da riflettere la luce solare. In questi contesti, la riflettività naturale dell’acqua amplifica la capacità di generazione dei moduli bifacciali. Inoltre, la copertura parziale dello specchio d’acqua contribuisce a ridurre sensibilmente l’evaporazione, offrendo un beneficio concreto nella gestione delle risorse idriche, un aspetto particolarmente rilevante in ambito agricolo e nei periodi di siccità.

Come vengono selezionati i bacini idonei all’installazione e quali sono i vincoli più frequenti?
Per quanto riguarda la normativa di riferimento, è importante tenere presente che si tratta di un ambito in costante aggiornamento. In ogni caso, nella selezione dei bacini idonei ci atteniamo ai criteri stabiliti dalla Regione competente. In Lombardia, ad esempio, le linee guida prevedono un’occupazione massima del 70% della superficie dello specchio d’acqua, una distanza minima di 10 metri dalle sponde e l’esclusione delle aree con una profondità pari o inferiore a 3 metri. Oltre al rispetto delle prescrizioni regionali, la scelta dei bacini adatti all’installazione di impianti fotovoltaici galleggianti coinvolge anche i proprietari, che devono assicurare che il bacino non venga mai completamente svuotato. Per questo motivo risultano particolarmente adatti i bacini utilizzati per l’irrigazione parziale o per l’allevamento ittico, dove è necessario mantenere costante il livello dell’acqua. Al contrario, non sono idonei i bacini soggetti a svuotamenti totali periodici, che comprometterebbero la stabilità e la funzionalità dell’impianto. Dal punto di vista ambientale, si tratta di una soluzione che consente di valorizzare superfici già esistenti, contribuendo alla riduzione dell’evaporazione dell’acqua.

Quali sono le principali variabili che influenzano i costi di un impianto fotovoltaico galleggiante?
I costi dipendono fortemente dalle caratteristiche specifiche del sito. Alcuni bacini, ad esempio, si trovano a 2 o 3 metri di altezza rispetto al piano di accesso, e ciò incide sulla logistica, sul trasporto dei moduli e sulla fase di installazione della piattaforma. Il costo, inoltre, può variare a secondo i molteplici variabili, dalla morfologia del terreno all’accessibilità del bacino, fino ai materiali da utilizzare.

Quanto incide il tempo di ottenimento delle autorizzazioni sulla fattibilità economica di questi progetti?
I tempi autorizzativi sono sostanzialmente analoghi a quelli previsti per gli impianti a terra. Il nuovo Testo Unico consente infatti di autorizzare, tramite Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), impianti fino a 10 MW installati in modalità flottante su specchi d’acqua di invasi e bacini idrici situati su aree pubbliche o demaniali, compresi gli invasi presenti in cave dismesse o in esercizio, nonché quelli installati a copertura dei canali di irrigazione.

In quali contesti geografici italiani vede il maggiore potenziale per questa tecnologia?  
Il potenziale per lo sviluppo del fotovoltaico galleggiante in Italia dipende innanzitutto dalla disponibilità di infrastrutture elettriche adeguate, in particolare dalla presenza di cabine primarie con capacità sufficiente ad accogliere nuovi impianti. Senza una potenza disponibile sulla cabina di riferimento, le tempistiche per l’allacciamento possono risultare molto lunghe, indipendentemente dal fatto che l’impianto sia a terra o galleggiante. Inoltre, i contesti geografici più promettenti sono quelli caratterizzati dalla presenza di bacini idrici, sia artificiali sia naturali (ove compatibili), con una buona accessibilità e condizioni ambientali favorevoli.

Dove si trovano?
Questi bacini sono spesso localizzati in regioni dove l’irrigazione agricola è diffusa, come in Lombardia, Emilia-Romagna e altre aree del Nord e Centro Italia, ma anche alcune zone del Sud con bacini significativi. Infine, la normativa e le procedure autorizzative variano da regione a regione, e questo può influire sui tempi e sulle opportunità di sviluppo.

Dove si trovano i nuovi progetti già in programma per oltre 6 MW di potenza che avete annunciato?
Si trovano in Lombardia, ma daremo tutte le informazioni dettagliate una volta completati.

Qual è il piano di sviluppo di ECO per il fotovoltaico galleggiante nei prossimi 2-3 anni?
Continueremo a sviluppare questa tipologia di soluzioni sul territorio italiano, anche in risposta al crescente numero di richieste e alle numerose manifestazioni di interesse che stiamo ricevendo da diversi interlocutori. Nel medio-lungo periodo, l’obiettivo è valorizzare l’esperienza maturata a livello locale, estendendola su scala nazionale e, successivamente, anche internazionale.

Quali prospettive intravedete per lo sviluppo del fotovoltaico galleggiante?
Il fotovoltaico galleggiante rappresenta un’opportunità significativa per l’Italia, grazie alla vasta disponibilità di bacini idrici artificiali e naturali. Diversi studi stimano che sia possibile installare fino a 5 GW di impianti, sfruttando bacini idroelettrici esistenti, cave dismesse e invasi agricoli. Come evidenziato, questa tecnologia offre molteplici vantaggi: non occupa suolo, riduce l’evaporazione dell’acqua, migliora l’efficienza dei pannelli grazie al raffreddamento naturale e consente di utilizzare infrastrutture di rete già esistenti. Dal nostro punto di vista, si tratta di un’applicazione relativamente nuova nel panorama italiano, che sta muovendo i primi passi ma che mostra ottime prospettive di crescita.

Pensate che il galleggiante possa integrarsi in progetti di Comunità energetiche rinnovabili (CER)?
Il fotovoltaico galleggiante ne può essere una componente importante grazie alla possibilità di condividere l’energia prodotta tra i membri della comunità, promuovendo così l’autoconsumo collettivo. L’inserimento del fotovoltaico galleggiante nelle CER consente inoltre l’accesso a incentivi specifici, disciplinati dal Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica 7 dicembre 2023, n. 414, che prevede una tariffa incentivante sull’energia condivisa fino a 120 €/MWh per impianti sotto 1 MW, con ulteriori maggiorazioni in base alla localizzazione geografica. Per beneficiare di questi incentivi è necessario rispettare requisiti precisi, tra cui la data di entrata in esercizio dell’impianto successiva alla costituzione della comunità e la disponibilità di potenza presso la cabina primaria per l’allaccio alla rete. In questo contesto, la combinazione tra tecnologia galleggiante e CER rappresenta un’opportunità concreta per la diffusione delle fonti rinnovabili in Italia, favorendo la decarbonizzazione, l’indipendenza energetica e una gestione più sostenibile delle risorse idriche.

 

I presenti contenuti sono tutelati da diritti d’autore e non possono essere riutilizzati. Se desideri collaborare con noi e riutilizzare alcuni dei nostri contenuti, contatta: editors@nullpv-magazine.com.

Popular content

Ministro Pichetto: ok della Commissione all’Energy Release
12 Giugno 2025 Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha riportato di avere "sul cellulare" la risposta della Commissione europea che approva l'Energy Re...