ECCO Climate: seconda edizione PNIEC deve essere “sufficientemente vincolante”

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Il sistema elettrico italiano ha bisogno di 90 GW di fotovoltaico entro il 2030, puntando sull’agrivoltaico e, in generale, sugli “impianti oggi più economici”. L’Italia deve quindi velocizzare il processo autorizzativo, non dimenticando però installazioni residenziali come parte della strategia di rinnovamento del patrimonio immobiliare nazionale. Lo spiega Michele Governatori, responsabile elettricità e gas di ECCO Climate, a pv magazine Italia

pv magazine Italia: Avete previsioni per l’installato nei prossimi mesi e anni? Quale potrebbe essere invece teoricamente?

Michele Governatori (MG): Riteniamo che per raggiungere una decarbonizzazione pressoché completa del sistema elettrico italiano nel 2035 siano necessari nel 2030 oltre 90 GW di solare e oltre 30 GW di eolico.

Quale il vostro punto di vista sul mercato fotovoltaico italiano in generale? Quali sono le problematicità?

MG: L’unico limite oggi molto rilevante legato alla governance è quello delle autorizzazioni. Per quanto riguarda l’adeguatezza della capacità produttiva e di installazione, gli operatori sanno fare il loro mestiere e organizzarsi.

Il permitting, appunto, rimane uno dei problemi più gravi a livello nazionale. Quali sono le possibili soluzioni?

MG: Aiutare gli enti locali a svolgere il loro lavoro di approvazione, e eventualmente prescrizioni; introdurre forme di incentivo per cui le regioni non mirino alla propria autonomia energetica ma contribuiscano a quella del Paese nel rispetto delle politiche del clima; impedire che il ministero della cultura possa bloccare sistematicamente i progetti senza tenere in conto gli obiettivi ambientali complessivi; indurre Terna a utilizzare le sue prerogative, che in parte già ha, di indirizzo rispetto ai progetti su cui vengono richiesti gli allacciamenti.

Cosa pensate dell’agrivoltaico? Ci sono delle differenze anche tra le associazioni degli agricoltori: Confagricoltura ha una percezione tendenzialmente positiva, mentre Coldiretti è meno favorevole. Il punto è che, secondo Coldiretti, molte società energetiche vogliono semplicemente installare il fotovoltaico e dare una parvenza verde con un paio di coltivazioni, il cui valore rimane però spesso limitato.

MG: Fotovoltaico e agricoltura possono coesistere in molti casi, anche se la concorrenza per le risorse, compreso il territorio, fa parte della realtà e non è eliminabile. Dove esistono le sinergie, non avrebbe senso non coniugare FV e produzione agricola.

Floating? Cosa ne pensate? Pensate che ci siano delle applicazioni già percorribili? Per esempio il flottante su dighe permetterebbe di ridurre l’evaporazione e richiederebbe meno infrastrutture, connessioni etc. Non ha senso includere il flottante nelle strategie europee?

MG: Le applicazioni sperimentali o di nicchia nelle rinnovabili sono molte. Nessuna è esclusa dalle politiche, che anzi per impostazione europea e nazionale devono essere trasversali tra tecnologie. L’innamoramento per singole applicazioni di nicchia però può rallentare la decarbonizzazione, che richiede anzitutto impegno sugli aspetti decisivi come quello delle autorizzazioni agli impianti oggi più economici.

Parlando di rooftop distribuito, quale la vostra prospettiva?

MG: Il fotovoltaico nei tetti residenziali costa più che quello utility scale soprattutto per motivi di taglia, ma ha un potenziale interessante. Stimiamo una necessità di oltre 30 GW nel 2030 per tutto il rooftop in Italia. Gli impianti su tetti hanno sinergie importanti rispetto all’efficienza delle reti elettriche. Le politiche per facilitarlo sono connesse a quelle per il rinnovamento del patrimonio edilizio e devono esservi integrate. Una cosa in cui il cosiddetto Superbonus ha sbagliato e va corretto è sicuramente non aver posto la decarbonizzazione dei consumi energetici tra i requisiti imprescindibili degli incentivi.

In generale cosa ne pensate della strategia solare italiana? O meglio: si può parlare di una strategia coesa o si tratta di un insieme di diverse iniziative singole e private non coerenti e coordinate?

MG: Esiste una strategia energetica e ambientale che oggi si realizza nel PNIEC di cui il Governo è ora chiamato a fare la seconda edizione coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo. Quello di cui dobbiamo preoccuparci è che il PNIEC sia sufficientemente vincolante e integrato con tutti gli strumenti legislativi e regolatori connessi con gli obiettivi. Per esempio: la politica fiscale.

Possiamo pensare a una strategia nazionale che possa supportare il mercato fotovoltaico nazionale, non solo in termini di produzione di energia elettrica, ma anche in termini di produzione di pannelli, componenti etc? È auspicabile?

MG: Questo sta già avvenendo. Tuttavia legare autarchia e decarbonizzazione è un errore. La transizione delle economie verso la sostenibilità climatica è vero che passa per un maggior uso di risorse locali, come le fonti rinnovabili, ma anche per interdipendenze tra zone lontane e tra tecnologie e materie prime distribuite inegualmente nel mondo. La decarbonizzazione comporta non la fine, bensì l’intensificazione delle necessità di solidarietà e integrazione delle politiche mondiali.

Un confronto tra ora e il boom dell’inizio del decennio passato è possibile? Secondo voi, l’Italia non sta avendo problemi anche legati alla mancanza di produzione di pannelli in territorio nazionale?

MG: L’Italia è un paese trasformatore da sempre. Importare materiale non è un limite allo sviluppo. Se mai influisce su aspetti macroeconomici, monetari e sulla bilancia commerciale che non sono oggetto della mia analisi e non sono il mio focus principale. 

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