Alla fine di novembre, quando l’autunno si è concluso, il Nord Europa è stato attanagliato da un’ondata di freddo che ha visto le temperature nel Regno Unito e nei Paesi nordici scendere ben al di sotto della media stagionale. Questo stress test dei mercati energetici europei ha visto i prezzi dell’energia elettrica in questi Paesi salire grazie all’aumento della domanda di energia, che ha continuato a riprendersi per il secondo mese consecutivo a novembre. Lo ha detto Andy Sommer, Team Leader Fundamental Analysis & Modelling presso Axpo Solution. Questo però non vuol dire che il settore industriale non stia soffrendo.
“La domanda annuale per il 2023 è rimasta al di sotto dello stesso periodo dell’anno precedente e ha mostrato pochi segni di una ripresa strutturale della domanda. In termini di offerta, la produzione nucleare francese si è mantenuta elevata, mentre la produzione idroelettrica nella maggior parte delle regioni ha raggiunto la parte superiore degli intervalli storici, limitando così eventuali balzi dei prezzi dell’energia. Il bilancio idroelettrico nordico si è distinto, con un’eccedenza che si è trasformata in un deficit all’inizio di dicembre”, ha scritto Sommer, sottolineando che la Finlandia ha registrato notevoli fluttuazioni dei prezzi orari per tutto il mese di novembre, da -500 EUR/MWh (attribuiti a un errore di offerta) a 777 EUR/MWh, a causa di un’interruzione non pianificata del reattore nucleare Olkiluoto 3.
Sommers ha parlato anche del panorama energetico svedese. “Un parco eolico onshore ha chiesto la protezione dalla bancarotta, adducendo perdite legate a un contratto di acquisto di energia (PPA) di 19 anni. Questa settimana un altro parco eolico svedese ha rischiato il fallimento, costretto a rinegoziare il suo PPA di 15 anni a causa di problemi legati al PPA. Entrambi i casi sottolineano i rischi intrinseci associati ai PPA a prezzo fisso per il carico di base per le centrali elettriche rinnovabili, in particolare di fronte all’aumento della volatilità e dei prezzi spot dell’energia”.
Nei Paesi Bassi, il partito nazionalista populista PVV è emerso come forza dominante nei recenti risultati elettorali. Questo, secondo Sommer, rappresenta una potenziale minaccia per le politiche energetiche e climatiche verdi del Paese. “Sebbene il PVV si allinei con altri partiti di destra sull’espansione dell’energia nucleare, è l’unico a chiedere di ritirarsi dall’Accordo di Parigi e di mantenere aperte le centrali a carbone e a gas olandesi. Sviluppi come questo e le discussioni sul deficit di bilancio tedesco ci ricordano di tenere d’occhio la politica, data la sua potenziale rilevanza per i mercati energetici nel medio termine”.
Secondo Sommer, nel complesso, i mercati energetici europei stanno entrando nella stagione invernale con abbondanti forniture di combustibili e scorte robuste. “Solo una combinazione di molteplici rischi di approvvigionamento o periodi di freddo prolungato possono mettere a dura prova la tenuta delle prospettive energetiche invernali europee”.
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