pv magazine Italia ha sentito Paolo Maria Rocco Viscontini, Amministratore Unico di Enerpoint, per parlare dei primi raccolti dell’impianto in provincia di Taranto su cui è stata effettuata un’operazione di revamping. Parliamo anche delle caratteristiche tecniche dell’impianto e delle opinioni di Viscontini sull’agrivoltaico.
Da quanto capisco avete operato un revamping di un impianto fisso, utilizzando lo spazio eccedente per aggiungere delle colture, corretto?

Immagine: Enerpoint
Corretto. Non era richiesto da alcuna norma in quanto si tratta di un impianto da poco meno di 1 MW in Conto Energia, in provincia di Taranto. Abbiamo deciso di posizionare i pali dei tracker con pitch di 6,5 m, una distanza utile sia per migliorare la produzione energetica (rispetto a una distanza spesso inferiore negli impianti a terra standard) sia per consentire la coltivazione tra le file. Un motivo rilevante che ci ha portato a fare questa scelta è stata la presenza nel terreno dell’impianto di un pozzo: penso che la disponibilità di acqua venga troppo spesso sottovalutata. Senza una importante disponibilità di acqua non è possibile fare agricoltura.
In questo caso, l’impianto agriPV ha accesso, anche solo potenzialmente, a ulteriori fonti di finanziamento?
Nel nostro caso non abbiamo preso un euro di incentivo. Abbiamo anche investito oltre 25 mila euro per un moderno sistema di irrigazione ma, ripeto, senza alcun tipo di supporto pubblico.
A chi suggerite di procedere con operazioni di questo genere?
L’idea è nata per dimostrare sul campo, nel vero senso della parola, la fattibilità o meno delle coltivazioni tra le file di moduli “bassi”. Nessun vincolo di altezza: si parla tanto di 1,3 m e ancora più spesso di 2,1 m, altezze notevoli che comportano costi elevati degli impianti e inevitabilmente maggiori spese per la collettività, impatti visivi notevoli. La nostra altezza minima da terra, quando i moduli sono inclinati al massimo, è 40 cm.
Nessun problema per lavorare il terreno: gli operatori si muovono senza alcun problema col trattore posizionando le vele in modo che non disturbino. Ma quel che più conta è che le produzioni agricole appaiono assolutamente allineate a quelle standard, in campo aperto. Dico “appaiono” perché stiamo per iniziare analisi più approfondite, anche con la collaborazione di università.
In particolare, affrontiamo gli approfondimenti su due fronti: 1) energetico, grazie a un lavoro di ricerca in collaborazione con la prof.ssa Anna Pinnarelli, docente di Sistemi elettrici per l’energia dell’Università della Calabria e membro del Comitato Tecnico Scientifico di Italia Solare. Lo studio valuterà l’impatto sulle prestazioni energetiche dell’impianto al variare del tipo di terreno e materiale posto sullo stesso: pacciamatura riflettente, teli riflettenti specifici per il fotovoltaico, ghiaia, terreno normale, terreno coltivato…. 2) agricolo: stiamo per chiudere un accordo con altra università per un’analisi più specifica del caso.
Per ora, in tutta onestà, sto semplicemente seguendo i consigli e le opinioni di chi lavora la terra, che ha tanta esperienza concreta. Sono loro, gli agricoltori con cui lavoriamo, che sin dall’inizio ci hanno detto che a loro avviso si poteva lavorare bene lo spazio tra le file di moduli ma anche, udite udite, lo spazio sottostante.
Avete dati sui raccolti? Sapete la produzione rispetto a coltivazioni senza pannelli?

Immagine: Enerpoint
Siamo ai primi raccolti, avendo iniziato i lavori in tarda primavera, e i risultati sono eccellenti. Abbiamo anche lasciato uno spazio libero dai moduli (niente repowering…) per poter fare dei confronti puntuali, ma i confronti sono ancora da fare. Chi sta seguendo le coltivazioni ci dice che, almeno per queste coltivazioni estive (pomodori, angurie, meloni, peperoni, cetrioli, zucchine), i risultati sono molto positivi, in linea con quelli del campo aperto.

Immagine: Enerpoint
L’interfilare è oggetto di norme che sembrano in questo momento piuttosto controverse. Cosa dimostra questo impianto?
Che forse in ambito agrivoltaico ci si è complicati un po’ troppo la vita…
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