La Commissione europea ha richiesto poche modifiche al piano italiano dell’Energy Release, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin durante l’incontro di Confindustria Parma di lunedì, sottolineando che l’approvazione di fatto da parte dell’esecutivo europeo permetterà alle industrie di avere accesso a 24 TWh all’anno a 70 €/MWh, considerando tutti gli oneri.
“La Commissione ci ha fatto un’eccezione del genere: considerato che è previsto di, usiamo questo termine, far costruire impianti e restituire il doppio dell’energia rinnovabile nei vent’anni, se questi costassero talmente meno che costan pochissimo, sarebbe aiuto di Stato. E la cosa l’abbiamo poi risolta anche bene, dicendo che va bene così”, ha detto Pichetto.
Sono 559 da parte di 3.400 soggetti le domande presentate per accedere all’Energy Release 2.0. per un volume di energia elettrica che supera i 70 TWh.
La misura prevede un periodo di anticipazione di durata pari a 36 mesi, durante il quale il GSE cede l’energia nella sua disponibilità alle imprese energivore in cambio dell’impegno alla realizzazione di impianti rinnovabili attraverso i quali verrà restituita, nei venti anni successivi. I soggetti energivori devono essere iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica istituito presso la Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA) per l’anno 2024.
Altre misure: PPA e Green Deal
In una discussione con il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, il ministro ha anche parlato di PPA.
“Parlando di contratti per differenza, partiremo con l’asta volontaria prevista dal Decreto Bollette, dove offriremo al produttore dell’energia rinnovabile un certo importo sicuro per 10 anni, dando sicurezze e intervenendo sul mercato con valori più bassi”, ha detto il ministro.
Pichetto ha detto che le rinnovabili devono “aumentare qualcosa”, mentre il governo contemporaneamente lavorerà a cambiare il sistema di definizione del prezzo dell’elettricità.
Il ministro ha aggiunto che il Green Deal non è in discussione, perché la qualità dei prodotti dipende anche dalla decarbonizzazione. Pur riconoscendo il valore di una minore impronta di carbonio per ciascun prodotto, ha sottolineato che il raggiungimento del Net Zero potrebbe slittare di qualche anno rispetto al target del 2050.
Pichetto ha detto di voler richiedere la revisione di alcune parti del Green Deal nel 2026, “superando” per esempio il divieto del motore endotermico.
Ha poi detto che l’Italia non dovrebbe essere esposta ai rischi di blackout che ha colpito la Penisola Iberica ad aprile, vista l’esperienza in merito del 2003 che ha creato maggiore consapevolezza nel Bel Paese e visto il “peso di gas e idroelettrico” nella produzione di elettricità.
Pichetto ha poi concluso ricordando che le centrali a carbone non verranno smantellate, sostenendo che questa decisione è necessaria per mantenere la sicurezza energetica in un momento in cui la geopolitica ha un forte effetto sulla disponibilità di gas.
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